Gli albori del Cristianesimo all’Esquilino: visita guidata inedita!

Gli albori del Cristianesimo all’Esquilino: visita guidata inedita!

I dettagli

Da Santa Bibiana a Santa Croce in Gerusalemme passando per Minerva Medica: alla scoperta degli albori del Cristianesimo nell’Esquilino

Appuntamento: Sabato 17 marzo, ore 15:40, via Giovanni Giolitti 154 (Ingresso Chiesa di Santa Bibiana)
Orario inizio: 16:00 (termine visita alle ore 17:30 alla Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme)
Costo della visita: 9€
Quota associativa (tessera valida fino al 31 dicembre 2018): 6€
Costo speciale per famiglie: gli UNDER 18: 3€ (comprensivo di quota associativa!!!)
Invalidi: 10€ (comprensivi della quota associativa)
Cuffie (obbligatorie): 2€ l’una
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: scrivendo una mail a info@romanascosta.net o mandando SMS o Whatsapp al numero 3801473193.

Per avere copia della nostra pubblicazione “Roma Nascosta” scriverci al momento della prenotazione.

Alcune anticipazioni…

Quartiere residenziale e luogo di nascita del cristianesimo antico: la doppia anima del quartiere Esquilino si esplica nei suoi numerosi monumenti, che raccontano una storia di culto, fede e martirio, ma anche di tradizioni e leggende popolari.

Tra questi luoghi dalla grande rilevanza storica si distingue la chiesa di Santa Bibiana, dedicata a una giovanissima martire di età tardoantica perseguitata insieme alla sua famiglia dall’imperatore Giuliano l’Apostata. Le notizie sulla vita della santa ci giungono da fonti non certe, confuse dall’aura leggendaria che avvolge tutto il cristianesimo antico. La tradizione vuole che l’edificio – costruito sul tracciato di quella che si ritiene essere l’abitazione privata di Bibiana, dei suoi genitori Flaviano e Dafrosa e di sua sorella Demetria – sia stato costruito dalla matrona Olimpia nel 363, subito dopo il martirio della santa. Più probabilmente, invece, si dovrà aspettare un secolo e far risalire la commissione del luogo di culto al 467, anno in cui Papa Simplicio inaugurò i lavori. Questo dato è confermato anche dal Liber Pontificalis, prima fonte ufficiale su cui troviamo il nome della santa.

Il terreno su cui è stata edificata la chiesa dedicata a Santa Bibiana racconta una storia che va oltre il martirio della fanciulla che le dà il nome: sempre secondo il Liber Pontificalis, l’edificio dell’Esquilino poggia nei pressi di un antico cimitero cristiano, dove sono stati sepolti i resti di 11.266 martiri. La tradizione della zona come luogo di sepoltura fu conservata anche nei secoli successivi, come dimostrano le attestazioni di un cimitero adiacente alla chiesa utilizzato nel IV secolo. Tutta la zona era chiamata nell’antichità “ad ursum pileatum”, per via di un’insegna di bottega raffigurante un orso con un elmo.

Dell’orso è rimasta a lungo traccia in una rozza effige conservata nel giardino di Santa Bibiana, scolpita nell’antichità e rimasta esposta fino a quando, nel XX secolo, un operaio per errore ne provocò l’irrimediabile rottura. Per i romani, però, l’appellativo “ad ursum pileatum” restò legato a lungo alla chiesa dell’Esquilino, nonostante il suo risvolto bizzarro e dissacrante.

Non appena si entra in Chiesa si impone alla vista la grande colonna in marmo rosso, protetta da una grata bronzea disegnata da Gian Lorenzo Bernini. Sempre secondo la credenza popolare, questa sarebbe la colonna su cui la santa romana fu martirizzata nel III secolo e presso la quale il suo corpo fu abbandonato in maniera esemplare ai cani randagi, restando – tuttavia – miracolosamente illeso. La vasca romana in alabastro posta sotto l’altare contiene le reliquie della santa, insieme a quelle di sua sorella e sua madre. Al di sopra dell’altare centrale trionfa, invece, la scultura che Bernini realizzò nel 1626. Ritroviamo nell’iconografia della santa ripresa dallo scultore barocco la colonna del martirio e la classica palma, simbolo dell’estremo sacrificio dei santi per la fede.

Come spesso accadeva nel culto cristiano antico, gli oggetti con cui il martire era entrato in contatto durante la morte assumevano proprietà taumaturgiche: questo accadeva anche alla colonna di Santa Bibiana, le cui polveri erano portate via dai fedeli per essere trasformate in una pozione miracolosa. Si riteneva che il residuo marmoreo della colonna, mischiato all’acqua del pozzo e all’erba che si trovava nel giardino della chiesa, fosse in grado di curare ogni male: per questo motivo la colonna oggi ha alcuni punti evidentemente consumati.

Francesca Romana Torre

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Redazione Nèa Polis

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