Banksy a Roma: la street art musealizzata

Banksy a Roma: la street art musealizzata

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Banksy a Roma: la street art musealizzata

Gli amanti della street art, quelli abituati a infilarsi in vecchie fabbriche abbandonate e pericolanti e ad aggirarsi per le periferie, forse storcono il naso davanti a quella che sembra essere la negazione della street art. Le opere sotto vetro, in un museo o anche per strada, come capitato alla celebre Madonna con pistola, in piazza dei Gerolomini a Napoli, coperta in seguito ad una petizione popolare: l’unica opera di Banksy in Italia, dato che l’altra – un’estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini con patatine e panino, simbolo del consumismo – è andata perduta nel 2010, coperta dal murales di un writer.

Banksy a Roma, War Capitalism and Liberty

La strada è anche e soprattutto questo: precarietà, gratuità, illegalità. Un episodio opposto, quello della mostra Banksy e Co. a Bologna, con gli stacchi delle opere per portarle da fuori a dentro, dal regno dell’anarchia a quello controllato e pacificato delle sale museali, ci porta ad interrogarci sulla dialettica che si instaura tra una tendenza alla conservazione, tutela e, probabilmente, anche “normalizzazione” dell’arte di strada e la sua matrice profonda, contestativa se non vandalica. Blu ha risposto agli stacchi delle opere mobilitandosi di notte per cancellare tutto quello che aveva fatto a Bologna in anni di lavoro: una risposta abbastanza netta, con tutto il seguito di polemiche e opinioni contrastanti che ne è seguito.

Banksy a Roma, girl with balloon
Banksy, Girl with balloon

Quindi, che fare? Ci troviamo di fronte a due sistemi in opposizione difficilmente conciliabili e ad una domanda basilare: la street art portata nel museo è ancora sé stessa o viene snaturata?

Un prologo un po’ lungo forse, per introdurre la mostra portata dalla Fondazione Terzo Pilastro a Palazzo Cipolla, intitolata “Guerra, Capitalismo e Libertà” e dedicata alle opere “dell’artista noto come Banksy”: la prima volta di Banksy a Roma e in Italia (senza l’avallo dell’artista, c’è da dirlo). Un prologo doveroso, però, se sul sito della stessa mostra campeggia la scritta “NESSUNA DELLE OPERE E’ STATA SOTTRATTA ALLA STRADA”: una presa di distanza netta da quello che è successo a Bologna.

In mostra, infatti, troviamo opere originali di Banksy ma appartenenti a collezioni private. Lavori su alluminio, un paio di porte di legno, e opere su carta e tela, tutte firmate. Siamo fuori, dunque, dal contesto originale, sono opere riportate su supporti prevalentemente tradizionali, che continuano a inviare il loro messaggio – provocatorio e contraddittorio – dalla tela, un po’ smorzato e al prezzo di un biglietto: un sermone su richiesta, anziché un pugno allo stomaco attraversando per caso una via cittadina.

Banksy a Roma, Love is in the air
Banksy, Love is in the air

In qualche modo, dunque, non si va ad intaccare quello che si trova in strada e resta nel suo habitat naturale, ma se ne vede una riproduzione: lecita perché Banksy usa gli stencil, quindi le sue opere sono infinitamente riproducibili.  Ne abbiamo ben 150, per la prima volta in Italia un numero così esorbitante viene concentrato insieme in una mostra tematica, che riflette i grandi temi su cui si è imperniato il lavoro di Banksy: guerra, capitalismo, libertà.

Applause,Banksy a Roma
Banksy, Applause

Opere del calibro di “Napalm” (2004) che vede riprodotta la famosissima immagine di Kim Phuk, la bambina simbolo della guerra in Vietnam che fugge colpita dal bombardamento al napalm, affiancata da due sorridenti simboli del consumismo americano, Topolino e Ronald McDonald: una denuncia ironica e tragica delle ombre lunghe dell’America sulla storia mondiale.

O di “Applause” che vede un jet da combattimento che dovrebbe essere accolto da gli applausi che salutano solitamente l’atterraggio di un aereo di linea. Una sezione intensa quella dedicata alla guerra, sormontata da una frase che resta incisa nella mente “A wall is a very big weapon. It’s one of the nastiest things you can hit someone with” (Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui puoi colpire qualcuno), tratta da Wall and Piece, libro opera di Banksy stesso.

Particolare anche la collezione di copertine di dischi raffiguranti opere di Banksy, che restituiscono il senso della celebrità raggiunta da questo uomo senza volto, nascosto dalle sue stesse opere e ancor più affascinante per l’alone di mistero che lo circonda.

Banksy a Roma, exit through the gift shop
Banksy, Exit through the gift shop

La mostra dedicata a Banksy a Roma non è certo destinata a cambiare qualcosa ma è indubbiamente ben organizzata, unica nel suo genere, con tutte le contraddizioni che riesce ad incarnare, interne ed esterne al mondo dell’arte. Da visitare se si vuole conoscere meglio il lavoro di Banksy: e mi raccomando, uscite passando dal gift shop.

Informazioni pratiche sulla mostra di Banksy a Roma

 

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.