Calcata: natura, arte e mistero di un luogo dal fascino senza tempo

Calcata: natura, arte e mistero di un luogo dal fascino senza tempo

Calcata: natura, arte e mistero di un luogo dal fascino senza tempo

Il borgo di Calcata, originariamente denominato Narce, è un piccolo comune della provincia di Viterbo che conta circa 900 abitanti. Adagiato sulla rocca di una montagna tufacea, Calcata domina dall’alto la valle del fiume Treja, parte integrante dell’omonimo Parco regionale.

Situato a 40 km da Roma e 60 km da Viterbo, il paese è completamente immerso nella tranquillità della natura, tra fitti boschi di latifoglie, nei quali perdersi attraverso percorsi a piedi e a cavallo, e surreale silenzio, che contribuiscono a farlo sembrare un posto fuori dal comune, tanto da aver meritato dal Touring Club Italiano il riconoscimento della Bandiera Arancione, nel giugno del 2006. Il complesso abitativo sulla rocca è il risultato stratificato di un originale insediamento risalente alla metà del IV secolo a.C., quando tutto il territorio era dominato dalla tribù dei Falisci. Una testimonianza del loro passaggio sono anche i resti del santuario extraurbano, in località Le Rote – Monte Li Santi, ai piedi di Calcata vecchia. Il castello e la cinta muraria, che ne caratterizzano il profilo, sono stati invece opera recente della nobile famiglia degli Anguillara (XIII secolo).

fiume Treja, Calcata

Calcata ha conservato dunque intatti gli elementi che costituiscono il ricco patrimonio storico, artistico e culturale, rappresentato perlopiù da edifici civili e sacri, come la chiesa del SS. Nome di Gesù. La struttura risale al XIV secolo ed è ancora in piedi grazie alla ristrutturazione del 1793 avvenuta per volere della famiglia dei Sinibaldi, all’interno della quale sono conservati una fonte battesimale, un’acqua santiera e un tabernacolo a muro del XVI secolo, oltre a preziose pitture sulle storie del Cristo.

A partire dagli anni ‘30 del Novecento, Calcata vecchia fu dichiarata pericolante per via di piccoli cedimenti del tufo sottostante, con conseguenziale abbandono da parte di interi nuclei familiari nativi, che si rifugiarono così in una zona poco più in basso, all’altezza dell’attuale parcheggio, nella quale oggi sorge la Calcata nuova. Al borgo antico di Calcata, infatti, è possibile accedervi  per mezzo di un’unica strada in salita, a percorrimento perdonale.

La rinascita vera e propria di Calcata vecchia è iniziata tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70, in seguito ad una perizia che scongiurava la pericolosità della rocca tufacea, la quale ha dunque scatenato un fenomeno di ripopolamento nel paesino, che si è visto finalmente  restituire quella linfa vitale della quale era stata privato. Calcata è divenuta così il luogo prediletto di artisti, hippies, pittori ed in generale di tutti coloro rifuggissero il caos cittadino e la freneticità dei tempi moderni, così come l’architetto Paolo Portoghesi e la pittrice Simona Weller.

Piazzetta di CalcataI nuovi calcatesi, provenienti da tutte le parti di Italia e persino da altri Paesi, hanno portato una ventata di novità e, integrandosi con i vecchi abitanti, hanno contribuito a dare impulso a nuove iniziative di rivalutazione del paesino e del territorio circostante, come, per citarne una, l’Opera Bosco Museo di Arte nella Natura, ossia un laboratorio sperimentale all’aperto sull’arte contemporanea, che prevede la realizzazione di opere con materiali grezzi, a contatto diretto con la natura.

Il progetto, non soltanto ha riscosso notevoli consensi, ma ha ricevuto anche una Menzione Speciale nell’ambito del Premio Paesaggio del Consiglio d’Europa 2011. Tra gli appuntamenti culturali da non perdere: “Calcata Film Festival”, rassegna cinematografica che si svolge generalmente nel periodo invernale, e i festeggiamenti per il Carnevale, il 2 marzo di ogni anno.

Passeggiando tra le viuzze del centro storico, l’atmosfera che si respira è di assoluta pace e distensione. Il tempo sembra essersi fermato a qualche anno fa, quando ancora i cellulari e la tecnologia che abbiamo oggi non esistevano, si credeva ancora nel valore della tradizione e ci si guardava negli occhi. Tutto intorno: le botteghe degli artisti, che accolgono i visitatori direttamente nei loro studi; i prodotti d’artigianato locale, negli spazi espositivi ad hoc; trattorie storiche nelle quali mangiare i piatti della tradizione laziale (cacio e pepe, gricia, polenta al sugo, salsicce con finocchiella, fagioli all’uccelletta).

Calcata

Il fascino del muschio sulle pareti delle case e l’odore della legna bruciata, mescolati all’impatto visivo dato dal colore dei fiori sui balconi e dalle tendine alle finestre, conferiscono al paese un’aura particolare che molti registi hanno saputo cogliere e immortalare nelle proprie pellicole, come nel caso di Mario Monicelli, con la scena di “Amici miei” della distruzione del paesello (1975) e Sergio Corbucci con “La mazzetta”, interpretato da Nino Manfredi e Ugo Tognazzi; in tempi recenti è stato il set anche della serie televisiva di Canale 5 “Il tredicesimo apostolo”. E ancora, il cantautore Fabrizio De André, nel 1980, scelse Calcata per girare un video del brano “Una storia sbagliata”. Senza contare che vi sono citazioni del borgo nell’Ulisse di James Joyce, nel romanzo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” (1991) di José Saramago e nel romanzo “Un delitto a regola d’arte” di Donald Bain.

viuzza di CalcataMa Calcata possiede anche un lato nascosto: si tratta di alcune leggende che la riguardano, tramandate di voce in voce, che hanno gettato su di essa un alone di mistero. Una fra tutte riguarda la devozione dei calcatesi al Santo prepuzio, che un lanzichenecco avrebbe depredato durante il Sacco di Roma del 1527 da San Giovanni in Laterano, per poi andare a nascondere il reliquiario nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto soltanto nel 1557. La reliquia divenne oggetto di devozione e si dice che nel corso dei secoli abbia procurato diverse guarigioni. In seguito, però, scomparve in circostanze misteriose.

Inoltre, scrutando Calcata dall’alto, molti sostengono che abbia la forma di un cerchio con un punto al centro, a significare un luogo perfetto e spiritualmente in equilibrio, quasi sacro. Quest’ultima è legata ad un’altra leggenda popolare, secondo la quale Calcata avrebbe il potere di accrescere le virtù dell’uomo: chiunque si rechi nel paesino non può far a meno di notare miglioramenti sulle prestazioni artistiche, intellettive e culturali.

 

Giorgia De Lucia

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Redazione Nèa Polis

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