Caravaggio a Roma, capolavori e sregolatezza

Caravaggio a Roma, capolavori e sregolatezza

 

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Caravaggio a Roma, capolavori e sregolatezza di un genio

Quando Caravaggio approda a Roma è povero e sconosciuto, un giovane formatosi alla scuola lombarda e a Venezia. Caravaggio è appena ventenne: l’unico modo per cominciare ad integrarsi nell’ambiente artistico di una città in pieno fermento era lavorare in bottega come apprendista.

Le sue prime esperienze, piuttosto deludenti, furono presso Lorenzo il Siciliano, i cui lavori erano destinati alle fasce più basse della popolazione, e Antiveduto Grammatica. Qui Caravaggio apprese soltanto a dipingere in serie con grande velocità, senza trarne ovviamente alcun beneficio dal punto di vista della tecnica artistica.  Incontrò poi il Cavalier d’Arpino, uno dei pittori più richiesti dell’Urbe, che all’epoca si trovava impegnato nella decorazione della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. Grazie all’interessamento del cardinal Del Monte, uomo di profonda cultura e amante dell’arte, nel 1599 mentre il Cavalier d’Arpino lavorava alla volta, al giovanissimo apprendista venne affidato il compito di dipingere due pareti laterali, la sua prima committenza pubblica.

Caravaggio a Roma, San Luigi dei Francesi
Cappella Contarelli in San Luigi dei francesi

Due quadri controversi, fuori dai canoni comuni, non tanto per il tema ma per la resa caravaggesca, che gli valsero, tuttavia, grande notorietà: la vocazione di San Matteo che, fatta salva la presenza del Cristo che chiama a sé il futuro apostolo, potrebbe essere scambiata per una comune scena d’osteria, tra gioco, vino e monete che vengono scambiate sul tavolaccio nella penombra; e il martirio di San Matteo, rappresentato come un brutale assassinio, quasi una scena cui si potesse assistere nelle strade malfamate della capitale.

 

conversione di san paolo, Caravaggio a Roma
La conversione di San Paolo, Cappella Cerasi

Il successo seguito a questi lavori gli consentì di ricevere nuove importanti commissioni, tra le quali quella per Santa Maria del Popolo ove dipinse intorno al 1600 la conversione di San Paolo e la crocifissione di san Pietro, destinate alla cappella Cerasi. Interessante notare che in questo frangente egli lavorò letteralmente gomito a gomito con Annibale Carracci, l’anziano rappresentante di uno stile che aveva coniugato e rilanciato gli esiti più fertili del rinascimento maturo, cui Cerasi aveva richiesto un’Assunzione della Vergine. Caravaggio, probabilmente, fu molto stimolato da questo confronto a distanza ravvicinata con il maestro bolognese, sfidandolo con le sue invenzioni ardite.

Contemporaneamente gli veniva richiesta anche una terza tela per San Luigi dei Francesi, quel San Matteo e l’angelo che, secondo una tradizione oggi smentita, sarebbe stato rifiutato dai committenti perché il santo raffigurato da Caravaggio era “senza decoro né aspetto di santo stando a sedere con le gambe incavalciate, e co’ piedi rozzamente esposti al popolo” (cfr. Giovanni Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642). In realtà la prima pala (distrutta durante la Seconda guerra mondiale) era provvisoria, destinata ad essere collocata sull’altare mentre il pittore lavorava a quella definitiva per consentire il normale svolgimento degli uffici sacri.

Un vero rifiuto ci fu, invece, sicuramente per la morte della Vergine realizzata per Santa Maria della Scala e la motivazione è palese: la madonna, raffigurata con il ventre gonfio che sembrava alludere ad una gravidanza, veniva presentata in modo ritenuto sconveniente. La tela (oggi conservata al Louvre) venne, perciò, rifiutata dai committenti, che le preferirono un’opera di tema analogo realizzata da Carlo Saraceni.

Caravaggio a Roma, la morte della Vergine
La morte della Vergine

Nei medesimi anni, però, Caravaggio saliva all’onore delle cronache romane non tanto per i suoi successi artistici quanto per il suo atteggiamento libero e sfrenato, causa più di una volta di querele ed arresti: il 19 novembre del 1600 veniva querelato da tal Girolamo Spampa per aver da lui ricevuto “parecchie bastonate” e una stoccata; il 7 febbraio dell’anno successivo riusciva a comporre la causa intentatagli da un sergente di Castel S. Angelo per averlo ferito con la spada; nel 1603 alcuni versi offensivi all’indirizzo di Baglione gli costavano un’altra querela; nell’aprile del 1604 un pranzo all’Osteria del Moro, alla Maddalena, si concludeva con il ferimento di un servitore e nell’ottobre Caravaggio scontava il fio di aver ingiuriato i birri con alcuni giorni di prigione. Una girandola di avvenimenti sempre più cruenti che lo porta nel 1606 al più grave, l’uccisione di Ranuccio Tomassoni per futili motivi di gioco.

Il periodo di Carvaggio a Roma si concludeva con una rocambolesca fuga dalla quale il pittore non sarebbe più tornato: approdato in Sicilia e poi a Napoli, mentre cercava di rientrare a Roma fu colpito da febbre malariche e morì a Porto Ercole nel 1609.

 

Sara Fabrizi

 

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.