Cinema sul sipario Peter Greenaway e il teatro

Cinema sul sipario  Peter Greenaway e il teatro

Cinema sul sipario Peter Greenaway e il teatro

Ricordiamo la nascita del regista Peter Greenaway con una recensione allo spettacolo tenutosi al Teatro Argentina a novembre 2014.

Il 5 aprile del 1942 nasceva Peter Greenaway, poliedrico artista britannico che dell’immagine ha fatto l’icona del suo tempio artistico. Oggi più che mai , a settantaquattro anni precisi dalla sua nascita, non smette di stupire e mettersi in discussione facendo parlare la sua arte. Cinema e Teatro si uniscono per portare in scena l’Arte con tutto il suo ventaglio di possibilità creative. Ed è il palcoscenico del Teatro Argentina di Roma che ospita il loro ritrovato incontro ,portando avanti la nuova sezione Cinema sul sipario, ha accolto una delle personalità più innovative nel campo dell’arte, quale il regista inglese Peter Greenaway.

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In un’epoca multimediale, in cui i media non sono più autosufficienti ma si confondono, mescolano tra loro perché vi è in atto una trasformazione del sistema mediale che a tutti dà tutto, inclusa la possibilità di accedere ad un immenso database di informazioni, cambiano anche i luoghi della fruizione, si può fare del cinema in un museo, portare in diretta al cinema le prime dei migliori teatri internazionali e proiettare opere cinematografiche a teatro. Partendo da questa idea che vede il nuovo e l’arte di qualità coinvolte, Il Teatro Argentina ha inserito nel suo nuovo programma anteprime di opere cinematografiche, opere di artisti che utilizzano il teatro, il cinema e le nuove tecnologie al fine di dar loro anche la possibilità di essere distribuiti e accolti da un pubblico sempre più vasto e interessato alla qualità e non solo al soldo. L’idea portata avanti dal direttore del teatro, Antonio Calbi, e da Lo Scrittoio e Maremosso, due realà che si occupano della produzione, distribuzione e promozione di prodotti culturali di qualità, hanno trovato in Greenaway il candidato ideale per promuovere l’iniziativa.

Il regista inglese amante dell’arte, della cultura e in primis della pittura da cui ha fatto partire il suo percorso artistico sviluppatesi in seguito nell’ambito cinematografico e che ha potuto dargli la possibilità di mettere in movimento le immagini, pone al centro del suo interesse l’immagine. In principio era l’immagine dice Greenaway ed ora più di prima è l’immagine, l’arte visuale al centro dell’interesse di milioni di individui-spettatori. All’interno delle sue opere cinematografiche egli attinge dalla pittura, dall’architettura, dalle nuove tecnologie per creare perfetti tableaux che montati assieme formano opere irripetibili ed uniche. La sua è una continua ricerca, un continuo sperimentare le possibilità del dispositivo filmico utilizzando spesso altri mezzi di creazione e distribuzione dell’immagine, come le installazioni museali che spesso hanno avuto l’italia come luogo di divulgazione. Il suo è un cinema oltre gli schermi e che va oltre la concezione di cinema come lo conoscevamo noi finora.

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Il Film del regista,Goltzius and the Pelican Company, presentato al Teatro Argentina in lingua originale, proposto in anteprima nel 2012 alla 7° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, non ha trovato un distributore per le sale cinematografiche sempre più legate alla commercializzazione dell’arte e sarà nelle sale forse a gennaio 2015 ma è stato proiettato nei migliori teatri internazionali e italiani arrivando in un ultimo a roma, una città tanto amata da Greenaway e che vede in perenne evoluzione. Anche qui Greenaway, con sottile ironia, sperimenta e accompagna lo spettatore in questo viaggio attraverso le immagini, le parole pronunciate e scritte sullo schermo e sui corpi dei suoi attori. Lo spettatore viene catapultato nella corte secentesca, ricreata in un corpo di fabbrica abbandonato che tanto assomiglia ad un teatro di posa, di un ricco signore da cui la compagnia del famoso e realmente esistito Goltzius, uno degli incisori e stampatori più famosi della storia, si reca per cercar denaro. Al fine di poter realizzare il progetto di tradurre in immagini, stampandole, episodi delle maggiori opere letterarie in circolazione, partendo dal vecchio testamento, la Pelican Company metterà in scena, per ingraziarsi la corte, gli episodi più cruenti legati alla sessualità e alla morte. Queste rappresentazioni andranno a mirare gli equilibri interni della corte, inizialmente presentata come culla della libertà di parola e lige alle migliori virtù. L’opera utilizza il passato per parlare del presente, si rivolge alle origini del cinema che Greenaway vede nella pittura e mette al centro l’importanza dell’immagine che grazie al cinema ha potuto avere una rappresentazione su larga scala.

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Il cinema, l’arte non vanno perdendo il loro slancio vitale a seguire artisti del calibro di Greenaway e iniziative quali quella proposta dall’Argentina ma è uno slancio che dobbiamo assecondare educandoci nel modo più giusto alla visione dell’arte, cambiando finanche il nostro

 

 

 

 

Silvia Petrella

Silvia Petrella

Silvia Petrella

Appassionata di arte. Laureata in lettere, con indirizzo cultura teatrale, presso l'università Aldo Moro di Bari e naturalizzata romana, dove sta proseguendo gli studi presso il DAMS con indirizzo cinema, televisione e produzione multimediale, collabora con più riviste scrivendo di cinema e teatro. Porta avanti un percorso nello yoga che è diventato una filosofia di vita all'insegna dell'equilibrio tra la mente e il corpo. "Mens sana in corpore sano"