Complesso del Buon Pastore: storia e progetti futuri

Complesso del Buon Pastore: storia e progetti futuri

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Un’atmosfera del tutto trasognata e surreale accoglie chi, entrando nella valle dei casali, non sa che si imbatterà nel Complesso del Buon Pastore e non è preparato a questo incontro. E non può che essere giustificato nel rimanere sorpreso chi veda uscire ragazzi con zaini e cartelle da questo complesso monumentale; se ne uscissero monaci con lunghi sai marroni probabilmente l’effetto sarebbe meno sconcertante.

Collocato com’è vicino ad un quartiere trafficato e non dentro un antico borgo medievale, il Complesso del Buon Pastore dà l’impressione di trovarsi all’interno di una contraddizione temporale, fuori contesto. Si tratta di ben 12.000 metri quadri di cortili, portici, costruzioni che combinano in modo quasi magico, vista la risultante elegante e armonicamente coesa, elementi architettonici di epoca medievale, rinascimentale, barocca. Una simile complessa fusione di stili ed epoche, a Roma, si ritrova soltanto al quartiere Coppedé.

Complesso del Buon Pastore
Complesso del Buon Pastore oggi

L’affinità tra queste opere architettoniche non è solo superficiale: entrambi gli architetti, Gino Coppedè e Armando Brasini, fanno capo al cosiddetto stile eclettico e operarono nel medesimo periodo, quello fascista. Mentre nel 1927 Coppedè moriva, lasciando incompiuto il suo progetto, appena due anni dopo Brasini varava il suo, un edificio che avrebbe dovuto ospitare la casa provinciale della Congregazione delle suore di Nostra Signora di carità del Buon Pastore. Brasini è poco ricordato e morì nel 1965 praticamente emarginato, ma la sua opera non può lasciare certo indifferenti e sembra portare il segno di quel desiderio di distinguersi che lo indusse a cercare di essere l’architetto del duce.

Eccentrico ed eclettico, il Complesso del Buon Pastore all’epoca della sua realizzazione risultava ancora più particolare di quanto non sembri oggi. Inaugurato ben dieci anni prima che i lavori giungessero a conclusione nel 1943, il complesso sembrava rispecchiare la megalomania del suo ideatore: grandi guglie in pietra serena, svettanti contro il cielo, donavano a questa monumentale opera architettonica una leggerezza che gli venne negata negli anni ’70.

In quegli anni, infatti, invece di procedere ad un restauro conservativo che garantisse la stabilità della struttura e ne mantenesse inalterata la fisionomia, le guglie vennero abbattute. Resta però inconfondibile, a testimoniare la tensione verso l’alto e la ricerca di magnificenza, la cupola centrale che produce un curioso deja vu: è la stessa cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, uno degli esempi più classici del barocco romano.

complesso del buon pastore prima dell'abbattimento delle guglie
Foto storica del Complesso del Buon Pastore

Un esempio di architettura novecentesca che esercita un indubbio fascino, ma che non è adeguatamente aperto alla cittadinanza, in un territorio che ha “fame” di spazi culturali e di socializzazione. Di recente, con una stupenda mostra fotografica, ci hanno pensato i ragazzi del Malpighi (il liceo ospitato nel complesso) che hanno permesso ai visitatori di conoscere il Buon Pastore sotto vari punti di vista – architettonico, storico e naturalistico – guidandoli loro stessi attraverso i corridoi del complesso. Dopo il tour, la visita si è conclusa nell’imponente chiesa, allestita per l’occasione con stampe riassuntive del contenuto della visita. L’allestimento è stato frutto delle ricerche degli stessi studenti che hanno attinto a molte fonti, tra le quali l’archivio di Stato, i diari delle suore che hanno abitato il complesso del Buon Pastore nonché l’archivio dell’architetto Brasini.

«Venerdì abbiamo avuto il piacere di inaugurare la mostra curata dagli studenti dedicata al inaugurazione mostra al complesso del Buon PastoreComplesso del Buon Pastore, con una cerimonia splendida oltre che molto partecipata. Il mio auspicio è che questo possa rappresentare solo il punto di partenza del processo di apertura al territorio e assunzione del ruolo di punto di riferimento importante del quartiere che da anni auspico per il nostro istituto», ha dichiarato Francesco Di Carlo, rappresentante degli studenti dell’IIS in via Silvestri 301.

«Questa splendida manifestazione ha rappresentato solo l’ultimo atto di un progetto portato avanti per un anno da ragazzi e professori che hanno impiegato ore del proprio tempo libero a servizio di questo ambizioso obiettivo, ed è per questo che li ringrazio. Per il prossimo futuro stiamo organizzando nuove visite sul modello di quelle di venerdì e sabato e cercando di pubblicare il materiale frutto delle nostre ricerche, pertanto invito chiunque voglia collaborare o anche conoscere meglio il Buon Pastore a contattarmi».

Elio Tomassetti e Martina Carbone
Elio Tomassetti e Martina Carbone

Ma quali i progetti dell’Amministrazione per questo straordinario edificio? «Negli spazi non occupati del complesso a breve riaprirà la Scuola media di Bravetta, dopo 15 anni di attesa da parte della cittadinanza», ci comunicano Elio Tomassetti e Martina Carbone, candidati al Consiglio del Municipio XII.

«Soprattutto, utilizzando anche le risorse che derivano dagli oneri concessori del Residence Roma, spingeremo per aprire uno spazio culturale polifunzionale per sfruttare la “chiesa” e il chiostro tutti i giorni. Il territorio che viviamo necessita di luoghi di aggregazione, e il Buon Pastore, un monumento che ci invidia tutta Roma, deve avere questa finalità e deve essere aperto sempre per tutti».

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.