CROSS THE STREETS – il Macro si fa strada

CROSS THE STREETS – il Macro si fa strada

CROSS THE STREETS – il Macro si fa strada

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Nella storia contemporanea sono stati chiamati vandali, ribelli, alcuni di loro geni, altri hanno scelto di rimanere anonimi, scuramente solo di recente sono stati riconosciuti come veri e propri artisti.

Gli street artists. Persone che, in lungo e in largo in gran parte del mondo contemporaneo occidentale, dalla strada e nella strada hanno espresso, nel corso degli ultimi due decenni ed in modo sempre crescente e variegato, una volontà di sovvertire un sistema sociale, artistico, urbano, che gli stava stretto, che pretendeva di tenerli ingabbiati in schemi ed in proibizioni ritenute insensate e a cui rispondere con i colori.

La loro arte (finalmente possiamo scriverlo senza metterlo tra virgolette) inizia ad animare musei e luoghi canonici, main stream, del mondo culturale riconosciuto.

E così, con un grande entusiasmo e partecipazione di pubblico, sabato 6 Maggio è stata inaugurata al museo Macro di Via Nizza, a Roma, nel cuore del salotto buono dell’arte contemporanea italiana, la mostra Cross the streets, in essere fino al 1° ottobre, dove opere uniche e personaggi fumettistici popolano i muri e le pareti … di una strada? Di un treno della metropolitana? No, di un museo, di un museo vero!

Lo stupore che si prova nel vedere tele, stencil, e graffiti, alcuni di enormi dimensioni, tutti insieme, senza doverli difendere dalla signora col cagnolino nella borsa che li chiama vandali, ma circondati, al contrario, da ammirazione condivisa, da cellulari e macchine fotografiche che scattano senza sosta, è un viaggio inaspettato in una cultura che non è più tempo ormai di chiamare subcultura, ma prende il suo posto legittimo tra i movimenti artistici riconosciuti, e non più solo da una nicchia di appassionati.

cross the streets

La street art nasce per un bisogno fisico di chi la fa. E questo è il suo grande valore aggiunto, nasce perché “quel muro tutto crepato” o “quel vecchio treno scrostato” sono immensi fogli da riempire che non possono rimanere vuoti solo perché qualcuno dice che sia giusto così. Nasce non con l’idea di raggiungere la gloria e la fama da parte di chi la fa, ma al contrario, rimanendo e volendo rimanere nell’anonimato di tag e pseudonimi, come di chi fa un regalo e non vuole che chi lo riceve sappia il nome del suo generoso benefattore. È la rivoluzione fatta con le armi del sorriso e del colore, che non evita di parlare, in modo quasi sempre irriverente e molto poco politically correct, delle contraddizioni e della violenza del nostro tempo, del nostro Occidente.

cross the streets macro

Accanto a nomi importanti, come il francese Invader o lo statunitense Shepard Fairey (in arte Obey), divenuti iconici per gli appassionati e almeno già sentiti o già visti per chi non ha grande dimestichezza col genere, le cui opere popolano diversi muri del Macro (tra cui spicca, dirompente “Middle east mural” enorme tela, di Obey, lunga più di 10 metri), troviamo un’interessante cronistoria del movimento a Roma, dal 1979, con documentazioni fotografiche, video ed installazioni, che ci regalano la consapevolezza che la street art non è solo un fenomeno anglosassone, ma quel famoso bisogno fisico serpeggia anche da questa parte del mondo. Fa capolino, in questo vortice di colori ribelli, anche il mai dimenticato Keith Haring, che, forsenontuttisannoche più di una volta provò, nella metà degli anni ’80 e proprio a Roma, a lasciare il suo contributo come street artist, prontamente cancellato, e la cui operazione è stata documentata da una testimonianza fotografica di Stefano Fontebasso De Martino, in esposizione al Macro.

Cross the streets è un’esperienza esplosiva, che, nella sua serata di apertura, ha richiamato persone di ogni fascia d’età e tipologia, è un’esperienza che chi ama e segue la street art adorerà con gli occhi commossi di chi vede il suo amico che prendeva sempre 2 sul registro laurearsi con lode, e chi non ha un forte background in materia vivrà come una dimensione ingiustamente sottovalutata e deciderà di iniziare ad informarsi.

Quando una forma di illegalità è poesia, ribellione pacifica, significato comprensibile a tutti, amore, personalità, veicolo di idee.

E adesso: i vandali hanno invaso il museo!

 

Gabriella Olivieri

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Redazione Nèa Polis

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