Tra “Dei” e “Macchine”, la Centrale Montemartini esempio di archeologia industriale

Tra “Dei” e “Macchine”, la Centrale Montemartini esempio di archeologia industriale

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C’è un luogo dove archeologia classica e archeologia industriale coesistono, in un gioco di armonie a contrasti. È il Museo della Centrale Montemartini, in via Ostiense a Roma, risultato di un’operazione di recupero dell’ex centrale termoelettrica sulla riva sinistra del Tevere, inaugurata il 30 giugno 1912 e progressivamente abbandonata, fino alla sua chiusura nel 1963.

Rimasta inattiva per circa vent’anni, la centrale fu restaurata negli anni Ottanta dall’Azienda comunale dell’elettricità e delle acque (Acea) per essere adibita a spazio espositivo: l’occasione perfetta arrivò nel 1997, quando dei lavori di restauro dell’area del Campidoglio costrinsero a spostare alla Montemartini una parte della collezione dei Musei Capitolini.

La suggestione dell’ambiente industriale, associato ai monumenti della storia antica di Roma, convinse a tal punto il pubblico e le istituzioni da rendere permanente, a partire dal 2005, parte della collezione e consacrare la centrale Montemartini come uno dei contenitori culturali più interessanti della Capitale.

Oggi la centrale conserva, insieme ai vecchi macchinari restaurati e musealizzati, ben 400 opere – tra statue, preziosi e dipinti – rinvenute negli scavi fatti negli horti romani tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento. Risale al 1997 la prima mostra organizzata nella centrale, dal titolo “Le macchine e gli dei”, che regalò uno sguardo inedito sui reperti capitolini appena trasferiti in via Ostiense. A questa, seguì nel 1999 il restauro a cantiere aperto delle Amazzoni ferite del Museo Capitolino, che permise al grande pubblico di seguire, passo dopo passo, la rinascita delle preziose sculture provenienti dalla Sala del Gladiatore e dal Salone del Palazzo Nuovo in Campidoglio.

La centrale nasce nei primi anni del Novecento per la precisa volontà del socialista Ernesto Nathan e del suo assessore Giovanni Montemartini, che volevano dotare Roma di infrastrutture pubbliche in grado di provvedere ai bisogni dei suoi cittadini. In particolare, fu scelta la zona di via Ostiense per la sua vicinanza al Tevere e al raccordo ferroviario tra la Capitale e Civitavecchia. La posizione esterna alle mura Aureliane, infine, individuò la location ideale per la costruzione della centrale termoelettrica e lo spostamento dell’Officina del Gas e del Mattatoio, prima situate in zone centrali come il Circo Massimo e Piazza del Popolo. Il progetto fu presentato in Consiglio il 22 maggio 1908 proprio da Montemartini, che morì appena cinque anni dopo e alla cui memoria fu dedicato l’edificio.

Francesca Torre

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Redazione Nèa Polis

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