Disforia di genere: perché dobbiamo parlarne?

Disforia di genere: perché dobbiamo parlarne?

Con la collaborazione e la supervisione scientifica del Centro di Psicologia e Psicoterapia “La Fenice” (Circonvallazione Trionfale 145, Roma, per informazioni clicca qui).

Rubrica a cura di Sara Fabrizi

 

Disforia di genere: perché dobbiamo parlarne?

 

 

Partiamo da un presupposto fondamentale: di disforia di genere se ne parla poco e male, alla ricerca spesso della storia che susciti commozione, del particolare che possa intrigare il pubblico. Si resta sulla superficie, dimenticando l’importanza di una corretta informazione, soprattutto su un tema delicato che investe il benessere psicologico e fisico di tante persone.

Per questo motivo è necessario parlarne, e parlarne soprattutto con chi se ne occupa direttamente, come la neonata ONLUS Beyond Differences, nata dall’esigenza di affiancare coloro che intraprendono un percorso complesso, reso più difficile dall’incomprensione e dalla discriminazione fondata proprio sull’ignoranza.

disforia di genere beyond differences Quindi, che cos’è la disforia di genere?

È il disagio provato da chi percepisce un’incongruenza tra la propria identità di genere esperita o identità psichica e il sesso assegnato alla nascita in base alle caratteristiche genetiche e fisiche o identità fisica. Si tratta di un termine accolto dalla comunità scientifica e che non definisce in alcun modo una patologia mentale o una malattia psichiatrica, come purtroppo molti sono portati a ritenere. Le cause della disforia sono oggetto di studio e non ancora chiare, vi sono alte probabilità che non derivi da un unico fattore ma abbia origine multifattoriale (ambientale, ormonale etc.) ma ciò che è sicuro è che non è possibile modificare l’identità di un individuo e tentare di farlo produce danni enormi.

 

In Italia esiste il SAIFIP, il Servizio di adeguamento tra identità fisica e psichica, un servizio pubblico istituito a partire dal lontano 1992, dopo la promulgazione della legge 164 del 1982 che regolamenta ancora oggi il cambio di sesso, garantito e sostenuto dallo Stato. È necessario, infatti, sottolineare come il cambiamento di sesso non sia affatto dettato da un capriccio o da confusione, come sostiene chi stigmatizza questa condizione, ma è frutto di un percorso lungo, meditato, accompagnato. All’avanguardia per quegli anni, oggi quella legge pone una serie di grossi problemi: per l’accesso al cambio dei documenti o agli interventi chirurgici, mentre altrove è sufficiente una perizia psicologica e psichiatrica, in Italia si deve arrivare alla sentenza di un tribunale: un giudice ha più diritto dell’individuo stesso a stabilirne l’identità.

 

Il SAIFIP segue precisi protocolli che prevedono delle perizie da parte di specialisti, psicologi e psichiatri, necessarie da un lato ad effettuare la diagnosi di disforia di genere e dall’altro a verificare che non vi siano patologie che potrebbero confondere chi richiede il cambio di sesso; ma anche un percorso di psicoterapia.

Andrea Tiziano, presidente di Beyond Differences, sottolinea l’importanza della psicoterapia (per tutti, non solo per chi manifesta questo disagio) volta a comprendere e risolvere problematiche, ma anche ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé, soprattutto in una fase di cambiamento radicale: “Svegliarsi dopo un intervento, guardarsi allo specchio e vedersi diverso, questo nuovo aspetto per quanto fosse desiderato e sentito nostro comunque va reintegrato psicologicamente” dice Andrea “La psicoterapia non è qualcosa che deve durare tutta la vita perché lo scopo dello psicoterapeuta è insegnarti ad autocurarti. La psicoterapia serve per il benessere nella vita di tutti i giorni”.

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Vignetta di Marco Menchinella

Beyond differences lavora quotidianamente affiancando le persone e si occupa, ad esempio, di dare sostegno ai genitori di bambini o ragazzi che manifestano uno sviluppo atipico dell’identità di genere o la disforia di genere per aiutarli a comprendere i propri figli: un percorso già difficile a causa dello stigma sociale può divenire intollerabile se anche nel luogo in cui bisognerebbe trovare protezione e conforto si trova ostilità. Beyond differences cerca di non lasciare soli i genitori che si trovano di fronte ad una situazione che deve essere metabolizzata.

Altro tema centrale è quello dell’iter legale legato al cambio dei documenti: secondo l’interpretazione più diffusa (e restrittiva) della normativa vigente ciò può avvenire soltanto nel caso in cui la transizione sia avvenuta completamente, ma dobbiamo considerare che non tutti vogliono o possono affrontare interventi complicati, pur percependosi chiaramente come appartenenti al sesso opposto. Una sentenza del Tribunale di Roma del 2012 ha recentemente chiarito questo aspetto, aprendo la possibilità del cambio anagrafico senza l’obbligo dell’intervento chirurgico.

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Vignetta di Marco Menchinella

Altra difficoltà è quella rappresentata dal vero e proprio tour de force che bisogna intraprendere per poter accedere agli interventi, oggi possibili soltanto in centri specializzati dislocati a grandissime distanze gli uni dagli altri. Chi affronta la transizione si ritrova a dover fare più interventi in città diverse, sballottato da una parte all’altra, seguito da equipe mediche varie, privo di una continuità nonché di quella rete di affetti e di supporto rappresentata dalla famiglia.

Lavorare sull’organizzazione di un sistema organico che consenta più agevolmente di accedere alle cure mediche permetterebbe, oltre ad una maggiore serenità, anche di tamponare la spesa pubblica, dato che gli interventi fatti all’estero vengono comunque rimborsati dallo Stato e quei soldi potrebbero rimanere all’interno dell’economia italiana.

Beyond differences ha anche avviato alcuni progetti video per raccontare cosa significa andare al di là delle differenze, differenze che non coinvolgono soltanto l’identità di genere maschile o femminile, ma la totalità di quelle caratteristiche che costituiscono l’individuo (il ruolo sociale, l’identità nazionale, il mestiere, l’orientamento sessuale), che vanno difese e valorizzate, senza tradursi in motivo di divisione.

 

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.