“Esplorare un mondo che a velocità normale verrebbe perso” – intervista a Martina Biccheri

“Esplorare un mondo che a velocità normale verrebbe perso” – intervista a Martina Biccheri

Intervista a Martina Biccheri

intervista a Martina Biccheri, fotografaMartina Biccheri nasce nel 1987 a Roma e terminati gli studi liceali si iscrive all’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata (ISFCI). Partecipa a mostre internazionali e insegna fotografia nelle università americane entro le mura del Vaticano. Nel 2013 vince una borsa di studio per un master class in Visual Identity a Padova e successivamente si aggiundica il Sony World Photography Award nella categoria “Architettura”. Le sue foto sono attualmente in mostra alla Stadio di Domiziano (leggi la nostra recensione).

 

Si coglie nelle tue foto un’attenzione particolare alle geometrie nei loro dettagli più minuti sia per quel che riguarda i paesaggi urbani sia per gli oggetti della vita quotidiana (penso ad esempio al progetto Ki+chen): da cosa nasce questo interesse?

Nasce dal non voler tralasciare nulla. In fin dei conti mi sorprende quando noto in chi guarda le mie foto un certo fascino per il dettaglio. Certo, mi lusinga, ma io mostro nient’altro di ciò che è già visibile a tutti, ogni giorno e a occhio nudo. Allenate i vostri occhi al “guardare” e il mondo sarà tanto più bello, promesso.

Cosa significa per te la fotografia?

Domanda da 1 milione di dollari! Per me fotografia significa collezionare, apprezzare, ma anche pace ed ispirazione. E’ esplorare un mondo che a velocità normale verrebbe perso.

Quanto è importante la tecnica e quanto l’ispirazione nelle tue foto?

Non credo eccessivamente nella tecnica quanto nella cultura visiva. E’ molto più probabile che le vostre foto siano migliori dopo aver visto tre belle mostre piuttosto che dopo aver letto tutto di un fiato un libro di tecnica avanzata di fotografia. Ovviamente ci sono delle nozioni fondamentali e non trascurabili, ma a parer mio, un film, un fumetto, una pittura e tante tante foto (altrui) ci aiutano molto più di quanto immaginiamo.

intervista a Martina Biccheri alla mostra FormeChe cosa ti guida nella scelta dei tuoi soggetti fotografici?

I miei occhi cercano sempre. Sono curiosa e paziente e questo mi aiuta. Ricordo un tardo pomeriggio invernale a Parigi a Place du Trocadero: il cielo era rosso ed il sole stava tramontando, volevo fare qualche foto “classica” alla Tour Eiffel. In pochi secondi arrivò una tempesta fortissima e me ne accorsi vedendo attraverso il mio obiettivo gente correre all’impazzata cercando riparo. Ombrelli colorati che schizzavano via. Io ero nel mezzo, rimasi. Pian piano di fronte ai miei occhi la piazza per eccellenza stracolma di turisti, si stava svuotando. Nella sua solitudine era una scena molto romantica. Più loro uscivano dal mio mirino e più le lastre di marmo a terra riflettevano bagnate la Tour Eiffel e questo cielo pregno di rosso.

Tornai a casa zuppa e con il mio obiettivo da portare a ripulire, ma molto felice.

Quali sono i tuoi punti di riferimento e i modelli dai quali ti senti influenzata?

Le mie influenze arrivano da tanti diversi media, ma per restare nell’ambito fotografico posso nominare Martin Parr oppure Guy Bourdin, ma anche Fontana, o addirittura Newton. Insomma, un bel mix. Perché è così che mi piace. Credo che noi tutti siamo come delle spugne, ognuno che passa ci lascia qualcosa, sta a noi coglierlo. Che sia un’amicizia o un grande maestro della fotografia, cerco di farne tesoro.

A che progetti stai lavorando attualmente?

Al momento sto presentando i miei lavori a diverse gallerie fotografiche in Europa, arrivano le prime richieste da collezionisti USA e non vedo l’ora di portare la mia mostra attualmente esposta a Roma, “FORME: Retrospettiva 2010/2015” in giro per il mondo.

 

Sito di Martina Biccheri

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.