Giardino giapponese di Roma: esperienza unica

Giardino giapponese di Roma: esperienza unica

 

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Giardino giapponese di Roma: esperienza unica

L’esperienza unica del giardino giapponese a RomaUn olivo e un ciliegio, piantati vicini, intrecciano i propri rami senza soffocarsi a vicenda, senza competere per la luce del sole.
Potrebbe essere l’inizio di una favola per adulti e bambini; una favola che parla di convivenza pacifica, di rispetto e diversità. In realtà si tratta di un’immagine reale, delicatamente poetica nella sua capacità di evocare un intero mondo di suggestioni.
Ci troviamo all’interno del Giardino dell’Istituto giapponese di cultura a Roma, progettato in ogni dettaglio da Ken Nakajima, un piccolo angolo di tranquillità proprio alle spalle di Villa Borghese e della Galleria Nazionale di Arte Moderna.

 

Un giardino giapponese “italiano”

Siamo in un luogo unico nel suo genere: il laghetto, la presenza della lanterna, la precisa disposizione di ogni elemento ci richiamano alla mente i giardini visti in tante pellicole Giardino giapponese di Roma: esperienza unicacinematografiche o nei manga giapponesi, luoghi di serenità entrati nel nostro immaginario quasi di soppiatto, associandosi alla nostra idea tradizionale di locus amoenus, una sorta di idillico quadretto naturale. Abbiamo detto unico, però. Unico perché in realtà questo piccolo paradiso artificiale, costruito sapientemente dalla mano dell’architetto secondo i canoni della sua tradizione culturale, è realizzato con l’impiego di elementi italiani. Le piante sono prevalentemente di origine mediterranea e le pietre che decorano piacevolmente il laghetto vengono dalla Toscana.
Tutto ciò sembra richiamare quell’immagine iniziale dell’olivo e del ciliegio, due piante estremamente simboliche perché richiamano da un lato l’Italia e dall’altro il Giappone, unite qui in un dialogo e scambio perenne.

Giardino giapponese di Roma: esperienza unicaI ciliegi hanno, nella concezione giapponese, un significato allo stesso tempo pratico ed estremamente romantico. In antichità ovviamente segnalavano l’arrivo della buona stagione e la loro fioritura era un segno inequivocabile di come sarebbe stato il raccolto; la festa dell’Hanami, letteralmente “osservare i fiori”, consisteva nel consumare insieme il pasto sotto gli alberi in fiore. Oggi è una pratica ancora largamente diffusa, pur avendo perduto il suo significato originario ed essendosi trasformata in un momento di festa collettiva che prescinde dalla tradizione contadina. Sotto i ciliegi poi, tutto comincia e finisce. Sotto quei fiori si saluta il compagno di banco quando si conclude l’anno scolastico. Sotto quei fiori si incontrano persone nuove. L’idea della caducità e del rinnovamento contenuta nella bellezza e fragilità della fioritura, che dura soltanto un paio di settimane, è universale e per questo affascinante.

C’è da sottolineare che il giardino non è quello zen, di cui spesso osserviamo nei negozi etnici delle versioni in miniatura. Il giardino zen è privo di acqua, estremamente semplice nella sua composizione perché la sua finalità è la meditazione e qualsiasi ridondanza potrebbe distrarre. Lo stile è piuttosto quello dei giardini destinati alle autorità e agli aristocratici, volto a sollecitare la percezione sensoriale ed estetica con la sua bellezza e ricchezza rispecchiante, nell’idea originaria, un’ideale di ambiente perfetto in cui nulla manca e ogni cosa si colloca in un suo preciso posto.

L’esperienza unica del giardino giapponese a Roma

Camminando sul sentiero, facendo attenzione a non calpestare l’erba nel pieno rispetto di un equilibrio delicato è possibile effettuare una breve visita guidata gratuita di circa mezz’ora, a conclusione della quale bisognerà cedere il posto alle frotte di curiosi che hanno prenotato la “sessione” successiva. Riuscire ad ottenere un posto sembra essere quasi impossibile, data la grandissima attrazione suscitata da questo luogo; ma quest’anno, da novembre, è stata introdotto una novità che dovrebbe agevolare i romantici, con l’apertura prevista in alcuni giorni specifici per tutto l’anno.

Per chi, tuttavia, non riuscisse a varcare l’agognata soglia del giardino può approfittare di una vista altrettanto appagante dall’alto della terrazza dell’Istituto e, magari, prestare attenzione all’Istituto stesso che offre una grande varietà di attività per la promozione della cultura giapponese. Tutte gratuite.
Mostre, conferenze, una nutrita rassegna cinematografica serale continuamente aggiornata e varia nella proposta annuale contribuisce a rendere l’istituto un fulcro importantissimo della vita culturale della città.

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.