I luoghi onirici di Nieves Alberruche – Place to be a Honos Art
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I luoghi onirici di Nieves Alberruche – Place to be a Honos Art
Spesso l’arte contemporanea, legata allo sperimentalismo e ad una poetica più concettuale sfugge alla comprensione dell’osservatore, seppure il suo fine sarebbe stimolarlo al pensiero, spingerlo ad una riflessione più approfondita. Nel caso di Place to Be di Nieves Alberruche, pittrice spagnola nata a Madrid nel 1966 ma che abita e lavora a Roma da diversi anni, parliamo di tutt’altro.
Nonostante l’uso della tecnica mista che prevede il mescolamento del tradizionale olio su tela alle tecniche in digitale, quello che affiora dalle opere presenti nello spazio espositivo Honos Art è una ricerca intimistica che tende a trasfigurare la realtà, presentandola in chiave decisamente onirica, come se la si guardasse attraverso un sogno lucido e offuscato al contempo.
Figure evanescenti tanto da apparire irreali emergono come da un mare lattiginoso di nebbia, rami di alberi si fanno in primo piano intrecciandosi nella loro poetica e naturale casualità, giardini abbandonati immersi in un silenzio che sembra di poter percepire attraverso l’immagine stessa che li ritrae.
Ci troviamo così di fronte ad un lungo ciclo dedicato ai paesaggi, ispirati a quelli di William Turner e Caspar David Friederich, immersi in una luce diafana sulla quale si stagliano nette le ombre a realizzare un’atmosfera evocativa, dai forti richiami romantici. E in larga parte è proprio la corrente romantica ad influenzare questa produzione, con allusioni scoperte e volute anche alla grande letteratura, alla foresta di Macbeth così come alle memorie di Shelley, Blake, Goethe che prendono una forma alternativa a quella per la quale erano state concepite: si restituisce loro il fascino antico, rivitalizzato senza intaccarlo nella sostanza, ma compenetrato dallo sguardo dell’artista che, attraverso la monocromia, conferisce un’ulteriore suggestione evocativa. L’effetto prodotto è proprio quello del Sublime, il concetto estetico teorizzato dallo Pseudo Longino nel proprio trattato nel I secolo a.C e poi recuperato dall’estetica romantica e dalla filosofia di Kant: un senso di orrore fascinoso prodotto dal confronto con una natura dalle capacità distruttive che porta l’uomo a comprendere la propria finitezza, il limite del proprio essere. Attrazione e repulsione si confondono in un sentimento destabilizzante, ben diverso dalla semplice percezione del bello.
Di fronte a queste opere sembra quasi di immergersi in una realtà altra, nascosta al di sotto della superficie, che può essere colta soltanto in determinati momenti o attraverso la lente peculiare che l’artista ci propone.
Per farsi un’idea di questa mostra, aperta fino al 27 febbraio presso la Galleria di arte contemporanea Honos Art è possibile fare una “visita virtuale” nella sezione dedicata sul sito della galleria.
Sara Fabrizi