Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo Echaurren

Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo Echaurren

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Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo Echaurren

Per chi non lo conosce e si trova per caso di fronte alle sue opere, magari girovagando per la permanente della GNAM e gli allestimenti temporanei, Pablo Echaurren può essere destabilizzante o meglio, disorientante. Soprattutto se si è completamene digiuni riguardo la sua biografia, l’attività in cui fu coinvolto negli anni ’70 e la storia politica degli anni in cui si è trovato ad operare. Si potrà forse apprezzare la minuziosità di quei piccoli camei che lui stesso definirebbe “entomologie”, la minutezza estrema che fa da contraltare alle enormi pitture parietali che lo innalzano a precursore della street art, l’argutezza di certe immagini evocate dai suoi scritti. Ma se ne uscirebbe certo, con un’idea vaga, avendo appena assaggiato la superficie di queste opere di grande densità concettuale.

Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo EchaurrenBisogna dunque procedere per gradi, avvalendosi anche del percorso cronologico ideato dalla curatrice Angelandreina Rorro, che ha voluto realizzare non un’antologica che riassuma il percorso integrale di Echaurren, ma una mostra tematica incentrata sull’impegno politico dagli anni Settanta fino ad oggi. Di qui il titolo “Contropittura” che condensa i due elementi fondamentali la pittura, appunto, e la controcultura, l’attitudine protestataria, contestativa e demistificante dell’arte di Echaurren degli anni presi in considerazione.

Si comincia dalla sezione “Volevo fare l’entomologo”, il cui titolo si riferisce a quella che effettivamente era la grande passione del giovanissimo artista, riflessasi nella sua prima pratica: i “quadratini” precisi e minuscoli acquerelli o smalti, narrativi nelle loro sequenze costantemente variate e singolari, ispirate ad Echaurren dal suo vero e proprio mentore, Baruchello.

In dialettica costante con il titolo, mai semplicemente denotativo ma vera e propria chiave di lettura e pungolo della riflessione, si snodano tra i temi più vari dallo storico allo scientifico fino al politico.
Parola e segno grafico si fondono, apparentemente slegate, fuori dalla logica più immediata sulle orme delle pratiche avanguardistiche cui Echaurren si richiama, Futurismo e Dada, senza mai presentarsi come semplice imitatore, con effetto dirompente e originale.

Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo EchaurrenAl centro dell’esposizione la sezione più nutrita è quella dedicata all’esperienza degli Indiani Metropolitani, l’area più libertaria, anticonformista e creativa del movimento del ’77, il cui nome venne creato durante l’occupazione della Facoltà di Lettere della Sapienza di Roma proprio nel 1977. OASK?! è la parola che sembra riempire con un’eco che si ripercuote da una parete all’altra l’intera sala, rimbalzando sui fogli e nei quadri, grido di battaglia di questo esercito politico-creativo che si esprime attraverso la fanzine OASK?! di cui sono presenti diversi esemplari insieme alle bozze e ai materiali preparatori di alcuni numeri, collage e disegni posti per la prima volta in mostra. Dietro giochi di parole ludici quanto enigmatici si nasconde un potente strumento di critica nei confronti del sistema mass-mediatico, obiettivo polemico per eccellenza.

 

Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo EchaurrenA seguire ci troviamo di fronte a tele di grandi dimensioni, grandi quanto i temi che vi si introducono: da un lato la descrizione, evidentemente polemica, del vero e proprio sistema che ha fagocitato l’arte entro i propri meccanismi “mercantili”, un sistema che si erge a giudice di cosa sia o non sia l’arte, allontanandola dalla sua essenza originaria e fondamentale di espressione della creatività umana ( un commento a questo filone di opere per mezzo delle parole di Echaurren stesso può essere l’intervento “Muro contro muro: Street art vs Wall street art” contenuto nel volume collettivo “Exploit. Come rovesciare il mondo ad arte. D-istruzione per l’uso); dall’altro gli eventi storici che segnano drammaticamente gli anni ’80 e Indiani alla GNAM: la contropittura di Pablo Echaurren’90 da Piazza Tienanmen, evocata in modo chiarissimo dai carri armati contornati dal rosso del sangue e del regime comunista in dissoluzione, al crollo del muro di Berlino, un serpente a cui delle forbici troncano la testa. Tele di grandi dimensioni che recuperano lo stile comunicativo e iconografico proprio del muro, scritte, cancellazioni, graffiti precursori dell’arte urbana.
Non si può che apprezzare l’ingresso all’interno dell’istituzione museale, almeno fino al 3 aprile, di un pezzo vivente di storia in controtendenza rispetto alle grandi narrazioni ufficiali.

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.