La tragedia degli Erasmus in Catalogna e la speranza nella generazione di viaggiatori

La tragedia degli Erasmus in Catalogna e la speranza nella generazione di viaggiatori

La notizia dell’incidente avvenuto all’alba di ieri in Catalogna sull’autostrada Ap-7 a Freginals, vicino Tarragona, mi ha lasciato profondamente sconvolta.

Quasi sessanta studenti Erasmus, venti nazionalità da tutto il mondo, viaggiavano su un pulman verso l’Università di Barcellona di ritorno da Valencia e la sua Fiestas de Las Fallas.

Oltre trenta di loro sono rimasti feriti, venti sono ancora in ospedale.

Tredici studentesse invece sono morte e sette erano mie connazionali. Erano Elisa Scarascia Mugnozza, Francesca Bonello,Valentina Gallo, Serenza Saracino, Lucrezia Borghi, Elisa Valent ed Elena Maestrini.

Sono morte in quello che probabilmente ha rappresentato il momento più felice e spensierato delle loro vite.

Io ho avuto e ho tuttora la fortuna di aver partecipato ben due volte a quel programma dell’Unione Europea chiamato Erasmus e di questo sono molto grata, anche perchè consapevole che molte persone della mia età non hanno avuto le mie stesse possibilità di prendere e partire per il mondo.

L’Erasmus, il programma che consente di vivere, studiare e lavorare all’estero è di gran lunga il maggior investimento nel futuro dell’Europa che da trent’anni le istituzioni ci concedono, perchè esso genera i futuri leaders e cittadini del mondo.

Cittadini aperti, consapevoli, senza frontiere, colori o religioni; cittadini del mondo.

L’Erasmus è la cosa più bella che possa accaderti di fare a 20 anni.

L’orrore che è avvenuto ieri sulla strada per Barcellona non deve spaventarci, non deve chiudere le nostre menti e le porte di casa.

L’orrore purtroppo è dietro ogni angolo, che siamo a casa nostra o in Australia, e così lo è anche l’errore, come quello umano di un autista che si è addormentato al volante alle sei del mattino mentre guidava 57 giovani pieni di speranze verso la loro nuova casa spagnola.

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Per noi italiani soprattutto, abituati come siamo a rimanere a casa fino al matrimonio, vivere l’Erasmus rappresenta la prima vera libertà dal caldo focolare domestico in cui siamo cresciuti.

L’ Erasmus è la crescita, è il divertimento, è l’esperienza di vedere il mondo fuori da noi stessi e non come turisti occasionali e spettatori esterni, ma come parte di quelle realtà e culture lontane che pure ci appartengono.

L’Erasmus è destreggiarsi con lingue nuove, è cercare di capire ciò che non conosciamo, è venire a patti con le vecchie mancanze e dare il benvenuto ai nuovi incontri senza giudicare, ma accogliendo per crescere.

L’Erasmus è la vita.

Purtroppo però, la vita può interrompersi bruscamente, ovunque, per chiunque e senza chiedere il permesso. E quello che resta è il dolore, il silenzio e forse la rabbia di ciò che non sarebbe mai dovuto accadere, soprattutto a chi aveva avuto il coraggio di vivere appieno i suoi 20 anni.

Oggi provo un forte rispetto per quelle studentesse che stavano vivendo il sogno della nostra generazione, il sogno di noi “Generazione Erasmus”. Perchè Elisa, Francesca, Valentina, Serena, Lucrezia, Elisa ed Elena avevano capito quanto fosse importanti essere in quel momento, essere fuori di casa per poter trovare loro stesse.

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Elisa, Francesca, Valentina, Serena, Lucrezia, Elisa ed Elena, tutte future medici, farmaciste, economiste e managers, tutte donne indipendenti nei loro 20 anni, avevano compreso quanto fosse fondamentale mettersi in gioco, viaggiare, scoprire; avevano capito quanto fosse fondamentale vivere davvero. Avevano avuto un coraggio e un’intuizione rari.

Queste giovani donne tornavano da una grande festa quella notte, Las Fallas di Valencia, un evento che celebra ogni anno l’avvento della primavera con spettacolari costruzioni artistiche fatte di legno. Tutte loro avevano probabilmente appena assistito al cremà e allo spettacolo di fuoco e di luce che prende atto quando tutte le falles vengono arse in bellissimi falò. Tutte, tranne una, il ninot indultat.

Da oggi Elisa, Francesca, Valentina, Serena, Lucrezia, Elisa ed Elena sono il nostro ninot, da oggi loro sono le bambole che no, non si sono salvate su quella autostrada, ma rimarranno salvate nella nostra memoria.

 

Alessia Agostinelli Las Fallas Valencia Nea Polis Roma Erasmus

 

 

Continueremo a viaggiare, continueremo a vivere.

 

 

 

Alessia Agostinelli

Alessia Agostinelli

Alessia Agostinelli

Laureata in filosofia e amante del cinema e della letteratura, sempre in giro per il mondo all'inseguimento dell'unico, grande sogno: la scrittura. Letteratura dell'800, film degli anni '90 e Filosofia di ogni tempo sono da sempre i miei compagni più fedeli.