Macchiaioli, perdersi nella favola al Chiostro del Bramante

Macchiaioli, perdersi nella favola al Chiostro del Bramante

Perdersi nella favola dei Macchiaioli al Chiostro del Bramante

Dal 16 marzo 2016 al 4 settembre 2016 DART Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group presenta 110 opere dei Macchiaioli e non solo.

Ricordate la scena del film di Robert Stevenson in cui Mary Poppins entra nel dipinto su strada con Bert e i fratelli Banks? Così sarà entrare nelle sale del Chiostro del Bramante che ospita la mostra “I Macchiaioli. Le collezioni svelate”.

Francesca Dini, curatrice della mostra, ha dato un’impronta davvero particolare: come in una favola ci narra la vita di un gruppo di artisti che hanno colto, prima di tanti altri, una spinta verso il cambiamento. Non sempre apprezzati, i Macchiaioli, ci hanno lasciato testimonianza non solo di una Toscana selvaggia, fatta di attimi vivi e fuggevoli, ma anche di grandi valori come quello dell’amicizia e del legame che si crea con il collezionista-committente di opere d’arte. Un vincolo quasi indissolubile, costituito da una dipendenza che, potenzialmente, va ben oltre il mero aspetto economico. Il committente-collezionista invita l’artista alla produzione, lo incoraggia, lo invoglia, lo agevola. Questo doppio filo, che tiene unite le due figure, è molto più potente di quel che può sembrare. Salendo le scale che portano al primo piano del Chiostro spicca una frase di Francesca Molfino, la quale ci ricorda che “ Già nel Seicento collezionare era considerata un’attività terapeutica contro la malinconia”.

Ritratto della moglie di Ghiglia, macchiaioli
Ritratto della moglie, Ghiglia

Autoritratti vicendevoli, rappresentazioni di spazi vissuti quotidianamente dagli artisti e storie di collezionisti dall’accento stonato e nobilitante, fanno di questa mostra un lungo percorso nella breve storia dei pittori che hanno saputo cogliere la bellezza del colore e dell’eterno istante.

La mostra è divisa in nove sezioni che cercano di catalogare le opere sia a livello cronologico che a livello collezionistico. Un aspetto rilevante, che viene ripreso schematicamente nella descrizione delle sale è la cornice. Sono molti i quadri in cui la cornice diviene aspetto importante: donatrice di autorevolezza nei dipinti, che spesso ritraggono scene e paesaggi fin troppo comuni e consueti. Questo concetto è palese già nel “ Ritratto della figlia Alaide” del Banti che infonde nella prima sala un intenso blu, ispirando una profonda quiete, trasmessa da quadri come “Le Monachine” di Vincenzo Cabianca o “Stradina al sole” di Abbati.

Casa sul Botro, dipinto da Abbati. Macchiaioli
Casa sul Botro, Abbati

Si rimane rapiti da “ La Senna” nella seconda sala di Alphonse Maureau. Diego Martelli, che ospitò a Castiglioncello molti artisti dell’epoca, ispirandoli e supportandoli, fu uno dei primi tramiti italiani tra Impressionismo e Macchiaioli.

Nelle terza sala spicca fra tutti il ritratto di Beppe Abbati dipinto da Boldini. Il profondo senso di amicizia tra gli artisti si riconosce proprio in questi vicendevoli ritratti. Come non nominare l’olio su tavola “Casa sul Botro”, con quegli inconfondibili riflessi che solo un maestro del colore come Abbati poteva creare. Così come le scene di vita campestre di Silvestro Lega, con un magistrale accostamento de “La visita in villa”, “All’ombra della villa” e “L’ora del riposo” di Abbati: un trittico che inonda la sala della collezione di Carnielo di un assolato giallo, trasportando l’anima nelle giornate estive toscane piene di luci ed ombre, piene di monotona quotidianità, rifugio quieto per l’anima.

Si procede con la sala dedicata alle opere collezionate da Edoardo Bruno. Potrebbe essere definita la sala patriottica. Le grandi tele ritraggono la selvaggia Maremma, divenuta spesso campo di battaglia e “Cucitrici di camicie rosse” ritrae donne intente nel confezionamento delle divise dei garibaldini. Anche se lo sguardo viene rapito dal grande quadro di Niccolò Cannicci “Le Gramignaie al Fiume”,non possiamo non cogliere la fugacità e la bellezza dei momenti immortalati dal Fattori in quadri come “Incontro fatale”, un pastello su cartone di ineguagliabile bellezza o “Appello dopo la carica”, un olio su tela che riprende il tema del bianco, colore tanto caro anche agli Impressionisti, per via dell’effetto sfumato e della lucentezza.

Appello dopo la carica, Fattori. Macchiaioli
Appello dopo la carica, Fattori

Ed ora la sala di Mario Galli. Franchi lo definisce un “tipo da romanzo”. Le fonti ci dicono che arrivava anche ad indebitarsi per acquistare opere d’arte, ma con scaltra bravura riusciva a venderle senza problemi. Le “miniature toscane” del Borrani, danno un’impronta vivace e frizzante. Una serie di oli paesaggistici dai particolari curati maniacalmente. Degni di nota sono anche “Le porte Sante” di Giuseppe Abbati, che colpisce per il realistico impatto del vento sulla donna e “La Ciociara” di Fattori, per la prima volta esposto al pubblico.

Si sale al primo piano per conoscere Gustavo Sforni: intellettuale, pittore, collezionista, imprenditore, mecenate. Per gli amanti dell’arte, casa Sforni era il paese dei balocchi. Siamo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e nuove impronte iniziano a cambiare il modo di fare arte. Le pennellate più decise, i colori più forti, il gioco improntato sullo scuro ci mettono di fronte ad uno stile che ricalca molto la tecnica che attuerà Morandi a metà dello scorso secolo e, per certi aspetti, Modigliani. Risaltano alcuni lavori di pittura giapponese ed una parete con quadri di Fattori e Puccini. Quest’ultimo si può considerare un “post- macchiaiolo”, sicuramente molto più vicino alla tecnica di Sforni e Ghiglia, che ai suoi predecessori. È una pittura inquieta e tormentata, ma sempre incentrata sul colore. Non si può dire altrettanto del quadro, datato 1908 di LloydL’Osteria chiusa”: sovviene il pensiero del tramonto mentre il riflesso violaceo del sole che perde forza pervade la casa, le montagne ed il terreno.

Le ultime sale chiudono con dei lavori più “internazionali”. Da “Campo di Neve” di De Nittis si arriva a “Place du Tertre” di Zandomeneghi, fino ad arrivare in Persia con Pasini. Un lungo viaggio che ci riporta là dove tutto è iniziato, sul Ponte Vecchio con Telemaco Signorini. Spiccano i cappelli gialli delle bambine di spalle, che sembrano in contrato con il fazzoletto arancione della bambina che procede verso lo spettatore. E da Ponte Vecchio, camminando, si può raggiungere Caffè Michelangelo, là dove tutto è iniziato. I temi si confondono e sovrappongono, riprendendo l’essenza stessa di questi “poeti del colore”.

I Macchiaioli narrano poesie con il disegno, sfumano la parola con il colore e ci fanno entrare in una dimensione così tanto surreale, che quasi sembra di passeggiare nel dipinto, di assaporare le note dei colori che lo rendono così tanto vero. Il rosa del tramonto di Lega, il bianco candore di Fattori, i giochi di riflessi di Abbati narrano antiche storie. Di un’Italia pura e selvaggia.

Facilmente si entra nel dipinto, intenti si osservano i particolari e passeggiando ci si perde. Per ogni quadro una storia, per ogni storia un difficile ritorno.

Macchiaioli sul sito del Chiostro del Bramante

Ticket online

Silvia Grillo

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com