I misteri archeologici di Fiumicino

La storia affascinante di Porto

Quando si nomina la città di Fiumicino vengono subito in mente i suoi ristoranti di pesce, il mare e le passeggiate lungo la darsena. Pochi, compresi i suoi abitanti, conoscono la sua ricca storia archeologica.

Sulla Via Portuense, a pochi passi dall’Aeroporto di Fiumicino, sotto un viadotto c’è l’ingresso al parco archeologico dei porti di Claudio e di Traiano. La costa oggi è avanzata di circa 3 chilometri ma anticamente il mare arrivava fino all’attuale cancello di accesso al sito.

L’imperatore Claudio scelse questo luogo per far costruire il suo porto nel 42 d.C., nonostante fosse stato sconsigliato da tutti gli architetti dell’epoca. Non li ascoltò e portò avanti il suo progetto. La costruzione comprendeva un’area di circa 200 ettari. Erano presenti due moli che si gettavano direttamente in mare. Tra questi fu edificata un’isola artificiale. Si fece affondare un’imbarcazione enorme: la nave di Calligola, la quale aveva trasportato l’obelisco che ancora oggi possiamo ammirare in Piazza San Pietro. Su quest’isola si ergeva un faro, sul modello di quello di Alessandria, costruito con quattro basi. In cima ad esso un braciere indicava la direzione alle navi.

Venne costruito un portico monumentale a forma di “t” con le “colonnacce”, colonne tipicamente claudiane che l’imperatore amava particolarmente. Oggi se ne possono ammirare diverse ancora in piedi, incredibilmente giunte fino a noi.

La darsena serviva per il rimessaggio delle caudicarie: delle piccole imbarcazioni che dovevano risalire il Tevere controcorrente e trasportare le merci fino a Roma. Venne anche creato un nuovo sistema di canali. I lavori vennero terminati da Nerone, come sappiamo dal conio di alcune monete.

Come gli archetti avevano preannunciato ben presto il porto ebbe problemi con l’insabbiamento.

Traiano, l’Optimus Princeps, grazie al suo architetto di fiducia, Apollodoro di Damasco, fece costruire un secondo porto, più piccolo e collegato al primo. I lavori iniziarono nel 110 e terminarono nel 117 d.C. Qui arrivavano le merci da tutte le province in quello che era il momento di massima espansione dell’impero. Porto è unico nel suo genere: ha un bacino di forma esagonale che misura ben 32 ettari.

Con Costantino, Porto ottenne l’autonomia e cambiò il suo nome in Civitas Flavia Constantiniana Portuensis. Con il passare dei secoli, per il timore delle invasioni a Porto venne costruita una cinta muraria di protezione. Questo non bastò: subì le invasioni da parte dei Goti di Alarico nel 408 e dei Vandali nel 455. Più tardi anche i bizantini riuscirono a prendere la città.

La crisi finale di questo luogo si colloca tra la seconda metà del IX e nel X secolo.

A pochi chilometri dall’area archeologica sorge la necropoli di Porto. Qui sono conservate ben 200 tombe rimaste nascoste per secoli sotto dune di sabbia. Grazie agli scavi del secolo scorso tali sepolcri sono tornati alla luce in tutta la loro bellezza. È stata scoperta anche una strada antica: la Via Flavia che univa Porto con Ostia.

L’occupazione della necropoli iniziò quasi contemporaneamente alla costruzione del porto di Claudio. Le prime tombe sorsero senza un ordine preciso. Dal III secolo, visto il poco spazio, si passò a occupare anche l’area antistante la strada con nuove tombe. È molto interessante notare come all’interno di questo sepolcreto siano diversi i modi di sepoltura che si differenziano in base al proprio status sociale di appartenenza.

Generalmente si trovano tombe a opera quadrata, talvolta con recinto. Alcune hanno ancora i biclinia in muratura dove si svolgevano i banchetti funebri. All’interno troviamo spesso il rito misto: nicchie per le incenerizioni nella parte alta e in quella bassa gli arcosoli dove veniva adagiato il corpo del defunto.

Molte di queste tombe conservano la decorazione in stucco, altre ancora decorazioni pittoriche con colori vivaci.

Nella Necropoli è presente il “campo dei poveri”: sepolture molto più semplici rispetto alle precedenti che potevano essere semplicemente una fossa nel terreno con un’anfora nei pressi che serviva sia come segnacolo sia per le libagioni.

È interessante notare la fierezza del mestiere. Sono diverse le lastre che furono scelte per rappresentare il lavoro del defunto: c’è il medico che sta praticando un salasso, l’ostetrica che sta facendo partorire una donna con l’aiuto di ‘, il commerciante, l’acquaiolo con la sua anfora in mano e molti altri.

Fiumicino non è solo mare, ristoranti e passeggiate; è invece una città ricca di storia, piena di ha sorprese tutte da scoprire e … da visitare!

 

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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