Palazzo Farnesina ai Baullari/Museo Barracco: l’arte classica in una costruzione unica a Roma

Palazzo Farnesina ai Baullari/Museo Barracco: l’arte classica in una costruzione unica a Roma

Roma Nascosta vi porta a visitare Palazzo Farnesina ai Baullari e il Museo Barracco: tante sculture classiche (alcune di fama mondiale) collezionate all’interno di uno dei palazzi dalla vita più “tormentata” che Roma ospita…

 

INFORMAZIONI “PRATICHE”
Appuntamento: Sabato 20 gennaio, ore 10:45, Corso Vittorio Emanuele II 166A (ingresso Palazzo)
Orario inizio: 11:00 (termine visita alle ore 12:30)
Costo della visita: 9€
Quota associativa (tessera valida fino al 31 dicembre 2018): 6€
Costo speciale per famiglie: gli UNDER 18: 3€ (comprensivo di quota associativa!!!)
Invalidi: 10€ (comprensivi della quota associativa)
Cuffie: 2€ l’una
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: scrivendo una mail a info@romanascosta.net o mandando SMS o Whatsapp al numero 3801473193.

Per avere copia della nostra pubblicazione “Roma Nascosta” scriverci al momento della prenotazione.

 

Alcune anticipazioni…

I luoghi più affascinanti di Roma hanno un nome nascosto. È una particolarità delle cose che, non potendo raccontare in breve la loro lunga storia, si lasciano riscoprire un po’ alla volta.

La Piccola Farnesina ai Baullari custodisce su due lapidi nel cortile il nome dell’antico proprietario, Thomas Le Roy, prelato bretone alla corte di Francesco I. Per il contributo fornito durante la stesura del Trattato di Friburgo, che sanciva la pace tra Francia e Svizzera dopo la battaglia di Marignano, Le Roy poté arricchire il proprio emblema con il Giglio di Francia, già utilizzato a Roma dai Farnese e, proprio per questa somiglianza nelle insegne, l’edificio è chiamato erroneamente Piccola Farnesina.

Molti credono che il palazzetto fu progettato da Antonio da Sangallo il Giovane nel 1523, tre anni dopo la morte di Raffaello Sanzio, sostituito dall’architetto fiorentino in diversi progetti. Dopo quasi due secoli la proprietà passò ai Silvestri che, a scanso di ulteriori equivoci, avevano uno scorpione sul loro emblema. Altri segreti sarebbero emersi dalla storia di questo luogo. Nel 1885 era in atto un’imponente trasformazione urbana che, tra le varie iniziative, prevedeva l’apertura di Corso Vittorio Emanuele II per collegare Piazza Venezia con il Tevere. Il palazzetto fu espropriato, salvato dalle demolizioni e restaurato. Nel 1899 fu necessario eseguire uno scavo per rafforzarne le fondamenta e, durante i lavori, vennero alla luce i resti di una domus romana risalente al IV secolo a.C., oggi visitabili nei locali scantinati del museo.

Le opere del tempo intrecciano il proprio destino con quello di chi sa ascoltarle con pazienza. Il barone calabrese Giovanni Barracco fu, tra le altre cose, un grande studioso dell’archeologia classica ed egizia. Trasferitosi a Roma nel 1871, partecipò intensamente alla vita artistica romana e iniziò ad ampliare la propria collezione, spesso richiedendo la collaborazione di altri mecenati e di illustri esperti di archeologia. Alla sua morte, la preziosa collezione comprendeva circa 400 pezzi di arte egizia, assira, greca, latina e medievale. Non essendosi mai sposato e non avendo avuto figli, Barracco aveva preso la decisione di omaggiare Roma delle opere raccolte nel corso degli anni. Fu lui stesso, insieme all’architetto Gaetano Koch, a progettare il museo che avrebbe ospitato la collezione, il Museo di Scultura Antica: un tempio classico dotato di impianto di riscaldamento (uno dei primi in Italia) e di basi girevoli che permettevano la visione completa di alcune sculture. Ma il richiamo delle opere del tempo stava per compiere uno dei suoi intrecci.

Nel 1938, iniziarono nuovi lavori per stabilizzare corso Vittorio Emanuele II dopo la costruzione dell’omonimo ponte; situazione analoga alla scoperta della domus romana sotto il Palazzetto Le Roy quasi quarant’anni prima, ma che si risolse con la demolizione del Museo di Scultura Antica. La collezione Barracco fu trasferita momentaneamente all’Osteria dell’Orso e poi ai Musei Capitolini. Finalmente, nel 1948 il Comune di Roma mise a disposizione la Piccola Farnesina ai Baullari per esibire di nuovo il Museo Barracco, da allora tornato ad essere uno dei molti vanti della capitale.

Ailo Baronti

 

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Redazione Nèa Polis

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