Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di Roma

Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di Roma

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Pasolini e le borgate romane nella mostra alla Biblioteca Nazionale di Roma

Il 2 novembre 1975 è una data incisa a fuoco nella storia italiana: quella del ritrovamento del corpo senza vita di Pasolini all’Idroscalo di Ostia; la conclusione tragica di una parabola controversa, di una vita difficile e contrastata.

Quella di Pasolini è una figura che a distanza di anni fa ancora discutere, per la sua capacità intellettuale di mettere a nudo le ambivalenze di un paese come l’Italia, i suoi lati meno raccontati, quelli nascosti e ignorati, taciuti per un pudore che sapeva di moralismo travestito da moralità.
Pasolini ha voluto farsi narratore della realtà e non si può non ricordarlo per il lavoro di studio, di “sopralluogo”, di appropriamento di una realtà che non era la sua attraverso il contatto diretto con le borgate romane, i ragazzi che nelle sue pagine parlano un dialetto rimasticato da un raffinato cultore della lingua e della letteratura.

Così “Ragazzi leggeri come stracci”, la mostra allestita in occasione dei 40 anni dalla morte di Pasolini alla Biblioteca Nazionale Centrale e destinata ad essere parte dell’esposizione permanente di Spazi900, è un percorso che si muove su questi due binari: quello dell’esperienza concreta, diretta della vita delle periferie romane tra giochi ed espedienti, degrado e autenticità e quella del laboratorio di scrittura, il luogo del travaglio compositivo, della trasformazione della vita in letteratura.

Entrando nei locali allestiti ci si trova come al centro di una grande piazza, fulcro della vita sociale, luogo di raduno della comunità che si costruisce nella borgata. Una piazza animata dalle foto d’epoca che ricostruiscono l’ambientazione, circondata dagli archi degli acquedotti che spesso diventavano rifugio per le famiglie povere, per gli sfollati della guerra rimasti privi di casa e di supporto. Alle strutture messe in piedi per ricreare l’elemento fondamentale degli scritti di Pasolini, cioè il luogo-borgata, si affiancano dattiloscritti e documenti autografi, testi corretti a mano, cancellati, ripensati, che illustrano il complesso lavoro di trasposizione della realtà.

Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di Roma
Ragazzi di vita, Una vita violenta, Orgia e molti altri testi di cui la Biblioteca Centrale custodisce le carte originali trascorrono sotto gli occhi del visitatore che si trova così, contemporaneamente, nella realtà – riprodotta dall’allestimento – e nella realtà ricostruita e plasmata nella mente dell’autore.

Dalla piazza, luogo comunitario, come in un percorso obbligato si passa al campo di pallone, senza soluzione di continuità giacché gli spazi si presentano permeabili e a contatto, così come sono vissuti e guardati da Pasolini stesso che compare, impegnato in una partita di pallone con dei ragazzini, in una notissima fotografia, scelta per rappresentare questo ambiente.

Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di Roma

Ambiente da cui si travalica la dimensione pubblica e sociale per approdare, passati gli archi, a quella privata dell’interno domestico, nell’estrema povertà e semplicità del suo arredamento. A corredo di questa immagine plastica non poteva che esserci “Il pianto della scavatrice” in cui il poeta medita sul proprio passato e si rappresenta “povero come un gatto del Colosseo”.

Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di Roma

Particolarmente degna di nota è l’ultima sezione dell’allestimento che può essere concepita sia come parte della mostra dedicata a Pasolini, in grado di integrarla e darle più ampio respiro sia come mostra a sé stante poiché raccoglie gli scatti del fotografo Rodrigo Pais dedicati alle borgate romane.

Pasolini e le borgate romane alla Biblioteca Nazionale di RomaPais, dedicatosi dapprima al mestiere di stampatore nel laboratorio fotografico Binazzi e Lombardini, divenne fotoreporter per il settimanale “Vie nuove” e successivamente per “L’Unità” e “Paese Sera”, collaborando anche con il “Corriere della Sera” e il “Corriere dell’informazione”. I suoi scatti, che immortalano il Mandrione, il Prenestino etc, offrono uno spaccato della vita dei derelitti di Roma oltre a documentare la trasformazione della città, l’espansione edilizia, la cementificazione. Un ottimo corollario a suggello di una mostra che tenta, forse riuscendoci appieno, di restituire attraverso una doppia visione, del narratore-poeta Pasolini e del fotografo Pais, quella che era la Roma della seconda metà del Novecento.

 

 

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.