Una passeggiata nel Museo Etrusco di Villa Giulia

Il Museo Etrusco: alla scoperta delle radici delle civiltà italiche

Fondato nel lontano 1889, il Museo Nazionale di Villa Giulia espone la più importante e completa collezione di arte etrusca del mondo.

La raccolta ha trovato casa in una delle più belle ville suburbane del rinascimento papalino e si arricchisce dei pezzi provenienti dal Museo Kircheriano, dalle famiglie Barberini e Pesciotti e dalla storica Collezione Castellani, appartenente a una famiglia di orafi romani famosa alla fine del XIX secolo.

Oltra all’arte antica, Villa Giulia ha ospitato nel corso degli anni uno degli appuntamenti letterari più seguiti d’Italia: il premio Strega. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo dal 1947 al 2015 proprio nel Ninfeo della Villa – giardino delle delizie di Papa Giulio III – al cui centro sorge la maestosa fontana di Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammanati. Qui si svolgevano sontuosi pranzi e ricevimenti lunghi tutti il giorno, grazie al clima temperato della corte en plein air di Giulio III, dove gli invitati solevano arrivare via Tevere, approdando nel porticciolo fluviale a loro riservato nei pressi della Villa.

Crocevia di popoli e culture, il Lazio offre – anche prima del rivoluzionario avvento della civiltà romana – una ricchissima varietà di siti archeologici, afferenti sia ad insediamenti italici, sia ad alcuni importanti centri dell’Etruria Meridionale. È dall’Italia centrale, infatti, – e in particolare dalle città etrusche di Vulci, Cerveteri e Veio – che arriva gran parte delle opere conservate nel Museo Nazionale di Villa Giulia. Sono ben rappresentati, inoltre, i siti minori dell’Italia preromana grazie agli scavi nei siti di Agro falisco, Latium vetus e dell’Umbria.

I manufatti di questa antica e misteriosa civiltà, sono affiancati anche importanti reperti di provenienza greca, tra cui il cosiddetto Olpe Chigi, uno dei pochi esempi di arte protocorinzia (VII sec a.C.), trovato in una campagna di scavi nei pressi di Veio nel 1882. Probabilmente realizzata dal cosiddetto “pittore di Ecfanto” – la cui mano è stata riconosciuta anche in un pezzo della collezione MacMillan conservato al British Museum di Londra – la ceramica è decorata con scene ispirate al mito del Giudizio di Paride, alla caccia al leone e alla vita militare.

Altri pezzi di grande pregio all’interno della collezione sono il Sarcofago degli Sposi di Cerveteri, la Statua di Apollo di Veio e le Tavolette di Pyrigi.

Se il primo rappresenta una rara testimonianza della società etrusca, dove la donna era solita partecipare ai banchetti ricoprendo una posizione conviviale pari a quella del compagno, l’Apollo di Veio – rinvenuto quasi integro nel 1916, negli scavi di Giulio Quirino Giglioli del Santuario di Portonaccio a Veio – faceva parte di un più ampio gruppo scultoreo, rappresentante la lotta tra il Dio ed Ercole nella conquista della Cerva Cerinite dalle corna d’oro, bestia mitologica sacra ad Artemide.

A queste sculture in terracotta, si aggiungono le Lamine di Pyrigi, tre fogli in lamina d’oro che riportano un testo religioso sia in lingua fenicia sia in lingua etrusca: un po’ come la più nota Stele di Rosetta, il documento si è rivelato di estrema importanza per la conoscenza della lingua e di una civiltà altrimenti impenetrabile.

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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