Il percorso blu: viaggio nella Roma delle fontane sulle tracce dell’Aqua Virgo

Il percorso blu: viaggio nella Roma delle fontane sulle tracce dell’Aqua Virgo

Il percorso blu: viaggio nella Roma delle fontane sulle tracce dell’Aqua Virgo

Sabato 20 maggio Roma Nascosta vi stupirà ancora! Percorreremo insieme il cosiddetto “Percorso blu”, ovvero la linea tracciata dall’Acquedotto Vergine (uno dei più importanti della storia dell’antica Roma e ancora attivo). Tutte le info disponibili sul percorso.

L’ingegneria romana non ha mai smesso di stupire gli uomini e le donne di ogni epoca. Tra le meraviglie tecniche del mondo antico, c’è sicuramente la fitta rete di acquedotti che servivano di acqua corrente le città dell’Impero romano. Uno di quegli acquedotti cittadini è sopravvissuto fino ai nostri giorni: parliamo dell’Aqua Virgo, 20 km di canali sotterranei, situati nella zona del Campo Marzio, a Roma.

Sul suo affascinante nome ci sono due possibili spiegazioni: c’è chi sostiene che, là dove sorge il suo bacino di alimentazione, ci fosse un’edicola raffigurante una ninfa, e chi, invece, racconta di una fanciulla che indicò ad alcuni soldati la posizione della sorgente del fiume Aniene. Chiunque sia la “virgo” che ha dato il nome all’acquedotto, sappiamo che l’impianto fu inaugurato nel 19 d.C. e che il suo costruttore fu Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto.

fontana di trevi dettaglioTra gli acquedotti che servivano la Roma antica, l’Aqua Virgo è l’unico rimasto ancora funzionante. Nella sua lunga vita, è stato oggetto di numerosi restauri, tra cui quello di Leon Battista Alberti, commissionato da Niccolò V (1447 c.ca). Naturalmente, le acque trasportate dall’antica struttura romana non sono più potabili; la loro funzione è quella di alimentare alcune delle più belle fontane dell’Urbe.

Tra queste, la più famosa è senz’altro la Fontana di Trevi. La nascita di questo simbolo di Roma, immortalato in notturna nel film di Federico Fellini, “La dolce vita”, è legata al restauro del XV secolo dell’Aqua Virgo: in quell’occasione furono sistemate delle vasche di raccolta dell’acqua nei pressi del Quirinale, esattamente nel punto in cui sorge la Fontana di Trevi.

La fontana fu poi ampliata nel 1640 da Gian Lorenzo Bernini grazie a una tassa sul vino, che creò molto malcontento tra i cittadini romani , ma la morte del committente di Bernini, papa Urbano VIII, appena quattro anni dopo, portò all’interruzione del progetto. La fontana sarà completata più di un secolo dopo, per volontà di Clemente XII, che affidò l’incarico all’architetto Nicola Salvi.

Lasciamoci alle spalle la Fontana di Trevi e arriviamo in piazza Colonna, dove si trova la fontana realizzata nel 1575 da Giacomo Della Porta su commisione di papa Gregorio XIII. Secondo il progetto iniziale di Della Porta, la fontana doveva essere molto più vicina alla colonna di Marco Aurelio, e doveva ospitare la statua di Marforio, la divinità fluviale oggi conservata nei Musei Capitolini. Il Papa rifiutò questo disegno e Della Porta ridimensionò il suo progetto, dando alla piazza un aspetto più discreto, sostanzialmente quello che possiamo ammirare oggi.

piazza del pantheon

Sempre di Giacomo Della Porta è la fontana di piazza della Rotonda, di fronte al Pantheon. L’opera fu conclusa nel 1576 esattamente un anno dopo la fontana di piazza Colonna. All’epoca della  costruzione della fontana, fino all’inizio del XIX secolo, l’aspetto della piazza era molto diverso da quello a cui siamo abituati: qui, infatti, si teneva il mercato del pesce e della verdura che Papa Pio VII fece spostare nel 1804. La situazione allora doveva essere piuttosto pittoresca: si racconta, infatti che i mercanti si servivano della vasca della fontana di Della Porta per refrigerare il pesce.

Se c’è un posto a Roma in cui di certo non mancano le fontane, è piazza Navona. Qui, per volontà di Innocenzo X, Gian Lorenzo Bernini realizzò la Fontana dei Quattro Fiumi, resa preziosa dal celebre gruppo scultoreo che raffigura i corsi d’acqua più importanti del mondo: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio de la Plata. La leggenda vuole che il Nilo sia stato rappresentato mentre si copre la vista per non dover guardare la chiesa di Sant’Agnese in Agone, realizzata – in realtà – qualche anno dopo la fontana. Questa leggenda nasce dalla rivalità storica tra Bernini e Giacomo Borromini, architetto di Sant’Agnese, che  provocò tra i due artisti diverse scaramucce, che fecero molto chiacchierare la Roma barocca.

fontana dei quattro fiumiAi lati dell’imponente opera beniniana, le due fontane più piccole note coi nomi di “fontana del Moro (a sud) e “fontana del Nettuno” (a nord). Entrambe furono dapprima disegnate da Giacomo Della Porta, che aveva previsto un impianto piuttosto lineare, secondo il suo stile. Su questo schema iniziale intervenne Bernini, che posizionò al centro della fontana settentrionale un personaggio dai tratti africani che strozza il delfino dal quale scaturisce l’acqua. Lo spirito irriverente di Bernini si manifestò anche in questa commissione: si racconta, infatti, che il volto del moro era ispirato dalla celebre statua “parlante” del Pasquino, su cui il popolo era solito affiggere versi di satira contro il Papa.

 

Francesca Torre

 

 

 

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Redazione Nèa Polis

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