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Il Pomerium: Roma tra leggenda e storia
Per comprendere ancora meglio la genesi della città di Roma e delle sue antiche istituzioni politiche, può essere sicuramente utile riprendere la tradizione e nello specifico un famosissimo elemento della fondazione dell’urbs: il solco tracciato con l’aratro da Romolo, il pomerium. Può sembrare strano, o almeno alquanto particolare, ma l’intera storia ed evoluzione della vita religiosa e politica di Roma sono profondamente legate al leggendario solco romuleo e al “volo degli uccelli”.
In questa sede non mi soffermerò sulla narrazione della legenda di Romolo e Remo ma evidenzierò le dinamiche realmente riscontrabili nel concetto dei “perimetri” nell’antica Roma.
L’urbs fu fondata, come ci tramanda il mito, secondo il “rito etrusco” che indicava le modalità corrette, davanti agli dei, per creare una nuova città.
Questo procedimento era legato agli “auspicia” cioè all’osservazione del volo degli uccelli che permetteva di poter individuare elementi fondamentali per avviare la costruzione di una nuova città e soprattutto garantiva la protezione divina. Successivamente il rito prevedeva la fase dello scavo del solco con la parte interna dell’aratro in modo tale che le zolle di terra andassero solo su di un lato creando appunto un perimetro.
Lungo questo percorso, in corrispondenza delle future porte d’accesso, l’aratro veniva alzato e la terra priva del solco veniva sottoposta alla divinizzazione del dio dei transiti Giano in modo tale da preservare l’intero effetto protettivo del solco scavato.
L’insieme di queste pratiche fortemente ritualizzate avevano lo scopo di dare alla futura città il suo “perimetro sacro”, con successivi risvolti sia politici che amministrativi.
Gli antichi romani chiamavano tale perimetro pomerium, pomerio.
Questo rituale permetteva di rendere la città uno spazio “inaugurato” quindi sacro e idealmente protetto.
Non a caso con l’estensione del dominio di Roma la pratica del “pomerio” veniva ripetuta durante la fondazione di ogni nuova colonia romana sia per non offendere le divinità sia per mantenere costante la memoria del primo perimetro sacro romano, cioè quello tracciato dal fondatore dell’urbs Romolo.
Principalmente durante l’epoca monarchica e repubblicana il valore del pomerium di Roma non era solamente religioso o semplicemente formale: questa “linea ideale” che correva all’interno della città, in continua espansione, aveva anche molteplici significati politici e “civici”.
Nella zona interna delimitata dal pomerium i re prima, e successivamente le più alte cariche repubblicane esercitavano il potere sulla città, più precisamente l’“imperium domi” cioè il potere civile; mentre nella zona esterna veniva esercitato l’“imperium militiae”, il potere militare.
Dunque questa divisione anche se ideale non era solo “territoriale”, ma era una divisione che riguardava anche l’esercizio del potere e persino lo stesso sviluppo urbano della città. All’interno del pomerio, per esempio, era vietato costruire templi dedicati a divinità distruttrici, della guerra o della morte, come Marte o seppellire i morti o edificare monumenti legati ai defunti in generale.
Le uniche persone che potevano essere seppellite nella zona interna del pomerio erano le sacerdotesse di Vesta impure, almeno fino alla tarda epoca repubblicana. Infatti, riguardo a questi aspetti, va fatto un discorso diverso sul pomerio di Roma a partire dall’epoca imperiale, tema che però esula dal periodo in esame di questo articolo.
Inoltre era assolutamente interdetto l’accesso a qualsiasi esercito romano armato all’interno della zona del pomerio, tranne che per il “trionfo”, che era a sua volta un altro rito religioso celebrato in questo spazio sacro della città.
Dal primo solco leggendario di Romolo il pomerio fu più volte ampliato, seguendo di pari passo l’espansione urbana della città; il primo che modificò il tracciato originale fu il re Servio Tulio, che ampliò anche l’antica cinta di mura della città.
Successivamente, in epoca repubblicana, il pomerium fu ulteriormente ampliato durante la dittatura di Silla.
Il perimetro ideale, di cui ancora oggi non conosciamo esattamente il percorso, era delimitato da varie pietre poste all’interno della città dette “cippi pomerii”, questi erano sacri e rappresentavano fisicamente sia il pomerio che la sacralità dello “spazio purificato” che delimitavano.
Per comprendere meglio l’importanza per gli antichi romani del pomerio può essere utile usare come paragone la “sacralità” delle mura cittadine nell’immaginario collettivo dell’epoca. Le mura che cingevano Roma erano considerate “sante” per gli antichi romani in quanto la violazione di queste avrebbe causato effetti negativi, ma la “santità” del pomerio era decisamente maggiore in quanto frutto di un rito ben definito, da cui ne scaturiva anche l’articolazione del potere cittadino.
Infine per gli antichi romani non poteva esistere una città, intesa come “urbs” e non come un semplice centro abitato, senza il suo spazio sacro, senza il suo pomerio.
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