Realtà al Museo di Roma in Trastevere: cuor che non vede non duole?

Realtà al Museo di Roma in Trastevere: cuor che non vede non duole?
Realtà al Museo di Roma in Trastevere: cuor che non vede non duole?
Andy Rocchelli

Andy Rocchelli sbarca al Museo di Roma in Trastevere fino al 15 novembre. Una mostra fotografica “Stories” sulle guerre dell’oggi. Dai conflitti etnici, al terrorismo, all’immigrazione. Temi attuali racchiusi in scatti di forte impatto emotivo.

Realtà al Museo di Roma in Trastevere: cuor che non vede non duole?
Una delle foto che rientrano nel ciclo “Russian interiors”

Ci ha lasciati con l’amaro in bocca, così come lasciano l’amaro in bocca i suoi scatti. In pochi lo conoscono, in molti hanno visto i suoi lavori sulle prime pagine di noti quotidiani, soprattutto esteri. Andy Rocchelli, fotoreporter indipendente, italiano di nascita, ma cittadino del globo per eccellenza, nei suoi pochi, intensi anni di vita ha dato un contributo assai notevole a tante tematiche del mondo attuale. Proprio quelle tematiche di cui tutti abbiamo sentito vociferare, ma non ci sono chiare, delineate. Ci porta in dinamiche complesse, nude, crude che tendono a spaesare lo spettatore, visualizzando queste scene in lontananza, quasi scansandole dallo sguardo. Ed invece, Andy, ci entrava dentro: divoratore di dinamiche sociali; le sviscerava con scatti potenti, d’impatto, pieni di emozione, cogliendo particolari, come i sampietrini lanciati contro le forze dell’ordine a Maidan o fotografando maestose verità, come i confini creati nel conflitto tra khirghisi e uzbeki. Non conoscevo questo fotoreporter, come non conoscevo così bene questi spaccati di contemporaneità di cui poco parlano radio e giornali. Dagli immigrati che raccolgono agrumi a Rosarno e vivono nell’ “Inferno”; ai fuggitivi libici che cercano pace e rivoluzione in Tunisia, ove trovano, invece, nostalgia e disillusione; alla collezione Russian Interiors, foto di donne russe nello loro case, dai volti impassibili e gli occhi persi in un complesso vuoto indefinito, che sono diventate una raccolta antropologica di inestimabile valore; al capolavoro sulle famiglie racchiuse nei bunker durante le rappresaglie tra le forze armate ucraine e i gruppi militari pro-russi.

Tutto narrato con maestria, attraverso le immagini. Immagini, che sono il canale principale di racconto delle nuove generazioni, sempre più lontane da quel che accade fuori dal loro raggio d’azione, soprattutto per causa nostra, adulti insensibili alle dinamiche culturali di altri Paesi. Più delle notizie passate ai telegiornali, le fotografie si imprimono nella mente, le sentiamo più vicine a noi. Non ci rendiamo conto di quanto vicini sono questi conflitti, di quanto tocchino, non solo la politica internazionale, ma il quotidiano di ogni abitante della Terra. Riflettere su un mondo che cambia, spesso in modo violento, che cerca la propria identità, intrecciando il proprio percorso verso “il meglio” ad istinti primordiali, cozzando con quel senso di buono che vive nel fondo dell’animo umano, come testimoniano le foto nelle cantine per alimenti della case ucraine divenute bunker, dove bambini orfani vengono adottati da altre famiglie del villaggio e chiamati: “Anime congelate”, la cui fiducia nel genere umano è stata tradita dalla guerra, sarebbe il compito principale della nostra generazione. Ma per noi tutti è più facile non vedere, per non addolorarsi troppo, anche se si tratta di particolari di una semplice foto in cui vengono narrati pezzi di storia vivente.

Silvia Grillo

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com