La Roma scomparsa a Palazzo Braschi

La Roma scomparsa a Palazzo Braschi

Domenica 7 febbraio 2016 Roma Nascosta vi porta alla scoperta di Palazzo Braschi. Appuntamento alle 10.30 a Palazzo Braschi con ingresso gratuito per la prima domenica del mese!

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Piazza Navona, cuore Barocco di Roma, ellisse abbracciata dai palazzi delle più nobili famiglie succedutesi nel corso dei secoli, attraversata dall’affascinante quanto controverso conflitto tra Bernini e Borromini, rischia talvolta nella sua magnificenza di eclissare le bellezze che la coronano.
Tra di esse, Palazzo Braschi sorto nel ‘700 per volontà di un papa come dono per un nipote: un vero esempio – uno degli ultimi – di nepotismo pontificio.

Papa Pio VI, infatti, finanziò la costruzione di questo simbolo estremamente terreno del potere suo e di quello della famiglia Braschi facendo confluire nelle casse dell’amato nipote Luigi Braschi, destinatario del dono, ingenti ricchezze attraverso la concessione di vari privilegi e attingendo alle risorse dello stesso Stato Pontificio.
 Roma scomparsa a Palazzo BraschiIl papa, però, non potette vedere conclusa la sua impresa: cominciata nel 1792 la costruzione del palazzo venne interrotta dall’evento più traumatico del secolo, la Rivoluzione Francese, che travolse anche la società italiana con l’occupazione di Roma da parte delle truppe guidate da Napoleone nel 1798. Pio VI muore in esilio e il palazzo viene concluso soltanto molti anni dopo, quando ormai anche Luigi Braschi è morto.

Palazzo Braschi resta in mano agli eredi soltanto per 60 anni: con la realizzazione dell’unità d’Italia e Roma capitale, il Palazzo viene venduto allo Stato e non molti anni dopo vede le conseguenze del regime fascista e della guerra, divenendo prima sede delle istituzioni, poi del Partito Fascista Repubblicano e infine rifugio di senzatetto e sfollati, rimasti privi di casa a causa dei bombardamenti.

Palazzo Braschi ha visto la storia più recente di Roma, incarnandola talvolta, rimanendovi al centro anche una volta trasformato in Museo. Esso ospita oggi proprio il Museo di Roma la cui enorme collezione, divisa per grandi temi, ricostruisce attraverso dipinti, sculture, fotografie e grafiche le grandi trasformazioni che hanno caratterizzato il tessuto urbano di Roma dal Medioevo fino al Novecento: è un lungo percorso che sembra tracciare storie parallele e concomitanti legate insieme dalla città di cui raccontano i retroscena, il lento stratificarsi.

Roma scamparsa a Palazzo BraschiNon si può che rimanere sorpresi di fronte alla grande scenografia dell’Urbe, una vera e propria quinta teatrale che è impossibile non paragonare a quello che è lo scenario contemporaneo: una lunga serie di vedute, realizzate tra ‘500 e ‘800, ci offrono uno spettacolo al contempo familiare ed estraniante, con i grandi monumenti dell’antichità, oggi incastrati tra abitazioni e strade trafficate, mete del turismo internazionale, solitarie in mezzo ad una città che deve ancora conoscere l’espansione. Cambiano i luoghi e così i costumi, le mode, le tradizioni: troviamo immagini dalla Roma scomparsa a Palazzo Braschi, testimonianze non soltanto di una fisionomia che cambia ma anche di feste e celebrazioni ormai dimenticate come la Giostra del Saracino, raffigurata da Filippo Gagliardi e Andrea Sacchi intorno agli anni ’50 del Seicento – tenutasi proprio a Piazza Navona nel 1634 – rievocazione della tradizione cavalleresca con tornei e gare; o la Corsa dei cavalli Berberi che concludeva il carnevale romano e diede il nome a via del Corso; o il Carnevale stesso, uno dei momenti più attesi dalla plebe di Roma.Roma scomparsa a Palazzo Braschi

La compresenza di tante testimonianze che attingono a secoli diversi, inoltre, offre non soltanto uno spaccato inedito sulla città ma anche una sorta di rassegna di stili artistici differenti. Sembra quasi di sfogliare un grande manuale di storia dell’arte, coprendo un arco cronologico tanto vasto quanto diverse sono le tecniche utilizzate: dalle vedute dipinte si passa a quelle fotografate, dai ritratti si trascorre ben presto alle grafiche e alle stampe e un percorso privilegiato, al di là del filo tematico, potrebbe essere rappresentato proprio dall’evoluzione di una singola tecnica.

Storie, luoghi, cultura e grandi famiglie sono i fili conduttori del viaggio che si intraprende varcando questa soglia alla ricerca delle tracce labili che permettono di riannodare i fili recisi della memoria e conquistare un rapporto più profondo con i luoghi che un romano incontra tutti i giorni e sono intrisi di un passato che è necessario preservare, che è bello riscoprire passeggiando all’interno di un palazzo storico che con le sue architetture stesse rievoca un’atmosfera particolare.


Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.