Sacralità bestiale al Museo Civico di Zoologia

Sacralità bestiale al Museo Civico di Zoologia

Sacralità bestiale al Museo Civico di Zoologia

Animaux Sauvages è la mostra che fino al 14 Marzo 2016 colora alcune sale del Museo Civico di Zoologia di Roma. Mentre si attraversano le ultime sale del Museo colpiscono gli acrilici su tela di Salvatore Schilirò, detto Schili. Un insegnante di arte, laureato in architettura, con una grande passione per il viaggio naturalistico. Asia ed Africa: queste le mete che vengono riproposte faunisticamente in una danza di linee e colori vivaci. Animali dai tratti totemici, narrano la vita selvaggia e vengono rappresentati in vesti sacrali, su sfondi spesso mosaici.

Le opere di Schili si potrebbero suddividere in sei grandi filoni:

Il primo filone lo potremo correlare alla musica. La serie “Jazz” riproduce un movimento animalesco, fantasioso di gazzelle, elefanti, rinoceronti e gnu. Gli animali, tutti della stessa specie, sembrano essere stati creati come in un concerto jazz: variegati, nella loro identicità. Le posizioni degli animali sono come le note: relativamente poche rispetto alla moltitudine di abbinamenti sonori che possono essere composti.

Il secondo è il filone Animaux, che inizia nel 2009 e termina nel 2014. Un evoluzione “picassiana” degli acrilici. Più schematico, ma più enigmatico parte da una base di colore omogeneo su cui si diramano l’una sull’altra, animali di tutte le specie: alci, cammelli, giraffe, uccelli, felini, rettili. Un quadro-gioco, in cui lo spettatore viene invitato a cercare le miriadi di animali sovrapposti, come fossero soluzioni di un indovinello.

Il terzo filone è esposto nella sala Arrigoni / Degli Oddi. La definiamo “raccolta birds”, dipinta tra il 2012 e il 2015. Magistralmente situata in una delle sale più importanti a livello nazionale di ornitologia, parte da un progetto di “puntinismo” utilizzato per disegnare i corpi dei volatili. I colori sgargianti ed in forte contrasto tra loro ci rimandano ad un’ aria di libertà, di momento. Accentuano questi concetti i lunghi becchi, le capigliature estrose e gli occhi impassibili, che esprimono una muta concentrazione, il silenzio interiore prima di spiccare il volo verso luoghi lontani, aria di libertà.

Il quarto filone è quello dedicato ad ogni singola specie. Antilopi, leoni, gorilla, ghepardi, okapi. La ripetizione degli animali è seriale. L’animale viene ripetuto nella forma e riempito di sé stesso. Questa introspezione, questo guardare all’interno ci trasporta nella dimensione spirituale del quadro. L’animale viene concepito come essere sacrificale, vittima di un mondo che sembra non comprenderlo appieno. Le pose sono maniacalmente esatte. Le antilopi con le corna maestose girano la testa all’indietro, intente nella loro perpetua siesta, che può essere scalfita solo da un rumore, da un pericolo. Ed eccolo il fiero leone e la fiera leonessa che scrutano l’infinito con i loro occhi attenti. Così come i ghepardi, dei grossi gattoni, che vengono divinizzati dal colore, dal motivo, dallo sguardo bonario e dall’apparizione di particolarissimi uccelli, che tendono a richiamare la pittura sacra delle antiche popolazioni del Sud America.

I quadri parlano di valori umani. In Okapis, del 2013 la diversità la fa da padrona. In evidenza le strisce zebrate che irrorano la parte posteriore di questo mammifero: un incrocio tra un antilope, una zebra e una giraffa. Il concetto di “madre-figlio” è ben presente nella serie Borneo: una scimmia, in posizione yogica bacia il suo piccolo. Dietro di essa un fiore, sembra simboleggiare la purezza del gesto, mentre l’occhio cade sulla lunga coda rossa e bianca del piccolo, che scende tra i rami stilizzati. Il concetto di gruppo, osando il concetto di famiglia, viene ricalcato in “Lions”, dipinto nel medesimo anno. I leoni neri richiamano alla mente il senso di protezione della specie, con due “piccoli” disegnati nell’arco formato dal corpo della leonessa poggiata regalmente a terra. Impatto ancora più incisivo in Snow Leopard, una tela 100 x 100 in cui l’animale sembra stringere un patto con l’uomo attraverso l’idioma cinese, che spunta tra una lunghe, sinuose code.

Quinto il filone Wild. “Asia Wild” e “Europe Wild” sono due quadri dal grande significato. Mirano a proteggere la biodiversità, a trovare quel archetipo insito in ogni animale che popola un determinato territorio. Schili cataloga le diverse specie, richiamando l’attenzione su ognuna di loro, come per proteggerle da una futura estinzione.

E per finire “African Boogie” e “African Fantasy”: diversi sono i quadri con questi titoli. Ma tutti hanno un unico scopo. Sacralizzare gli animali. Farli apparire come esseri divini, tentare di mettere l’uomo davanti alla cosmica fragilità di ogni animale. Quello che spicca all’ occhio è come, seppur inseriti in un contesto pittorico assolutamente particolare con forme, colori e movimenti, che possono distrarre lo spettatore, l’attenzione viene sempre posta su un particolare dell’animale: che sia una posizione, un atteggiamento, un attributo. La ridondanza e la ripetizione delle forme portano a guardare verso l’interno dell’essere dipinto, all’essenza.

Colpiscono gli occhi che hanno una duplice funzione: dare senso all’immagine ed esprimere il concetto di profonda malinconia presente nell’ animale. Quella mancanza di parola animalesca di cui noi umani molte volte ci “lamentiamo” viene rievocata in ogni quadro. Esaltano i dipinti le criniere e le creste vitali, le code ed i sederi di quadrupedi con una vena comica, i grandi attributi come le proboscidi o le orecchie marcate, le corna erte. Simboli che ci fanno entrare nel mondo dei sensi più sopraffini, dei comportamenti istintivi e primordiali.

Suoni tribali e di savana. Ogni tela è un diario di viaggio disegnato. Che ci parla di mete lontane ed incontaminate, fuori dallo spazio e dal tempo umano. Così Schilirò ci parla dei suoi viaggi, così ci fa conoscere un mondo puro, seppur pervaso da un’ istintiva, costrittiva crudeltà, come quella degli animali selvaggi.

Silvia Grillo

 

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com