Visita a Sant’Ivo alla Sapienza: tra la Massoneria e il Barocco

Visita a Sant’Ivo alla Sapienza: tra la Massoneria e il Barocco

Visita guidata a Sant’Ivo alla Sapienza

  • Appuntamento: Domenica 15 aprile, ore 9:45 in Corso Rinascimento 40
  • Orario inizio: 10:00 (termine visita ore 11:15)
  • Costo della visita: 9€
  • Quota associativa (tessera valida fino al 31 dicembre 2018): 6€
  • Costo speciale per Under 18: 3€ (comprensivi di quota associativa)
  • Costo per invalidi: 10€ (comprensivi di quota associativa)
  • Cuffie: 2€ l’una
  • PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: scrivendo una mail a info@romanascosta.net o mandando SMS o WhatsApp al numero 3801473193.

Per avere copia della nostra pubblicazione “Roma Nascosta” scriverci al momento della prenotazione.

Sant’Ivo alla Sapienza

«Chi segue gli altri non gli va mai inanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa professione col fine d’esser solo copista». Così Francesco Borromini nell’Opus Architectonicum descriveva la sua vocazione per l’architettura. Non copiare, ma creare. La genialità dell’artista è nel trasformare l’ispirazione in qualcosa di nuovo. Un’idea che segna l’intero percorso esistenziale di Borromini, e che forse trova una delle sue sintesi più elevate nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza.

Sant’Ivo alla Sapienza

Situata all’interno del cortile del Palazzo della Sapienza, antica sede dell’Università di Roma, tale chiesa, dedicata al patrono degli avvocati, fu realizzata tra il 1642 e il 1660. Un lavoro di altissima complessità per Borromini, il quale fu condizionato nel proprio progetto dalla preesistenza del palazzo e del cortile.

Come trovare spazio in un limitatissimo quadrato? Per rispondere a questo dilemma, Borromini disegnò una pianta del tutto originale, basata sull’intersecazione di due triangoli equilateri. La stella a sei punte che ne venne fuori fu stravolta aggiungendo e sottraendo degli spazi circolari. Il risultato fu un impianto mistilineo carico di significati simbolici.

Sant'Ivo alla Sapienza

La pianta rappresentava infatti il sigillo di Salomone, sintesi del pensiero ermetico e massonico, al cui interno erano rintracciabili tutti gli elementi naturali: fuoco, acqua, aria, terra. Ma non solo. Dalla sovrapposizione dei triangoli e degli spazi circolari vennero infatti a crearsi anche tre api stilizzate. Cosa rappresentavano le api? La carità, la prudenza, la laboriosità. Erano inoltre l’elemento principale dello stemma della famiglia Barberini, cui apparteneva papa Urbano VIII, il committente dei lavori. Insomma, nulla era lasciato al caso nel progetto dell’architetto ticinese.

L’elemento che forse destava, e desta tutt’oggi, maggior stupore è però il lanternino. Formato da sei sezioni concave, culminanti in pinnacoli, anche il lanternino fu caricato di molteplici elementi simbolici: basti pensare che la spirale formata dai pinnacoli, teorema dell’Infinita Sapienza Divina, doveva rappresentare secondo Borromini l’ascensione della mente umana verso Dio. Proprio per questo, la corona pinnacolare finisce per sorreggere prima un globo e, infine, la croce.

Fulmini sulla cupola

Una cupola bizzarra e fantasiosa, quella ideata dal Borromini. Un pregiato esempio di architettura barocca portata all’estremo delle proprie possibilità. E pensare che più volte tale meraviglia ha rischiato di non arrivare ai nostri giorni! Come testimoniato da padre Girolamo Maria Fonda ne La Memoria fisica sopra la maniera di preservare gli edifizii dal fulmine, pubblicato a più di un secolo dal termine dei lavori, in soli trentadue anni furono ben quattro i fulmini che si abbatterono sull’estremità della cupola, non senza lasciare traccia. Per nostra fortuna, però, nessuna scarica elettrica è mai riuscita a scalfirne la bellezza, rimasta intatta.

Simbolismo, massoneria, misticismo, numerologia, filosofia, cultura. Tutto questo è alla base della costruzione di Sant’Ivo alla Sapienza, uno dei massimi capolavori di Borromini. Un luogo ricco di misteri e segreti ancora da scoprire

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Redazione Nèa Polis

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