Storie di rinascita: Ostia da discarica a centro faunistico

Storie di rinascita: Ostia da discarica a centro faunistico

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Storie di rinascita: Ostia da discarica a centro faunistico

Idroscalo di Ostia, foce del Tevere, là dove il fiume si confonde nell’abbraccio marino, lo stesso luogo in cui fu ritrovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini all’alba del 2 novembre 1975.
Fino al 1994 qui sorgeva una discarica a cielo aperto: un cumulo di detriti era l’unico monumento a presidiare la memoria di uno dei più controversi rappresentanti della cultura italiana. Un’area abbandonata a sé stessa, tra abusivismo e animali al pascolo, quasi un affresco simbolico del degrado morale e politico che le pagine pasoliniane avevano denunciato con forza e lucidità.

La terra di nessuno è un boccone troppo ghiotto e perciò fu presentato un progetto per recuperare l’area: la costruzione di un oceanario. Una colata di cemento avrebbe soffocato un pezzo di litorale ed enormi vasche avrebbero contenuto, prigionieri a pochi passi dal libero mare, delfini e squali allevati in cattività per essere esposti alla curiosità del pubblico pagante.

Airone bianco, centro habitat mediterraneo
Airone bianco, foto di Roberto Fiume

 

Oggi all’Idroscalo quell’oceanario non c’è. Furono i volontari della LIPU (Lega italiana protezione uccelli) ad opporsi fermamente a quell’ “americanata” – come lo chiama Alessandro Polinori, responsabile del Centro Habitat Mediterraneo – che avrebbe compromesso il delicato equilibrio ambientale e portato alla deliberata detenzione di animali, nati per nuotare poche decine di metri più in là, nel loro habitat naturale.
Scesero in strada contro l’oceanario. “Era l’epoca di Free Willy” racconta Alessandro, il film sull’Orca liberata da un ragazzino e l’immagine, impressa nella mente di molti ad anni di distanza, di Willy che salta la scogliera probabilmente contribuì a scuotere le coscienze e a trasformare tanti cittadini italiani in potenziali Jesse (il ragazzino responsabile della fuga dell’orca).
Settemila firme impedirono la costruzione dell’oceanario e furono l’origine di un altro progetto.

Storie di rinascita: Ostia da discarica a centro naturalistico, Martin Pescatore
Martin Pescatore, foto di Roberto Fiume

 

Oggi all’Idroscalo, infatti, c’è il Centro Habitat Mediterraneo LIPU Ostia, una riserva naturalistica di 20 ettari, il risultato di uno straordinario lavoro di bonifica e recupero ambientale di un’area che a fine ‘800 ospitava una palude malarica. Centinaia di alberi della macchia mediterranea e di specie acquatiche intorno a 11 ettari di stagno: un concentrato di biodiversità immerso in una vegetazione lussureggiante. Quella che avrebbe potuto diventare un’attrazione turistica senza coscienza, un delirio di cemento, oggi è la casa di decine di uccelli e animali acquatici. Affacciandosi dalle finestrelle dei capanni in legno ci ritroviamo così ad osservare la placida ed elegante traversata di una famiglia di cigni reali mentre gli aironi dalle lunghe zampe sembrano passeggiare sul pelo dell’acqua.

Storie di rinascita: Ostia da discarica a centro faunistico, cigni
Cigni, foto di Sara Fabrizi

 

I cigni sono arrivati più di dieci anni fa, scappati da un cantiere navale sul Tevere, destando la sorpresa e anche l’allarme dei villeggianti di Ostia che nell’agosto del 2002 si sono ritrovati a fare il bagno in mezzo a tre cigni. I tre uccelli rimasero in libertà a lungo, protetti dal rispetto dei frequentatori del lido, tanto abituati alla loro presenza come mascotte da circondare e linciare quasi un uomo che aveva cercato di catturarne uno per portarlo a casa per mostrarlo ai propri figli. Poi, il 24 settembre del 2002, ci fu un terribile incidente. C’era stata una bufera e i cigni si erano spostati di qualche chilometro verso Anzio, per poter navigare in acque più tranquille. Ed è qui che uno di loro venne ucciso da un bracconiere. La mobilitazione per il recupero degli altri due esemplari fu immediata e fu proprio Alessandro, con la sua Lancia Y, a portare al Centro i due superstiti. Caso volle che fossero una coppia, e che grazie alla loro unione il Centro si riempisse di una nidiata di pulcini, oggi splendidi adulti.

 

Storie di rinascita: Becco di Rame

E’ una storia di rinascita quella di Ostia, grazie all’impegno e alla passione dei volontari che ogni giorni si prendono cura dell’area, soccorrono gli animali feriti e li riabilitano – compreso un piccolo airone che, scherza Alessandro, ha preso una botta in testa e crede di essere un uomo e perciò segue chiunque senza alcun timore. E’ una storia di rinascita ambientale ma anche culturale, perché all’interno del Centro sorge il Parco Letterario Pier Paolo Pasolini, un piccolo luogo di raccoglimento e di quiete, in cui sono le parole del grande intellettuale a mescolarsi al suono del vento e al grido degli uccelli. Seduti sulle panchine che affiancano il vialetto possiamo contemplare il monumento di Mario Rosati che si staglia, di un bianco abbacinante, contro il cielo, fiero.
E’ una storia di rinascita perché il Centro è un punto di aggregazione, con attività, letture, visite guidate, osservazioni notturne. Un contenitore di storie, e forse è proprio questo che rende il Centro un luogo vivo. E una storia, vera, ancora un’altra rinascita è l’ultimo regalo di questa visita.

Storie di rinascita Ostia da discarica a centro faunistico, Becco di Rame
Becco di Rame

La storia di Becco di Rame, raccontata ai bambini durante le attività didattiche del Centro ma affascinante anche per gli adulti. Becco di rame è un piccolo eroe, un’oca di razza Tolosa dagli occhi vispi che vive nella fattoria di Alfredo e Gisella in Toscana, trattato come un animale domestico, una parte della famiglia. E’ il 2014 quando una notte una volpe assale il pollaio e Ottorino, il vero nome della nostra oca, lo difende coraggiosamente, sacrificando anche il suo becco. Un’oca senza becco non può sopravvivere a lungo, incapace di mangiare anche se i padroni cercano di imboccarla in ogni modo. Per fortuna, però, a Figline Valdarno c’è Alberto Briganti, un veterinario che è quasi una leggenda per le sue grandi capacità e la passione che mette nel suo lavoro. Alberto sa di non poter intervenire chirurgicamente su Ottorino e allora sceglie una strada alternativa: prende una lamina di rame e la modella in modo da poter costruire una protesi per l’oca.

Nasce così Becco di Rame, che oggi è anche un libro e soprattutto una fondazione che si occupa di disabilità nel mondo dello sport e che cerca, con la delicatezza della favola vera dell’oca dal becco di rame, di avvicinare grandi e piccoli e sensibilizzarli su un tema difficile ma necessario.
A Ostia non c’è solo il mare.

 

Si ringrazia Roberto Fiume per la concessione delle foto

Sito ufficiale del Centro

 

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.