Toulouse-Lautrec, cantore della notte parigina

Toulouse-Lautrec, cantore della notte parigina

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Toulouse-Lautrec, cantore della notte parigina

“Lautrec amava molto fare baldoria. Gran bevitore, passava le notti fuori, sicché, visto che a me
non piaceva far tardi, quasi sempre mi intrattenevo con lui a chiacchierare nelle prime ore della
serata. A ogni incontro non perdeva l’occasione di invitarmi al laboratorio di stampa di Ancourt,
che lui frequentava quotidianamente per lavorare alle litografie. Dopo l’assenzio, l’odore che
più gli piaceva era quello della stampa.”
József Rippl-Rónai,
pittore ungherese
Toulouse Lautrec, cantore della notte parigina
Henri de Toulouse-Lautrec

 

Un metro e mezzo di altezza, una malattia genetica alle ossa che impedisce di crescere, un’antica famiglia aristocratica alle spalle e la vocazione estrema per l’arte: sembra quasi di rileggere nell’esperienza di Henri de Toutlouse-Lautrec quegli stessi segni premonitori del genio che avevano accompagnato, un secolo prima, Giacomo Leopardi.

Molto diversi, però, sono gli esiti di queste premesse. Henri, impossibilitato a seguire le orme del padre proprio a causa del male che lo affliggeva, viene sostenuto nella sua volontà di farsi pittore.

Compie gli studi nella Parigi fin de siecle, in quel clima fecondo che aveva dato origine all’impressionismo, a cui inizialmente si accosta nell’entusiasmo giovanile per Degas; ma il luogo privilegiato della sua esperienza non è tanto l’accademia d’arte, dove pure apprende le basi della tecnica pittorica, quanto il quartiere di Montmatre con i suo cafè-chantant, quanto il Moulin Rouge con i balli al limite del proibito e dell’osceno, quanto i bordelli.

Henri de Toulouse-Lautrec Jane Avril 1893 Lithograph (in five colours) on wove paper, 129,5x94 cm Budapest, Galleria Nazionale (Szepmuveszeti Muzeum) ©Museum of Fine Arts, Budapest 2015
Henri de Toulouse-Lautrec
Jane Avril
1893
Lithograph (in five colours) on wove paper,
129,5×94 cm
Budapest, Galleria Nazionale (Szepmuveszeti
Muzeum)
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015

La varia umanità che brulica nella notte parigina e vive ai margini diventa protagonista dell’arte di Toulouse-Lautrec, emarginato tra gli emarginati. La malattia si eleva così a strumento conoscitivo delle profondità umane e nelle sue litografie il tratto essenziale e deciso sembra indagarne le pieghe intime con la delicatezza e la sensibilità che soltanto uno sguardo consapevole nella sofferenza poteva avere.
All’Ara Pacis, grazie al contributo indispensabile del Museo di Belle Arti di Budapest che ha gentilmente concesso una collezione straordinaria per la mostra in apertura il 4 dicembre, arrivano ben 170 opere tra litografie, manifesti, copertine di spartiti e di albi, di cui numerose rarità, realizzate dall’artista appositamente per i collezionisti in tiratura limitata.

Cinque sezioni per raccontare attraverso la varia produzione dell’artista una vita breve ma intensissima di esperienze e rapporti tra le Notti parigine che fanno da fulcro alla prima tranche di opere, ispirate ai luoghi di ritrovo della Parigi bohémien simboli di divertimento al limite tra la libertà e il libertinaggio, come Al Moulin Rouge: la Goulue e sua sorella (1892) o Caudieux (1893) e Le dive, le prime donne dell’avanspettacolo, le ballerine, le debuttanti che grazie all’arte del pittore, vero e proprio inventore della locandina pubblicitaria moderna, riscossero un successo inaspettato. Parte di questa sezione è il manifesto Divain Japonais dedicato a Jane Avril, stella del cabaret parigino, raffigurata mentre frequenta un caffè concerto: è l’originalità della rappresentazione stilizzata dei personaggi e delle dense o omogenee campiture di colore a consacrare Toulous-Lautrec agli altari dell’arte di voga, procurandogli commissioni importanti, contatti e conoscenze che gli aprono le porte del successo artistico.

Toulouse Lautrec, cantore delle notti parigine

Henri de Toulouse-Lautrec
Divan Japonais
1893
Lithograph (in four colours) on wove paper,
81×62,3 cm
Budapest, Galleria Nazionale (Szepmuveszeti
Muzeum)
©Museum of Fine Arts, Budapest 2015

Ma l’entusiasmo che circonda la sua arte non lo induce ad un cambiamento del proprio stile di vita. Toulouse Lautrec, cantore della notte parigina frequenta assiduamente i bordelli del sobborgo e le donne della notte lo accolgono benignamente tra di loro, diventando le sue amiche, confidenti, modelle predilette. È questa forse la serie di opere più famosa dell’artista, guidato nelle case di piacere non da un morboso interesse per l’erotismo, ma da un senso di affratellamento con queste creature di fronte alle quali non doveva vergognarsi del proprio aspetto. Lo accomuna ad esse un’esperienza particolare del corpo, come strumento di dolore e piacere, e proprio l’estrema disinibizione con cui queste donne svolgevano il proprio mestiere le rese ai suoi occhi modelle perfette. Nacque così Elles, la serie di cromolitografie del 1896, delicata rappresentazione dei momenti più intimi delle prostitute, colte nell’atto di pettinarsi, di lavarsi, di vivere come qualsiasi altra creatura umana la semplicità dei gesti quotidiani, nonché di amarsi in un inedito e sensibile sguardo sull’amore lesbico.

Le ultime due sezioni A teatro e Con gli amici completano il quadro dell’esistenza mondana e artistica di Henri, attratto a teatro non per le vicende rappresentate ma perché qui si realizza l’occasione perfetta per studiare le espressioni umane, gli atteggiamenti fisici di attori che interpretano e del pubblico che reagisce. Loutrec è interessato alla vita in ogni suo aspetto più che allo spettacolo in sé.
E noi, grazie anche all’allestimento che prevede foto d’epoca in grande formato, possiamo rivivere quelle atmosfere e farci spettatori insieme a lui di uno dei momenti più vivi dell’arte, quella luce vivida che precede le tinte cupe di una svolta epocale.

Sara Fabrizi

 

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Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.