Tra intimità e onirismo: le Dame di solitudine di Daria Petrilli

Tra intimità e onirismo: le Dame di solitudine di Daria Petrilli

Chiave di volta, Daria Petrilli

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Una serie di quattordici illustrazioni: questo ci offre l’Associazione culturale Trenta Formiche, nata dall’impegno e dalla passione di alcuni ragazzi per l’arte nelle sue varie forme e come strumento di aggregazione e socialità. La mano (e la tavoletta grafica) dietro a questo percorso espositivo sono quelle di Daria Petrilli, diplomata allo IED (Istituto Europeo di Design) e passata attraverso una nutrita serie di esperienze nel mondo della letteratura per l’infanzia, occupandosi della realizzazione di illustrazioni per volumi di numerose case editrici italiane e straniere di prestigio come De Agostini, Giunti, Helbling languages, Oxford Publishing. Si tratta della sua prima esposizione di opere che, dunque, si svincolano dai dettami di un lavoro su commissione e prendono forma da un’esigenza di espressione e sperimentazione personale. L’allestimento è a cura di Giulia Perreca, direttrice della sezione artistica del Trenta Formiche e curatrice della galleria Mondo Bizzarro a San Lorenzo.
Dal 18 marzo fino al 9 aprile, in un orario inconsueto per i frequentatori di mostre – dalle 21 a tarda notte- mentre la serata si anima di musica dal vivo possiamo fare la conoscenza delle Dame di solitudine di Daria Petrilli: figure eteree e silenti, colte in atteggiamenti semplici e intimi, ma caricati di un senso più profondo dalla presenza di creature animali esotiche, fuori contesto eppure intimamente intrecciate alle loro interlocutrici umane in un dialogo muto: amici immaginari, simboli di uno stato d’animo, unici compagni delle solitudini domestiche.
Osservando queste donne esposte sulle pareti, senza alcuna cornice né altro filtro tra l’occhio e l’immagine, l’impressione è quella di penetrare in un universo familiare e insieme distante e ambiguo, una galleria in cui realtà e onirismo si pongono a contatto tanto da rendere impossibile distinguere l’una dall’altro perché i contorni sfumano in una dimensione liminare, di confine.

Collocate in un orizzonte senza tempo, in uno spazio che si espande in modo indefinito le donne vengono in primo piano, spesso con lo sguardo abbassato, sfuggenti ed enigmatiche.
I titoli delle opere ci guidano attraverso la decodifica di un linguaggio elegante e allusivo: pensiamo a Solitudini in una stanza che raffigura in un interno una ragazza seduta a leggere sul pavimento e un fenicottero rosa, due entità apparentemente inconciliabili che suggeriscono l’idea dell’isolamento e dell’estraneità, legata forse anche al tema della lettura e dell’immersione in un universo altro in cui le pareti del reale possono incrinarsi; The Sea Under My Clothes (Il mare sotto i miei vestiti) ci propone l’immagine di una donna dalle cui vesti emerge il mare, un mare metaforico concretamente raffigurato, proiezione dell’infinità della mente e della profondità dell’animo che si nasconde sotto l’apparenza esteriore; Dual Nature, Daria PetrilliDual Nature (Doppia Natura) propone il tema antico e sempre perturbante del doppio, con uno sguardo che si rivolge verso lo spettatore che non può non sentirsi coinvolto e chiamato a confrontarsi con la duplicità dell’esperienza di sè, di una natura luminosa e vitale che ne nasconde sempre una oscura, rovesciata di segno; Opium con i suoi papaveri in primo piano sembra dare il suggello al mondo di sogno che percorre queste pareti, giustificando una lettura che scende nell’inconscio, sondando le pieghe dell’intimità tutta umana di queste donne.

 

Fonte: Dame di Solitudine

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.