Noi, fratelli di sorella Terra

Noi, fratelli di sorella Terra

Dal 22 dicembre 2015 al 28 febbraio 2016 al Museo di Roma Palazzo Braschi esposte più di 60 fotografie scelte da National Geographic in occasione del Giubileo Straordinario proclamato da Papa Francesco per la fine del 2015, con un taglio tutto particolare: SORELLA TERRA, LA NOSTRA CASA COMUNE.

“La terra è ferita, serve una conversione ecologica”. Ferita non solo nella materia, ma nello spirito.
Dalla magnificenza del creato si passa al degrado umano e ambientale, all’ urbanizzazione selvaggia, all’ inquinamento, agli esclusi fino ad arrivare alla sostenibilità e alla biodiversità. Sei sale che portano lo spettatore in giro per il mondo, in giro tra i problemi di un precario equilibrio della natura e del genere umano. Punto fermo di ogni sala Papa Francesco, in molti casi fotografato da Dave Yoder, che nell’agosto 2015 ha seguito il pontefice nella sua vita quotidiana.
La sala introduttiva con il Cristo Redentore al tramonto ci fa entrare nell’abbraccio del pianeta che ci accoglie. È come se ci invitasse ad entrare nella sua più intima essenza per scrutarla più da vicino, nella sua bellezza, ma anche nella sua volubilità.
Nella prima sala diversi scatti ci parlano delle meraviglie della terra. Lo scatto più particolare è di Stephen Wilkes con una composizione digitale che ritrae uno spaccato del Serengeti con 2260 scatti effettuati per ben 30 ore, messi l’uno accanto all’altro. Un lavoro che va dal giorno alla notte in uno scorcio di savana che ci porta dritti nel cuore del libro della Genesi. E nella stessa sala, uno accanto all’altro appaiono tre quadri che richiamano il tema delle origini, dei sette giorni nei quali Dio creò la natura, gli animali e l’uomo. Il cielo stellato ci lascia senza fiato, nella notte che si perde alta tra le stelle, mentre una roccia fa da cornice ad un leggero violaceo, accenno di un ciclico mutamento. Jim Richardson ci parla così degli Stati Uniti.

Jim Richardson, USA
Jim Richardson, USA

Ci porta in Ecuador Frans Lanting: i gusci delle tartarughe immerse nell’acqua, immobili sembrano massi stabili su cui danzare, al ritmo del giorno che passa. Ed in ultimo, una delle creazioni più belle mai fatte dall’ uomo, colui a cui Dio ha lasciato le chiavi della custodia della Terra: la Cappella Sistina. Lo stesso Papa Francesco, rivolto di spalle, trattiene il fiato, estasiato davanti a tale bellezza.
Nella seconda sala il tema è l’inquinamento. Gli scatti sono più umani e parlano di aridità e di impetuosità. Quanto può essere arido il cuore di un uomo che non si prende cura del luogo che gli è stato affidato, così può essere impetuoso il territorio sul quale vive. Jonas Bendisken ci porta in Bangladesh, nell’impetuosità del fiume Brahmaputra che ogni anno, durante la stagione delle piogge straripa e si impossessa delle case del vicino villaggio; mentre Gahan ritrae una famiglia nel Sertao intenta a cercare del pesce durante un periodo di forte siccità. Papa Francesco, davanti al muro del pianto, sembra espiare l’aridità dell’animo di tutti gli uomini in una mistica e silenziosa preghiera.
La terza sala parla della crescita esplosiva delle città e dell’impatto sul singolo. Una foto di Time Square piena di luci e colori, simbolo di evidente inquinamento acustico e visivo appare come rifugio paradisiaco, specchietto per allodole, in confronto alle crude immagini di Tyrone Turner che ritrae dall’alto Orange Beach invasa dal petrolio. Ira Block, cruda e pungente, ci porta in Louisiana, ove un crocifisso ed un cimitero danno le spalle ad un macabro impianto petrolchimico. Quelle tombe immobili, sembrano attendere il sangue di Cristo, attesa di un’ardua redenzione.

Jones Bendiksen, "Bangladesh"
Jones Bendiksen, “Bangladesh”

La quarta sala parla dei migranti. Il tema è attuale. “Portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa”. Così ne parla Papa Francesco ritratto, in questa sala, nella sua vita giovanile, quando ancora era Jorge Mario Bergoglio. Le foto si snodano tra Africa, Asia, Sud America: immagini forti, che lasciano il segno, che ogni viaggiatore curioso riconoscerà e farà proprie. Le facce inespressive, dolenti si scontrano con una Miami Beach piena di giovani divertiti, ma Cobb ha voluto mostrarci un lato oscuro di una delle spiagge più cool degli USA.
Termina la mostra con la biodiversità e la sostenibilità. Quella piccola fiammella, sita in ogni essere umano, che rimane accesa, anche se flebile e permette di sperare in un mondo migliore. Per i nostri figli e per coloro a cui stiamo lasciando in eredità un grande tesoro. Luca Locatelli ci porta in un reattore nucleare diventato un parco divertimenti e Littschwager ci fa sorridere con le sue foto piene di stramba, microscopica vitalità.

Ci avvicina alle immagini un’ enciclica unica nel suo genere: “Laudato si’”. Teologia e cristianesimo si intrecciano ad una tematica attuale e mai trattata così direttamente da un pontefice. Non sembrerebbe un caso che lo abbia fatto un Papa che ha deciso di chiamarsi Francesco. Fin da bambini si pone l’accento sul rapporto tra San Francesco d’Assisi e il suo “dialogo con la natura” e la “povertà”. L’enciclica porta il nome di una preghiera scritta da colui che è stato eletto patrono d’Italia, di una delle preghiere più belle mai scritte nella storia dell’uomo, che parla di Frate Sole e Sorella Luna. L’enciclica parla della nostra casa. Di quello spazio che spesso trattiamo sciattamente e senza cura: parla della Terra, parla di Noi.
Così National Geographic ha voluto aprire le porte di questo Anno Santo.
Palazzo Braschi dista poco da Piazza Navona. La passeggiata invernale al centro tra le festività e i saldi è d’obbligo. Unire la visione di una mostra fotografica piena di mondo non può che rendere più piacevole una camminata tra le vie romane.
Silvia Grillo

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com