Il Castello di Fumone: un gioiello della Ciociaria

Il Castello di Fumone: un gioiello della Ciociaria

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La regione Lazio  è circondata di castelli, se ne contano a centinaia, non a caso il fenomeno dell’incastellamento è nato nella nostra regione a seguito delle invasioni barbariche, ovverosia dal 455 d.c. con la calata dei Vandali.

Il Castello di Fumone ha origini che si perdono nella notte dei tempi, il suo ruolo di carattere militare è dovuto alla eccezionale posizione geografica, che lo pone a vedetta di un territorio vastissimo a metà strada tra la citta di Roma e quella di Napoli ,a dominio dell’antica via latina.

In origine era nella disponibilità della popolazione degli Ernici, che prima della nascita di Roma con le città di Anagni, Ferentino, Veroli e Alatri erano i padroni dell’intero territorio. Un territorio, oggi denominato ciociaria del nord, situato a metà strada tra i domini dei Volsci che occupavano il territorio tra Terracina e Ceccano, e quello degli Equi che dominavano la valle dell’Aniene, ragion per cui  Roma, dopo varie campagne militari , preferì allearsi alla popolazione degli Ernici, mettendo le proprie aquile su questo stato cuscinetto e presidiando tutti i siti strategici di questa popolazione,  di cui Fumone costituiva l’anello principale . Da questo momento e fino alla caduta dell’ impero Romano, Fumone appartenne alla città di Roma e venne utilizzato come mezzo di comunicazione.

INGRESSO

Nel corso di tutto il  medioevo il Castello di Fumone fu sempre saldamente nelle mani della Chiesa che lo acquistò ufficialmente attraverso il “Privilegium Otonis”(la donazione Ottoniana) del 962 d.C.

Con questa donazione Ottoniana l’imperatore Ottone I cede al papa Giovanni XII le città di: Teramo, Amiterno (L’Aquila), Norcia, Rieti , il Castello di Fumone, qui e nello stesso documento è indicato “ed altro” a significare possedimenti di minor importanza specificati nel capitolato.

Questo fatto ci dimostra che il castello di Fumone nel 962 d.C. era già, al pari di grandi città famose ed importanti, era già allora degno di essere donato da un Imperatore ad un Papa, e paragonato  nella stessa donazione, e messo sullo stesso piano a intere città. Da questo momento e sia nel corso del Basso che dell ’ Alto medioevo, il Castello di Fumone assolve una funzione militare istituzionale in favore della Santa Sede.

Dalla sua presa di possesso, il papato trasforma il castello in prigione di stato pontificio per prigionieri politici e luogo di comunicazione, attraverso segnali di fumo (da qui il nome Fumone), comunicando alla città di Roma l’imminente arrivo dei nemici del papato che dalla via Latina (visibile dagli spalti del castello per circa 50 km) puntavano sulla città eterna.  Numerosi sono gli episodi in cui la fortezza di Fumone  ha assolto il suo ruolo di vedetta e di comunicazione, motivi per i quali grandi conquistatori del medioevo hanno provato a conquistarla per metterla a tacere. Tra i più importanti ricordiamo gli assedi: dell’imperatore Federico Barbarossa nella primavera del 1167, e l’assedio dell’imperatore Enrico VI del luglio 1186. In entrambi i casi, come in innumerevoli altri, nessuno riuscì a conquistare la fortezza di Fumone con la forza. Poi nel XII e XIII secolo fu necessario per la Santa Sede intervenire militarmente per ristabilire la sottomissione di Fumone alla Chiesa (per riprendere la fortezza data in Custodia a famiglie aristocratiche romane con contratto enfiteutico). Ciò avvenne soprattutto con i papi Innocenzo III con Onorio III, e Gregorio IX. Anche in questi casi il Castello di Fumone fu sottoposto a lunghi assedi sempre senza risultato, al punto che per riaverlo i pontefici furono costretti all’esborso di svariate libre d’oro a titolo di liberale indennizzo.

Numerosi sono anche gli episodi che hanno caratterizzato il Castello di Fumone come sicuro luogo di reclusione.

Nel 1116 , durante l’aspra lotta delle investiture  tra la chiesa e l’impero, venne a morte il prefetto di Roma Pietro Corsi fedele all’imperatore Enrico V . Il papa Pasquale II rivendicò alla S.S. l’elezione del nuovo prefetto e nominò quindi alla carica Pietro Pierleone, potente nobile romano. Il popolo e il partito imperiale si opposero a tale nomina, non riconobbero il Pierleoni, ed elevarono a prefetto il figlio del defunto egualmente di nome Pietro; nel contrasto che ne seguì, Pietro Corsi fu catturato dal pontefice che per ragioni di sicurezza lo fece rinchiudere nelle prigioni del castello di Fumone.

Nel 1122 le prigioni del castello ospitarono l’antipapa Gregorio VIII al secolo Mauice Bourdin arcivescovo di Braga e Coinbra.

La prigionia dell’antipapa a Fumone fu lunga, e seguì la vittoria militare di papa Callisto II, che ricucì i rapporti con l’impero facendo sì che questo antipapa fantoccio fosse deposto e abbandonato al suo destino dallo stesso Enrico V che lo aveva fatto nominare ed insediare a Roma in San Pietro.

Nel XII secolo  le prigioni di Fumone furono utilizzate anche per ospitare i nemici di Carlo I D’Angiò senatore dei romani, palatino di papa Clemente VII e Re di Sicilia.

Cella di Celestino V
Cella di Celestino V

Ma l’episodio che di gran lunga ha caratterizzato e dato fama imperitura al Castello di Fumone è stata la prigionia di Papa Celestino V portato in catene a Fumone nell’agosto del  1295 e ivi morto il 19 maggio del 1296 .

È nota la storia del breve pontificato di questo grande papa eremita,  che a seguito della sua abdicazione venne sostituito dal cardinal Benedetto Caetani che prese il nome di Bonifacio VIII.

Dopo la rinuncia al papato Pietro Angelerio detto del Morrone  (questo era il nome di Celestino V) preferì non seguire le indicazioni del suo successore che lo voleva custodire a Roma,  e cercò di fuggire in Grecia. Tuttavia Celestino V  venne catturato a Vieste e trasferito in una prigione di stato sicura, quale era Fumone, dove rimase per 10 mesi e dove finì i suoi giorni.

Al momento della sua morte, Celestino V compì nel castello  il suo primo miracolo  da morto : una croce di fuoco fu vista brillare per tutto il giorno da numerosi testimoni oculari.

Da allora, grazie a questo portentoso evento l’atmosfera del castello cambiò completamente da luogo di carattere prettamente militare a luogo anche di carattere spirituale .

Cappella di Celestino V
Cappella di Celestino V

Nel corso del Rinascimento il castello venne acquistato dalla famiglia Longhi de Paolis dalle stesse mani del papa Sisto V. Le ragioni di questa vendita, dopo sei secoli di possesso ininterrotto della S.S. sono legate alla figura di papa Celestino V. Difatti nel suo breve pontificato il Santo papa creò cardinale Guglielmo Longhi, un fine giurista e cancelliere del re di Napoli Carlo II di Angiò. Guglielmo affiancò il pontefice come consigliere personale e cappellano, e alla morte del santo prese sotto la propria protezione tutte le opere celestiniane (30 tra chiese , cenobi e abbazie) e soprattutto l’ordine religioso dei Celestini creato dal santo papa a metà del 1200.

Alla morte del cardinale i suoi successori continuarono nell’opera di diffusione del culto celestiniano e di protezione dei monaci celestini fino a quando nel 1588 Giovanni Longhi acquistò il castello dove il santo papa venne recluso e morì. Da quel momento i Longhi iniziarono una opera di trasformazione dell’antico maniero, ed in primo luogo crearono un santuario celestiniano costruendo una cappella adiacente al luogo di prigionia e di morte di Celestino V.

Allo stesso tempo Pietro Longhi iniziò la costruzione di un giardino monumentale, in linea con la moda del tempo per cui la realizzazione di fantastici giardini era prerogativa di Re, Papi e grandi ed importanti famiglie europee.

Per edificare tale monumento i Longhi si ispirarono ai giardini di Babilonia, inglobarono i camminamenti di guardia, le torri, gli spalti, i contafforti, spazi che vennero unificati attraverso giganteschi archi, creando sulla sommità del castello uno giardino di circa 4000 metri quadri.

Un'immagine dei Giardini pensili
Un’immagine dei Giardini pensili

Centinaia di migliaia di metri cubi di terra di castagno vennero portate a dorso di mulo fino alla sommità del castello, e ciò per creare uno strato di terra sufficiente a piantare alberi anche ad alto fusto. Sotto il terreno, a contatto con la struttura in pietra, venne creato un sistema di canali per lo smaltimento delle acque, nei casi in cui la pioggia cade particolarmente copiosa, o per le abbondanti nevicate. Questo sistema di drenaggio è ancora perfettamente funzionante dopo quattro secoli. I giardini pensili di Fumone, sono i più alti d’europa, spettacolari giardini sospesi tra catene montuose, valli e colline giardini eccezionali per la loro vista mozzafiato.

Con l’intervento della famiglia Longhi  il destino del castello cambiò completamente (e senza passare mai più di mano) e divenne un luogo di carattere prettamente spirituale, un importante  santuario Celestiniano, e la residenza di campagna della famiglia Longhi de Paolis.

Nel 1990 la famiglia Longhi de Paolis, sulla scia dei castelli in Francia, Spagna, Inghilterra, aprì il castello di Fumone al pubblico rendendolo fruibile, per il pernotto di studiosi, le visite guidate e per eventi di particolare prestigio e soprattutto lasciando l’accesso al santuario Celestiniano per i fedeli.

Il Castello di Fumone è visitato oggi da decine di migliaia di persone ogni anno, che vengono da tutto il mondo, motivo che ha creato anche nell’Interland fumonese un economia legata al turismo e alla cultura.

Ulteriori info su http://www.castellodifumone.it/

Giulio de Paolis

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com