Feste romane: le ferie agostane sono un’usanza di oggi?

Feste romane: le ferie agostane sono un’usanza di oggi?

Feste romane: le ferie agostane sono un’usanza di oggi?

Le ferie? Sempre più un lusso e sempre pochi i giorni a disposizione. Eppure, anche se è difficile crederlo, c’è stato un tempo in cui i giorni festivi superavano numericamente quelli lavorativi, così che l’estate e le sue feste sembravano non finire mai.

Lo stesso ferragosto nacque come ricorrenza pagana lunga 31 giorni, il cosiddetto mese delle Feriae Augusti: un periodo di riposo ma anche di divertimento, tempestato di feste religiose come anche lo era il resto del calendario, diviso tra dies festi e dies religiosi. All’inizio del mese i sacerdoti provvedevano a proclamare il calendario delle festività al popolo: se due feste cadevano nello stesso giorno veniva annunciata quella destinata a prevalere, anche se il più delle volte venivano celebrate più feste contemporaneamente.

Quello dell’antica Roma, insomma, è stato un passato invidiabile almeno sotto questo punto di vista e almeno fino a quando le festività romane pagane non vennero abolite dall’imperatore Teodosio I con l’editto di Tessalonica, nel 380. Fino a quel momento, i romani avevano imparato a scandire la loro vita attraverso due grandi categorie di celebrazioni: feste dei templi e ludi.

Tra la prime vanno ricomprese le feste e i riti officiati in occasione della costruzione di un nuovo tempio, evento che spesso stava a propiziare o a ringraziare gli dei per la vittoria in guerra contro il nemico. Per tale ragione, valore fondamentale aveva la “dedicatio”, che veniva decisa al momento della costruzione della costruzione sacra e che poi ricorreva ogni anno come una festa del tempio, in cui si ricordava chi lo aveva eretto, in onore di chi, all’occorrenza di cosa.

feste romane saturnalia
Saturnalia

Ogni rito aveva delle regole. Solitamente il popolo assisteva alle celebrazioni all’esterno del tempio. Fu con l’avvento delle influenze orientali nella vita dell’impero che si prese a costruire aree delimitate che raccogliessero i partecipanti al rito.

Alcune festività erano riservate a determinate fasce di popolazione, come quella di Matralia, festeggiata il 9 giugno in onore della dea Mater Matuta, protettrice della fertilità, a cui prendevano parte solo le donne sposate una sola volta e dalla quale erano escluse le schiave; la stessa selezione di partecipanti avveniva per la festa in onore della Dea Fortuna Muliebris, il 6 luglio.

I ludi erano invece feste romane che prevedevano la partecipazione (in linea generale) di tutti i cives, schiavi compresi. Duravano vari giorni, erano articolati in più momenti e caratterizzate da attività variegate: dalla preghiera ai giochi pubblici gratuiti, ai sacrifici, alle corse di cavalli o sfide atletiche. Durante l’estate si festeggiavano i Ludi Apollinari, dedicati ad Apollo, dal 5 al 13 luglio. Si svolgevano nel Circo Massimo e prevedevano balli, canti e altri svaghi. Nel Campo Marzio  si festeggiavano invece i Ludi Terentini dal 25 al 27 giugno, in onore di Proserpina e Ade. Dal 21 al 31 luglio, inoltre, i ludi a favore delle vittorie di Cesare, Ludi Victoriae Caesaris.

calendario feste romane
Calendario romano

Altre ancora erano addirittura dedicate in maniera precipua agli schiavi, come la famosa festa dei Nonae Caprotinae celebrata il 7 luglio in onore di Giunone Caprotina: erano le sole donne a prender parte a questa solennità ma unicamente le schiave vi partecipavano attivamente. Durante il mese di agosto si svolgeva anche una delle feste romane più importanti dell’anno, in onore della Dea Diana. Vi prendevano parte tutti gli uomini e le donne senza distinzione di ceto sociale, schiavi compresi: la celebrazione avveniva nel tempio sull’Aventino a lei dedicato, dove ognuno compiva sacrifici propiziatori alla Dea.

Oltre ai moltissimi culti religiosi e ai riti connessi con le memorie di eventi importanti per la città, di cui si ha testimonianza attraverso le fonti letterarie e artistiche, è interessante consultare il calendario delle festività romane per rendersi conto dell’importanza che questi ultimi attribuivano al tempo libero inteso come tempo volto a distrarsi dagli affanni della vita, la quale veniva scandita dai giorni di festa e indirizzata verso le altre varie importanti attività. Non si può allora negare che tra un acquedotto e una conquista in Gallia agli antichi romani mancasse il tempo di divertirsi, fin tanto da diventare persino antipatici a qualcuno, guadagnandosi, tra le altre, l’invettiva di Giovenale: “il popolo romano due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi”! Ma d’altronde, chi non vorrebbe lo stesso anche oggi?

 

Silvia Cerri

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Redazione Nèa Polis

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