Francia, l’arte parla di te… In mostra al Palazzo delle Esposizioni la collezione Duncan Phillips

Francia, l’arte parla di te… In mostra al Palazzo delle Esposizioni la collezione Duncan Phillips

È doveroso dare sostegno al popolo francese a seguito dei fatti accaduti il 13 Novembre 2015. Ed è doveroso parlarne facendo riferimento ai valori che sono alla base delle cultura europea. Accoglienza. Accogliere è sinonimo non solo di apertura, ma anche di forza interiore. Una forza che lo spirito francese ha sempre avuto e che deve riscoprire oggi più che mai. La paura che tutti stiamo provando, dopo i fatti che hanno coinvolto una calma e pacata Parigi in una quotidiana serata autunnale non deve incrementare la violenza e l’odio verso l’altro, ma essere punto di partenza per un analisi attenta e consapevole. Gli artisti sperimentano queste emozioni prima di noi, quasi le toccano con le punta delle dita, ciechi ricercatori di verità e le riportano su bianche tele, irrorandole di forme e colori. L’arte da sempre è un canale fondamentale per capire il mondo e come esso si trasforma e si evolve, come il pensiero rivoluziona il contesto e viceversa. Gli artisti traducono la storia mentre la vivono, lasciandoci un patrimonio di immenso valore: la soggettiva prospettiva di un’ epoca. E la patria della democrazia, da questo punto di vista, ci ha donato molto. Soprattutto a partire dal XIX secolo, la Francia è stata perno centrale di innovazione, scambio e sperimentazione delle più varie correnti artistiche. Patria di artisti che riempiono tutt’oggi i nostri cuori e la nostre anime con i loro dipinti, come Manet, Degas, Cézanne, Matisse e patria acquisita di altrettanti artisti come Van Gogh, Picasso, Goya, Soutine fino ad arrivare al moderno espressionismo astratto, che trova spazio in una linea immaginaria che va, guarda il caso, da New York a Parigi. È stato terreno fecondo per molti artisti, che hanno trovato nelle intime buolevard e nelle ricche campagne, spunti intimistici e modaioli per i loro dipinti.

Una tempesta di colori irrora le sei sale dedicate all’Impressionismo e ai moderni. Un viaggio virtuale nelle varie correnti impressionistiche, che sono mutate in un arco concentrato di tempo, contemporaneamente, come sfaccettature velate della stessa sfera,  fino ad arrivare ad un astrattismo di difficile comprensione per i “non addetti ai lavori” e che denota l’incertezza dei nostri tempi.

Si parte da una classica natura morta e si arriva ai romantici ma realisti paesaggi di Coubert, passando per i quadri sociali di Daumier fino ad arrivare ad un intimistico San Pietro di El Greco, facendo spaziare lo spettatore tra un romanticismo vissuto e un classicismo che si stava via, via trasformando in “impressione artistica”.

Francia, l'arte parla di te... In mostra al Palazzo delle Esposizioni la collezione Duncan Phillips
Alfred Sisley, “Neve a Louveciennes”

Così la seconda sala ci porta ad un insieme di luci e colori pieni di emozioni. Le pennellate quasi impulsive danno vita a quadri vivi, che raccontano la realtà così come la guardava l’artista. Gli innevati paesaggi di Louveciennes di Alfred Sisley ci fanno entrare in caldo gioco di luci e colori. Piccole pennellate, sfumature quasi impercettibili nel complesso, fanno di questo quadro un “Poema invernale”, così come lo definirà Duncan Phillips. La fugacità impressa dei dipinti di Monet, il colore che prende forma nelle “Ballerine alla sbarra” di Degas indicano un momento storico in cui gli artisti iniziano a riprodurre il gesto, il momento, la fugacità impressa dell’istante.

Ma lo studio della realtà avanza e si muove sempre più su forme e prospettive diverse. La terza sala ci fa entrare una dimensione nuova, quasi multiculturale: l’arte occidentale si mescola con quella tribale africana ed egizia. I primi viaggiatori, un’antropologia culturale nascente determinano il cambiamento artistico. Siamo in pieno cubismo. Picasso al centro, con il suo periodo blu ci mette di fronte ad un intima spiritualità, ad una solitudine che via, via sarà sempre più percepita a livello sociale. L’alterazione della prospettiva, il caos, il colore pungente, schietto sono gli elementi principali di “Tauromachia”. “Donna con il cappello blu” ricalca il tema, mettendo al centro l’incertezza degli inizi del Novecento.

Francia, l'arte parla di te... In mostra al Palazzo delle Esposizioni la collezione Duncan Phillips
La famosissima “Tauromachia” di Picasso

Modigliani e Barque iniziano a sperimentare. Modigliani azzarda collage ed accostamento parola/immagine nel dipinto. Barque si rende perfettamente conto di vivere un’ epoca che spezza i canoni classici dell’arte affermando “Non posso voltare le spalle al Luovre”, ma nei suoi lavori “Natura morta con uva e clarinetto” o “Natura morta con giornale” dà vita ad un altro modo di percepirla.

La quarta sala è dedicata all’intimismo. Particolarmente d’effetto, mostra scene di vita privata che si mischiano al simbolismo, al ricordo. La nascente psicoanalisi influenza l’arte e quasi la ispira. Bonnard dipinge a memoria la moglie, uscita dal bagno, in una visione onirica e piena di sentimentalismo. Il grande quadro di Matisse ci porta nella sua casa, con la sua tenda egiziana, i melograni sul tavolo, una palma esterna: simbolo di una pittura che ricerca nuovi canoni e diventa più simbolica. Matisse dipinge oggetti che per lui hanno un valore particolare, facendoci entrare nel suo intimo, così come Barque, nella sua natura morta. L’arte non è oggettiva, ma personale. Così la sala Espressionismo e Natura ci parla della forma come esperienza personale. Soutine ne “Il fagiano” ricava con movimenti di colore un’opera che, a primo impatto, sembra un semplice quadro astratto con macchie di colore continue, ma l’osservatore attento coglierà un fagiano morto adagiato su un panno bianco. Stiamo entrando nell’astrattismo. “Autunno II” di Kandinsky ne è la riprova. L’arte diventa soggettiva ed interiore. Il colore esprime il sentimento. Mentre nascono automobili, aeroplani e raggi x, l’arte diviene gusto per gli occhi, nutrizione per il cuore.

E la mostra termina con l’incertezza del XX secolo. Il secolo delle grandi guerre, il secolo della solitudine, dell’avanzata tecnologica. L’arte perde potere e tutto questo alimenta una soggettività esasperata.  L’espressionismo astratto americano arriva fino in Europa. Gli artisti cercano di trovare la forza nella pennellata, parlano di rapporti cromatici lirici e trascendenti mettendo le arti di tutto il mondo a confronto, come nelle opere di Rothko e Diebenkorn.

Tutto questo in un’unica grande collezione, arrivata a noi grazie ad un uomo chiamato Duncan Phillips, al suo duplice amore per l’arte risvegliato in un primo momento dal dolore per la morte ravvicinata di due famigliari, il padre e il fratello, poi dall’amore per la moglie, artista e sua collaboratrice nella gestione del museo creato a Washington, nei duri anni che vanno dal 1897 al 1930. Quella di Duncan Phillips è una collezione ricca e ben studiata. Lasciata a noi come dono, a queste generazioni incerte e mobili, ogni quadro è una boccata di aria fresca in un clima di teso e sfuggevole. Ed oggi più che mai ringraziamo questo asse che, passando per la Francia, arriva fino a Roma. Le distanze sono piccoli punti su una mappa di cui tutti facciamo parte e Phillips Duncan aveva capito tutto ciò agli inizi del secolo scorso.

 Silvia Grillo

Elio Tomassetti

Elio Tomassetti

Direttore della testata e giornalista dal 2010, dopo la laurea in Giurisprudenza mi sono sempre occupato di comunicazione soprattutto nei settori socio-culturali. Contatto: eliotomassetti1988@gmail.com