Ottaviano Augusto e la nascita dell’Impero Romano
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Durante la fase repubblicana di Roma con il termine “imperator” si indicava il condottiero dell’esercito dopo una vittoria militare.
Con l’ascesa politica di Ottaviano e la sua assunzione del titolo di Cesare Augusto, si elabora la figura politica dell’imperatore vittorioso che unifica e pacifica tutto il mondo romano, per volere degli dei.
Ottaviano, trasformando Roma da una repubblica oligarchica ed elitaria in un impero universale ed ereditario, riuscì a fare ciò che il suo prozio e padre adottivo Giulio Cesare tentò di fare prima di lui, tramite lo strumento della dittatura a vita.
Questo fu possibile sia per le vittorie militari di Ottaviano, sia per il sostegno politico delle oligarchie municipali italiche dell’epoca, desiderose di ottenere le stesse prerogative del patriziato tradizionale di Roma, fortemente legato al regime repubblicano.
Inoltre dopo la battaglia di Azio del 31 a.C., che segnò la fine delle guerre civili del I secolo a.C., la volontà di pace era fortemente diffusa in tutte le realtà legate a Roma.
Augusto diventa così il primo imperatore di un immenso impero frutto delle precedenti espansioni, controllato da un personale amministrativo professionale, con un esercito permanente, nel quale viene inoltre istituito un sistema tributario e un regime giuridico con valore universale.
In realtà la “pax romana” o augustea è una “pace armata”.
Tale stabilità infatti è mantenuta: da una grande e disciplinata infrastruttura militare, da una rete stradale che collega tutto l’impero e da una profonda colonizzazione.
Infatti, dall’età di Augusto in poi, si ebbe una costante diffusione della cittadinanza romana, celebre in questo senso fu per esempio il famoso discorso dell’imperatore Claudio nel 48 d.C. pronunciato al Senato in favore dell’entrata in questa istituzione di una componente di notabili della Gallia Narbonese.
Il discorso ci è pervenuto grazie all’opera dello storico Tacito: …Quale altro motivo recò la rovina agli Spartani e agli Ateniesi, nonostante la loro potenza in armi, se non che respingevano da sé i vinti, come fossero stranieri? Invece Romolo, il nostro fondatore, ebbe tanto accorta saggezza, da trattare moltissimi popoli nello stesso giorno come nemici e poi come cittadini. … .
Tale processo d’integrazione nell’impero romano raggiunse il suo culmine con l’estensione della cittadinanza romana a tutte le persone libere dell’impero, che avvenne sotto l’imperatore Caracalla nel 212 d.C. .
Aldo Doninelli