A Piazza Navona, da circa tre anni, si consuma una vicenda alquanto intricata: i mercatini della piazza del I Municipio (centro storico) Befana compresa, sono stati dimezzati e suddivisi in maniera significativa a favore del decoro urbano, con il fine di organizzare un complesso di elementi espositivi che prenda spunto dai paesi del nord Europa, caratterizzato da strutture piacevoli alla vista e prodotti tipicamente e unicamente natalizi.
Andiamo per gradi: la piazza fino a tre anni fa ospitava 115 banchi, nel 2013 l’allora sindaco Marino avanzò, e attuò, il ridimensionamento dei banchi a 72 escludendo quegli esercenti che vendevano merce “poco attribuibile allo spirito natalizio” come ad esempio i gadgets della squadra di calcio della Roma o la prelibata porchetta; nonché l’estetica delle bancarelle “invasiva”, generando -però- l’indignazione degli ambulanti, soprattutto dei 72 aventi diritto della licenza che di tutta risposta, il Natale successivo, intrapresero uno sciopero annullando la festa, convinti che l’eliminazione di molte tipologie di banchi avrebbe ridotto notevolmente l’afflusso di clientela; taluni mossi dalla volontà dei Tredicine, famiglia che detiene il monopolio quasi totale delle bancarelle sul territorio, specie in Piazza Navona.
Alla base dell’acquisizione delle licenze, il nuovo bando, dapprima prevedeva l’assegnazione dei posti agli esercenti che vendevano merce attinente alla festa, bypassando la prerogativa dell’anzianità di servizio, attuando un metro di giudizio affidato all’assegnazione di un punteggio sulla base delle risorse usate per la preparazione della merce da vendere. Sistema ben presto bandito in quanto troppo complesso e dispendioso, in termini di tempistica, favorendo nuovamente l’anzianità di servizio come prerogativa principale. Il bando però ridimensionava ulteriormente a 48 il numero dei banchi: 20 artigianali e 28 commerciali. Tra i nomi degli esercenti aventi diritto spicca, tra i primi, quello di Alfiero Tredicine.
Ad oggi la situazione vede i grillini, sotto forma di Andrea Coia, sentenziare contro il I Municipio (PD) che la priorità è l’anzianità di servizio e che la porchetta esiste da sempre e in posizione di spicco, per giunta rispecchiando ampiamente i criteri di caratteristicità richiesti; in contrapposizione alla soluzione avanzata dall’assessore al commercio del Municipio I, Tatiana Campioni, che in settembre chiese al comune di cambiare la denominazione da “fiera” a “festa” così da poter cambiare i connotati dell’evento a discapito della famigerata anzianità di servizio, ma l’atto discusso in commissione non venne accettato cosicché i tempi necessari, prolungandosi, divennero troppo lunghi e nell’incertezza generale, per il terzo anno consecutivo, quest’anno, non si è potuto proseguire con il bando di assegnazione, lasciando nuovamente l’organizzazione delle festività al comune e quindi in fase di stallo; e il magone ad esercenti e abitanti.
Il mercatino di Piazza Navona, difatti, agli atti (delibera comunale numero 35 del 2006) viene definito “fiera” e in quanto tale l’assegnazione delle licenze deve basarsi fra l’altro sull’anzianità di servizio.
Un lavoro duro quello che spetterà al nuovo sindaco di Roma e al Municipio I in quanto la matassa merita di essere sbrogliata in tempi celeri per restituire luce di festa alla piazza, ai volti dei romani trafitti dalla nostalgia e per dare un’opportunità a chi in quella piazza non l’ha mai avuta.
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