La street art a Roma: da Spagna all’Ostiense District

La street art a Roma: da Spagna all’Ostiense District

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Siete mai passati per la galleria della metro di Spagna? Pareti di cemento, magari qualche macchia di umidità, un tragitto infinito per raggiungere i treni… Uno scenario che tutti conosciamo.
Ma da un mese non è più così.
Lungo le pareti ora si intrecciano linee colorate, volti, immagini astratte. Il tunnel è diventato un’immensa galleria d’arte del tutto gratuita, un esempio di cultura underground di alto livello.

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Atac con il patrocinio di Roma Capitale e in collaborazione con l’associazione Le Jours de France  ha concesso questi spazi, attraversati ogni giorno da migliaia di turisti, lavoratori, cittadini romani, ad un gruppo di artisti di varie nazionalità tra cui gli italiani Lucamaleonte, Andreco e Tellas e l’argentino Jaz.

L’idea è stata quella di fondere stili e tecniche diverse, come diverse sono le provenienze di tutti coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione, come diverso è ogni individuo e la sua interpretazione di arte. Il risultato è visibile in quella che è diventata una piacevole passeggiata nel regno della street art, riportata nel suo contesto di provenienza principale: la realtà underground, del sottosuolo urbano. Grande è poi l’impatto se si considera il luogo in cui tutto questo avviene, una delle piazze simbolo della città di Roma in cui, così, vanno ad affiancarsi, esaltandosi a vicenda, tradizione e innovazione, canoni classici e provocazione.

 

Ma le sorprese non finisco qui: Atac ha anche messo in vendita 50 mila carnet da 10 biglietti al prezzo scontato di 14 euro, all’interno dei quali è possibile trovare, con molta fortuna, uno dei bit da collezione raffiguranti il gatto di C215, alias Christian Guemy, esponente di spicco del panorama artistico francese e internazionale, nonché dottore di ricerca in Storia dell’arte. Il nome dell’iniziativa, BIT GENERATION, si basa su un gioco di parole tra BIT, Biglietto Integrato a Tempo, e BEAT, dal verbo to beat =battere, indicante un movimento artistico e musicale sviluppatosi negli anni ’60.

Ma l’operato di questi artisti non si rinchiude tra quattro mura e torna nelle strade, anzi da esse parte, grazie alla lungimiranza di chi comprende le potenzialità del fenomeno della street art, in tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. Passiamo così dalla metro al quartiere che è divenuto sinonimo di riqualificazione  e lotta contro il degrado, coinvolgendo i cittadini in un diverso modo di vivere il proprio spazio urbano: Ostiense, recentemente ribattezzato Ostiense District.

Il Lupo di Roa

Roa, Ostiense District

Cominciamo il nostro viaggio nell’Ostiense District a via Galvani. Roa è un artista belga, noto nel mondo della street art soprattutto per la particolare predilezione per gli animali, soggetti privilegiati delle sue opere, tutte visibili sul suo Flikcr.

Sul muro di uno dei palazzi in via Galvani, in prossimità del monte dei cocci che dà il nome a Testaccio, giganteggia un enorme lupo di 30 metri, chiamato jumping wolf, lupo che salta. Il murales è stato definito un “inno all’istinto” come troviamo scritto sul sito ufficiale dell’associazione culturale che si è occupata di promuovere questa e le altre opere, la 999contemporany.

Nonostante il benestare dei condomini dello stabile che hanno concesso la possibilità di decorare la parete, i problemi non hanno tardato a presentarsi. La particolare forma del lupo, simbolo per antonomasia di Roma e del quartiere capitolino, non ha mancato di suscitare numerose polemiche: c’è, infatti, chi vi ha visto una certa somiglianza con un ratto a causa dell’apparente sproporzione del collo dell’animale e della sua posizione.

L’assessore del I Municipio, Andrea Valeri, non ha tardato a rispondere alle critiche sottolineando come la lupa dipinta in quella maniera sia ” la rappresentazione dell’artista della città di Roma in tempi di crisi e di decadenza”.

(fonte: Leggo)

Rising Love di Sten e Lex

Sten e Lex

Svoltato su via Nicola Zabaglia e proseguendo fino alla rotonda, arriviamo a Via delle Conce, dove si trova il Rising Love, famoso locale della zona di Testaccio, teatro di esposizioni, dj set, musica dal vivo e performance artistiche di alto livello. Non è un caso, dunque, che la sua facciata ospiti un mega stencil realizzato dal duo italiano di Sten & Lex. La particolarità che contraddistingue questa coppia, dapprima dedicatasi alla rappresentazione di icone pop, è l’unicità delle loro opere: la matrice utilizzata viene ogni volta distrutta.

Come l’altra opera presente a Ostiense, Black and White Power, quella del Rising Love raffigura un volto anonimo ottenuto attraverso una tecnica ormai collaudata che consiste nell’affiancare una miriade di puntini che, in prospettiva, compongono la figura, solitamente in bianco e nero. Su Urban Contest troviamo un‘interessante intervista ai due artisti che raccontano le origini della loro esperienza comune.

Murales di Herbert Baglione

Ma le meraviglie di via delle Conce non si fermano qui. Sul muro di fronte, quello della storica falegnameria Blasi, campeggia il murales, di 40x3m, del brasiliano Herbert Baglione, originario di San Paolo. Possiamo conoscerlo meglio attraverso il suo blog.

L’effetto suscitato è un misto di attrazione e repulsione per queste figure tanto simili quanto ambigue e distorte, uomini e donne dai lineamenti familiari eppure tanto estranei. Di certo non abbiamo di fronte un esempio di arte conciliante quanto, piuttosto, l’immagine di una contemporaneità alienata da sé, distratta e confusa: una critica corrosiva contro la deriva della società umana. Questo murale ha, inoltre, ispirato un cortometraggio realizzato per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri 2012″ dell’Isola del Cinema.

Fronte del porto di Blu

Su via del Porto Fluviale il cupo grigiore di cui siamo stati testimoni si trasforma in una girandola di colori sulle due facciate dell’ex caserma dell’aeronautica militare, nota dopo la sua occupazione nel 2003 come Fronte del Porto, luogo di incontro e prolifico scambio culturale, un simbolo per tutto il quartiere.

Blu, fronte del porto

 

 

 

Quest’opera, che abbraccia l’edificio trasformandone le finestre negli occhi di tanti colorati mostriciattoli, è frutto del genio e del lavoro anonimo di Blu, originario di Senigallia. Una delle sue creazioni è stata indicata dal The Observer nella lista delle 10 più grandi street art work al mondo. E osservando i dettagli e l’opera nel suo complesso si capisce il perché.

Opera collettiva

Su via Ostiense troviamo una delle opere più fotografate; ma dovremmo parlare di opera collettiva giacché il sottopasso rappresenta un concentrato di stili e tendenze diversificate amalgamate tra loro tanto che, seppur indipendenti, le singole opere sembrano parte di un progetto comune.

shelley ozmoLa mano più presente è quella di Ozmo che si firma accanto al ritratto di Gramsci, ospite insieme a Shelley e a Keats del Cimitero Acattolico presso la piramide Cestia. I tre sono rappresentati secondo modalità diverse: il volto di Gramsci, perfettamente riconoscibile, è privo di qualsiasi riferimento al nome; Shelley invece è accompagnato dalla sua identificazione; l’ultimo volto, che compare sulla parete in diversi punti, ma mai perfettamente chiaro e identificabile, ci si palesa soltanto attraverso una citazione inequivocabile. Here lies one whose name was writ in water, “qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua” non è altro che l’epigrafe presente sulla tomba del poeta nel cimitero.

Murales di Blu

Proseguendo su Via Ostiense, poco lontano dalla Centrale Montemartini, centrale dismessa trasformata in sugestivo museo e altro punto di riferimento della zona, troviamo l’Alexis. Si tratta di uno stabile dell’ACEA occupato da studenti e precari, trasformato in uno spazio di socialità e dedicato al giovane studente di 15 anni, Alexis Grigoropolous, morto negli scontri di Atene del dicembre 2008.

Alexis

 

Proprio ad Alexis è dedicato il murales realizzato da Blu, costituito da una lunga serie di macchine gialle incastrate tra di loro come le maglie di una catena, chiuse da un lucchetto e da un cammeo, raffigurante il ragazzo e recante nome e data della tragedia di cui fu vittima: la consacrazione artistica di un’operazione sociale di rivendicazione di spazi, necessari ai giovani per esprimersi, liberi da vincoli e aperti alle realtà emergenti, che non possono essere messe a tacere.

 

 

Murales di Momo

MomoEssenziale e minimale l’opera di Momo in Via del Gazometro decora con il suo gioco di forme e colori la facciata di un vecchio edificio dell’Italgas.

L’essenza dell’operazione sta proprio nella scelta degli edifici su cui intervenire: quello dell’Italgas così come l’ex caserma dell’aeronautica o l’Alexis sono realtà urbane sottoposte al degrado, casermoni grigi che sembrano appesantire l’aria intorno, renderla plumbea e irrespirabile.

Sono fossili di un passato recente che non può essere sradicato dal quartiere ma che, recuperati alla società civile, affollati da giovani pieni di energie, animatori di iniziative, si vedono investiti da nuova linfa vitale divenendo il centro delle attività culturali.

Paint over the craks di Kid Acne

Paint Over the Crack, Kid AkneSito in Via del Commercio su un lungo muro dietro il quale si stagliano le strutture del Gazometro, Paint Over the Cracks non lascia dubbi sulla sua paternità: inconfondibile è, infatti, lo stile di Kid Acne, artista, illustratore e musicista hip-hop originario del Malawi (blog)

La frase è un vero e proprio mantra per il writer, “Dipingi sopra le crepe“: un chiaro invito a non ignorare il degrado, a non lasciare la città nell’abbandono e nell’indifferenza ponendovi mano in prima persona. Sembra quasi richiamare l’usanza giapponese di riparare le crepe nei vasi con l’oro, come a dire “invece di criticare e commiserare quello che hai intorno, prendi un pennello e riscopri la bellezza”.

Il Nuotatore di Agostino Iacurci

Agostino IacurciRealizzato in occasione dell’Outdoor Festival nell’ottobre 2011, il Nuotatore di Agostino Iacurci si trova, significativamente, in Via del Porto Fluviale, proprio sopra una pescheria.

Piuttosto stilizzato, definito “metafora di pacifica convivenza” il nostro gigante si muove in un gigantesco acquario urbano, circondato da pesci colorati: un messaggio positivo, un invito a creare un ambiente nuovo in cui convivere e agire.

Wall of Fame di JB Rock

Il lungo murales di JB Rock colpisce per la straordinaria capacità di riportare sul muro una vera e propria galleria di miti, da quelli collettivi e simbolici come Malcom X e papa Wojtyla alle icone cinematografiche di Uma Thurman, Quentin Tarantino e Zorro, fino agli affetti più intimi e significativi per la vita privata, dal padre ai fratelli. I volti sono disposti in ordine alfabetico dalla A di Alighieri Dante alla Z di Zorro, con ovvio riferimento al claim del personaggio del cinema, a rappresentare la potenza comunicativa che parte dalla semplice combinazione dei segni scritti per trasformarli in volti iconici. Evocativo è anche il nome dell’opera: Wall of Fame rimanda inevitabilmente alla Walk of Fame di Los Angeles, la passeggiata decorata da circa 2500 stelle in bronzo che celebrano i grandi nomi dello star system.

A come Alighieri, Wall of fame

Black and White Power di Sten e Lex

Sulla parete opposta rispetto al murales di JB Rock, troviamo un’altra opera di Sten e Lex, Black and White Power. I volti raffigurati non rappresentano altro che anonime figure, spettatori conosciuti della celebrità, cittadini comuni che fanno da contraltare a quanto rappresentato sulla parete di fronte.

 

Fonte: Arte fuori dagli schemi: Roma Undergound

Sara Fabrizi

Sara Fabrizi

Classe '92, laureata in Filologia Moderna all'Università di Roma "La Sapienza", redattrice per NéaPolis e Tutored. Gestisco due blog "Parole in viaggio" dedicato all'arte e ai luoghi d'Italia e "Storie dal cassetto", raccolta di racconti brevi soprattutto a carattere psicologico. Un mio racconto "Il battesimo del fuoco" è stato selezionato e pubblicato nell'antologia "I racconti di Cultora. Centro-sud" seconda edizione per Historica edizioni nel 2015. Sono membro fondatore dell'associazione "La parola che non muore" e responsabile dell'ufficio stampa per il Festival omonimo a Civita di Bagnoregio, inaugurato nel 2015.