Uno, nessuno e centomila ritratti: FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

Uno, nessuno e centomila ritratti:  FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

 

«Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e filtri giusti. Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi. Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito con la testa. La grande foto è l’immagine di un’idea.»

Tiziano Terzani

L’Idea di Marco Delogu, ideatore del Festival alla sua XIV edizione, dal 2002 ha preso mille forme nelle sale del Macro di via Nizza e in altre sedi dislocate per la città ha consolidato la fotografia come arte, arte viva e pensante che interroga la memoria collettiva e individuale ritraendo immagini di idee di svariate e possibili realtà passando per il qui e ora del presente.

Uno, nessuno e centomila ritratti:  FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

Il Festival, costruito come una grande tela, mappatura che si dirama tra i corridoi del Macro e le vie della città, va formando un ritratto fotografico passato e presente del mondo intero attraverso gli scatti di artisti acclamati ed emergenti. Ogni opera rappresenta il punto di vista dell’artista, ogni opera è rappresentazione della realtà dell’artista perchè la realtà non è una sola, dipende da che punto si guarda il mondo.

 

 

Lo spettatore camminando lentamente si ferma, si avvicina, si fa trasportare e si immerge, attraverso lo sguardo, nelle storie, nelle emozioni ed esperienze altrui. 

Uno, nessuno e centomila ritratti:  FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

Attraverso le opere di Doug Dubois viviamo le giornate irlandesi di giovani adolescenti la cui fanciulezza è precocemente svanita a causa della drammatica quotidaneità a cui sono esposti. Il grande fotografo Roger Ballen, come un sociologo delle immagini, ritrae le figure mitiche, i personaggi che popolano le  baracche nei sobborghi di Johannesburg al confine tra il bene e il male, la realtà e la pazzia. Cerca di codificarne i simboli, i linguaggi per farli propri e rielaborarli. Accanto a Ballen troviamo le opere intime di Fioroni che ritrae compagni di vita, di Arena che ci parla del Vietnam, di Biasucci che attraverso i suoi crani ci racconta  il tutto e il niente, la pienezza e la vuotezza della vita del soggetto. Asger Carslen mette in discussione la nostra concezione di verità ponendosi nel mezzo tra la realtà e la finzione con i suoi ritratti grotteschi. Alexandra Cartiere ritrae la malinconia della vita sui visi dei suoi soggetti mentre in Ingar  Krauss scorre l’energia della vita “nonostante tutto”, l’azione, il pulsante sangue degli adolescenti. La fotografia tra le mani di Zanele Muholy diventa prova della situazione delle donne in Sudafrica, uccise a causa delle loro preferenze sessuali. Sono ritratti di donne che amano e vivono come tutti noi. Thomas Roma ritrae il mondo canino e come potrebbero vedere il mondo loro, i nostri migliori amici. Spazio viene dato anche alla giovane fotografia; Pietro Paolini, vincitore di uno dei premi del Festival, il Premio Graziadei Studio Legale, racconta il Venezuela post Chavez. Tra i progetti selezionati per la Call for Entry 2014 vince Nigel Bennet che nel suo lavoro si interroga ed interroga i suoi soggetti, naturali e umani, sulla vita e sull’esperienza che la modifica o modifica il corso degli eventi naturali. La lettura della realtà continua attraverso le opere esposte di fotografi come Oleg Videnin, grande ritrattista che cristalizza, nel suo lavoro esposto al Macro, quel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Negli occhi dei suoi personaggi leggiamo la consapevolezza di essere diventati adulti ma ancora l’ingenuità dell’infanzia, mentre nel resto delle campagne di Bryansk continua la vita. Facendo un passo indietro nel tempo troviamo i ritratti dei protagonisti della seconda Beat Generation americana ad opera di Larry Fink; poeti, musicisti, pittori che ritrae come impavidi cuori, convinti e fieri conquistatori delle strade cittadine. This World and Others Like It,  dell’artista statunitense Drew Nikonowicz che si interroga sull’esperienza che l’individuo fa del presente e della realtà o delle realtà che ormai la tecnologica ci ha portato a vivere è stato nominato vincitore della XIV Edizione dedicata al PRESENTE.

Vincitore della VII Edizione del IILA-FOTOGRAFIA, dedicata agli artisti emergenti latino-americani, ha visto trionfare Luis Carlos Tovar (Colombia) e consegnato la  Menzione d’Onore di Hugo Vásquez (Perù).

Al centro vi è lo spettatore, il visitatore che legge, cerca di capire, di cogliere il significato di queste opere o semplicemente di entrare nelle fotografie e farsi emozionare, toccare nel profondo perchè quello che la vera Arte fa o che dovrebbe fare, attraverso tutti i suoi canali espressivi, è smuovere gli animi.

 


www.fotografiafestival.it

Silvia Petrella

Silvia Petrella

Silvia Petrella

Appassionata di arte. Laureata in lettere, con indirizzo cultura teatrale, presso l'università Aldo Moro di Bari e naturalizzata romana, dove sta proseguendo gli studi presso il DAMS con indirizzo cinema, televisione e produzione multimediale, collabora con più riviste scrivendo di cinema e teatro. Porta avanti un percorso nello yoga che è diventato una filosofia di vita all'insegna dell'equilibrio tra la mente e il corpo. "Mens sana in corpore sano"