VITTORIO FRANCESCHI E IL RITORNO DI SCACCO PAZZO SULLE SCENE

VITTORIO FRANCESCHI E IL RITORNO DI SCACCO PAZZO SULLE SCENE

VITTORIO FRANCESCHI E IL RITORNO DI SCACCO PAZZO SULLE SCENE

 

Era in questo aprile di ottanta anni fa che nasceva Vittorio Franceschi per iniziare la sua lunga carriera di attore, autore e regista teatrale che ancora oggi fa parlare delle sue opere passate. Proprio lui, come nel caso di Scacco Pazzo, torna a confrontarsi con la sua famigerata tragicommedia.

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L’opera, dopo gli innumerevoli successi ottenuti in giro per il mondo, torna nelle mani del suo creatore; il regista teatrale, autore e attore Franceschi che figlio di un periodo storico culturale volto alla sperimentazione – all’incontro fra le arti- ha formato il suo bagaglio culturale in cui il teatro, il cinema, la letteratura si incontrano per creare opere nuove.

Agli inizi degli anni ’90 dà alla luce Scacco pazzo, un testo dal sapore agrodolce pregno di poesia, sottile ironia che narra, dietro una tragica vicenda che vede protagonisti due fratelli, le difficoltà quotidiane, le paure, le domande, gli ostacoli che minano alla costruzione dell’identità raggiunta dall’uomo durante il suo percorso di vita e che lo portano a crollare, ritrovare la bussola o bloccarsi in un limbo tra realtà e finzione.

Lo spettacolo, inaugurato nel ’91 dalla regia di Nanny Loy – regista cinematografico che per la prima volta si affacciava al mondo del teatro – con protagonisti Vittorio Franceschi e Alessandro Haber, è affidato ad Elisabetta De Vito e a due attori, come Nicola Pistoia e Paolo Triestino, con alle spalle una carriera che li ha visti consolidati in ruoli comici e che insieme si ritrovano in scena a dare vita a questa pazza partita a scacchi.

MatteoSoltanto-ScaccoPazzo-002Una partita a scacchi che è quella giocata tra i personaggi e loro stessi, la loro vita con tutti gli imprevisti e gli interrogativi a cui con accurate mosse bisogna rispondere per poter andare avanti e concludere la partita. I due fratelli protagonisti, l’uno privo di una forte personalità, vissuto all’ombra del padre e l’altro aperto alla vita, gioioso e un po’ bambino, si ritrovano a vivere insieme nella casa paterna e a fare i conti; l’uno con la noia di un lavoro portato avanti per inerzia e l’amore nei confronti di una donna poco coinvolta e l’altro con la regressione infantile a cui è andato incontro dopo un incidente stradale che ha causato la morte della moglie tanto amata.

Lo spettatore viene trascinato nelle dinamiche del malato rapporto tra i due e segue le giornate di un bambino di quarant’anni rinchiuso in casa e tenuto sotto controllo da un fratello che per tenere a bada i suoi discorsi senza senso e le crisi infantili indossa i panni materni, paterni e della defunta moglie in un perverso gioco di ruoli.

La fidanzata dell’adulto fratello, inizialmente guardata come unico spiraglio di speranza per creare una vera vita, si introdurrà nelle vite di entrambi scoprendo un’infanzia e una se stessa, la vera se stessa, ormai dimenticata.

Sarà l’unica a trovare nella realtà sè stessa e abbandonerà i due che si troveranno infine a vivere una copia della loro vita; afflitti, distrutti, ammalati dalla realtà che li ha espulsi per vivere un loro mondo fatto di maschere e partite a scacchi mai terminate. Le lancette girano al contrario ed il passato diviene il presente in cui i due hanno scelto di vivere.

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La scenografia della rappresentazione diviene simbolo di questo universo distorto.

Il palcoscenico, quasi come se fosse una grande scatola cranica, fragilmente si sorregge su un piano incrinato, una scatola in cui a tratti va via la luce, tenuta chiusa da tante porte che si aprono, vengono sbattute, diventano camerini da cui vediamo uscir fuori i fantasmi del passato. Uno spazio chiuso, circolare in cui i tre personaggi si rincorrono, danzano, si avvicinano e si  allontanano.

MatteoSoltanto-ScaccoPazzo-004Più la scenografia che l’interpretazione degli attori, quasi piatta, riesce a sottolineare la sottile ironia che i dialoghi gli offrono, riesce a trasportare gli spettatori nella storia e nello straordinario testo. Franceschi ha voluto rischiare affidando i ruoli principali a due attori straordinari ma con cui il pubblico riesce ad entrare in empatia solo nel momento in cui riconosce le loro doti comiche. Il personaggio femminile – interpretato dalla De Vito – riesce, grazie al ruolo interpretato che nella storia vive di vita propria anche se per poco diviene voce di un unico coro, di un’unica testa, a diventare portatrice della complessità e vastità dei temi trattati dall’opera.

Un triste trittico di personaggi che ci narrano quanto sia difficile sostenersi grazie ad un forte equilibrio che la vita spesso fa crollare e se non si è se stessi o forti abbastanza per se stessi la realtà non aiuta perchè siamo sempre noi a decidere come guardare e vivere il mondo.

Siamo noi che conteniamo la realtà, in quella scatola cranica che facilmente può andare in corto circuito.

 

SCACCO PAZZO
di Vittorio Franceschi

con
Paolo Triestino, Nicola Pistoia,
Elisabetta De Vito

Regia –Vittorio Franceschi
Scene –Matteo Soltanto
Costumi –Lucrezia Farinella
Disegno luci– Luigi Ascione
Musiche –Germano Mazzocchetti

Aiuto regia –Ariele Vincenti
Assistente alla regia –Valeria D’Orazio
Trattamento pittorico –Matteo Soltanto
Capo elettricista –Gabriele Boccacci
Foto di scena –Gabriele Gelsi
Costruzione scena –La Tecnica srl
Grafica –Marco Animobono
Produzione –Neraonda
Distribuzione –Razmataz

Silvia Petrella

Silvia Petrella

Appassionata di arte. Laureata in lettere, con indirizzo cultura teatrale, presso l'università Aldo Moro di Bari e naturalizzata romana, dove sta proseguendo gli studi presso il DAMS con indirizzo cinema, televisione e produzione multimediale, collabora con più riviste scrivendo di cinema e teatro. Porta avanti un percorso nello yoga che è diventato una filosofia di vita all'insegna dell'equilibrio tra la mente e il corpo. "Mens sana in corpore sano"