Anziani soli e preoccupati del loro futuro: una storia che fa riflettere raccontata dal Consigliere Alessandro Alongi (XII Mun.)

Anziani soli e preoccupati del loro futuro: una storia che fa riflettere raccontata dal Consigliere Alessandro Alongi (XII Mun.)

La storia che giunge oggi in redazione ce la racconta il Consigliere e Presidente della Commissione Politiche sociali del XII Municipio di Roma Capitale Alessandro Alongi, politico noto, in particolare, per la grande attenzione alle sofferenze e alle fragilità dei molti cittadini di Monteverde, Bravetta, Pisana, Massimina e Porta Portese, quadranti rientrati tutti nel territorio municipale. 

Nei giorni scorsi, durante il tradizionale momento di ascolto delle istanze del territorio (ricordiamo che Alongi tiene, settimanalmente, diversi momenti di incontro con tutti i cittadini che chiedono ascolto e confronto, ndr) ho incontrato una persona, distinta, molto curata, elegante ma sobria. Scopro che ha quasi 80 anni, e per lavoro ha girato il mondo intero. Una storia affascinante, di viaggi e avventure (lavorava in una multinazionale con sede a New York), incontri con personaggi famosi, aneddoti ed episodi curiosi che affiorano alla mente. Ma non sono, purtroppo, tutte rose e fiori. I frequenti periodi di permanenza all’estero non hanno permesso ad Antonio (nome di fantasia, ndr) di radicarsi a Roma, conseguenza che oggi vuol dire vivere da solo, senza nessun amico o legame affettivo stabile. Nessun figlio, nessun parente, zero vicini di casa. Antonio è un fantasma, per tutti. Antonio è da solo. Dignitosamente solo”.

Il caso di Antonio, raccontato dal Consigliere Alongi, purtroppo, non è un caso isolato. Secondo i dati dell’Eurostat, infatti, nel nostro Paese (nel 2015) 13 persone su cento non avevano nessuno a cui chiedere, in caso di bisogno, un aiuto. Anche i dati più aggiornati sottolineano questa problematica. Secondo la Uilp, in 250.000 a Roma non hanno figli o nipoti, e il dato è in crescita: da qui al 2050 diventeranno il 30% della popolazione della Capitale. E in un Municipio come il XII, poi, con il tasso di anzianità tra i più alti dell’intera città, la solitudine di questi “invisibili” è particolarmente acuta, come più volte sottolineato dallo stesso Alongi.

Ho ascoltato assorto quella storia, ma non riuscivo a comprendere dove volesse arrivare. Purtroppo quotidianamente intercetto diversi racconti di solitudine e questo, sfortunatamente, era l’ennesimo. Dopo aver parlato del più e del meno giunge al punto: Antonio si rende conto che sta per avvicinarsi all’ineluttabile fine di ogni essere vivente, l’incontro con la morte. È fisiologico, se ne rende conto, ma non è preoccupato di questo. No. La sua angoscia è quella che, quando chiuderà gli occhi, non ci sarà nessuno che si preoccuperà della sua sepoltura. Mi chiede se esiste un servizio del Comune di Roma per questo, qualcuno che si accorgerà del suo trapasso e organizzerà i funerali e la sepoltura. Io rimango interdetto, è la prima volta che mi capita una richiesta del genere. Lo guardo e ho solo la forza di dirle ‘non penso, ma in un modo o in un altro non l’abbandoneremo. Ci lasciamo, forse sono riuscito a dargi un barlume di speranza. O forse no. La lezione che traggo da questa vicenda è che le istituzioni sono impreparate e i servizi di assistenza oggi esistenti non sono più al passo con il momento storico che viviamoconclude amaramente il Consigliere Alongi.

Soltanto lo scorso febbraio, a Roma e provincia quattro anziani sono morti in casa, da soli. La scoperta dei corpi è avvenuta – come sempre in questi casi – per i macabri indizi provenienti dagli appartamenti dei malcapitati: cattivi odori dei corpi in putrefazione, segnalazione dei vicini e interventi dei vigili del fuoco. Una storia che si ripete e alla quale Antonio non vuole prenderne parte.

Anziani invisibili e che muoiono da soli, in Giappone, li chiamano kodokushi, ovvero ‘morti solitari’. È curioso vedere come, in Italia, tale fenomeno non abbia un nome. Lo scrittore Donato Carrisi scriveva che la più grande paura di qualsiasi essere umano, anche di chi ha scelto di vivere come un eremita, non è quella di morire, ma di morire da soli. Ritengo sia giunto il momento di inserire nell’agenda politica dei servizi sociali di questa città anche questo tema, e bisogna farlo urgentemente. La morte non aspetta la burocrazia” conclude Alongiche, nei prossimi giorni, avvierà una serie di interlocuzioni formali per provare a dare una risposta ai tanti Antonio, persone trasparenti già morte – se non ancora fisicamente – ma nella memoria di tutti.

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Redazione Nèa Polis

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