La religione nella Roma antica

La religione nella Roma antica

Tra religione e funzioni civiche

Quella che per noi oggi è la religione non rispecchia esattamente ciò che invece significava per gli antichi romani.

Infatti con la parola religio i romani intendevano più significati e comportamenti da tenere in contesti e situazioni generalmente legate al “fenomeno-momento del sacro”.

Se indubbiamente da un lato esisteva il precetto di venerare, con predefiniti riti, le varie divinità, dall’altro lato esistevano tutta una serie di “pratiche ed usanze” anch’esse fortemente legate a ciò che in questa sede potremmo definire in generale come il “culto religioso”.

A questa definizione, che quindi amplia il nostro stesso concetto del religioso, possiamo comunamente ascrivere per esempio il culto per gli antenati, oppure il concetto di pietas, definendo così in modo più approfondito ciò che la religione significava per gli antichi romani.

Dunque vivere religiosamente al tempo dell’antica Roma aveva più significati.

Onorare correttamente gli dei ma anche vivere secondo i precetti degli antenati, mantenere il rispetto per la famiglia etc. Vivere insomma con “scrupolo” e “cura”(anche queste ultime due parole rappresentano delle traduzioni della parola latina religio).

Un altro concetto fondamentale del “credo” romano è individuabile nella sua forte connotazione civica e comunitaria.

Infatti l’accentuato aspetto ritualistico delle religione romana era legato ad una specifica prassi da seguire, come per esempio rispettare il rigido calendario delle festività oppure eseguire un determinato rito sacro in predisposti luoghi e con specifiche modalità.

Analizzando questo aspetto possiamo quindi avvicinare al “concetto del religioso” il termine metus, cioè “timore”, preoccupazione e reverenza dell’intera comunità, intesa come cittadinanza, verso il divino.

Questo ulteriore elemento ci illustra un altro aspetto molto particolare della religione romana, cioè la divisione tra sfera privata e pubblica.

In realtà tale divisione per gli antichi romani era piuttosto labile.

Il “politeismo romano” aveva forti connotazioni civiche, in quanto tutti i cittadini avevano dei precisi precetti religiosi da rispettare e non unicamente per il soddisfacimento di meri aspetti personali, ma piuttosto per la propria appartenenza al resto della cittadinanza.

Gli antichi cittadini romani erano parte della religione sin dalla nascita, secondo il loro modo di vivere non esistevano concettualmente dei riti d’iniziazione per essere parte di un sistema di credenze, come per esempio il battesimo cristiano.

Esistevano sicuramente dei particolari riti iniziatici ma per specifiche festività, culti e riti, ma non erano escludenti verso il “credo religioso” in generale.

Il fine ultimo della religione degli antichi romani era quello di mantenere la benevolenza di tutti gli dei nei confronti di tutti i cittadini romani, cioè la pax deorum.

Questo sistema di credenze dell’antica Roma cominciò a subire alcuni forti cambiamenti durante il pieno sviluppo dell’età imperiale con l’introduzione, sempre maggiore, del culto della personalità legato ai vari imperatori divinizzati e subì una totale ridefinizione con il passaggio dal politeismo romano al monoteismo cristiano.

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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