MACRO: il cuore di Roma

MACRO: il cuore di Roma

Storia di come un birrificio si è trasformato in un museo, il MACRO

Il Macro- Museo d‘Arte Contemporanea di Roma- consta di due sedi: l’una, quella che si trova a Testaccio, è stata costruita al di sopra dell’Ex Mattatoio realizzato su progetto dell’architetto Gioacchino Ersoch tra il 1888 e il 1891; l’altra, quella di Via Nizza, è quella che andremo a visitare il 5 febbraio con Roma Nascosta. Il Macro sorge su quello che fino al 1971 era lo stabilimento Birra Peroni situato tra Via Nizza, Via Cagliari e Via Reggio Emilia. Progettato da Gustavo Giovannoni a inizio ‘900, fu dismesso proprio in quell’anno e nel 1982 fu ceduto in parte al Comune, che aveva previsto di destinarlo a servizi pubblici per il quartiere.

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L’attuale conformazione è opera dell’architetto francese Odile Decq, che è stata vincitrice del concorso di progettazione indetto dal Comune di Roma nel 2000 per l’ampliamento del Macro: scalinate, ballatoi ed ascensori collegano le grandi sale espositive, che si estendono su una superficie di 4350 mq. In realtà, aggiungendo l’enorme terrazza, i parcheggi, la sala conferenze, la libreria e i diversi servizi come il ristorante, la caffetteria e l’area didattica, si raggiungono complessivamente 19.590 mq. Perno centrale della costruzione è senz’altro la piazza coperta, da cui poi è possibile raggiungere tutti gli altri ambienti; molto suggestiva anche la grande vetrata che ricopre l’intera hall. Linee oblique frammentano lo spazio, che acquisisce così una sorta di dinamismo: il nuovo spazio ben si inserisce nell’edificio preesistente.

La stessa Decq ha inoltre aggiunto alla nuova ala due “residenze d’artista”: si tratta di due appartamenti che sorgono all’interno del complesso museale e che una commissione di esperti affida agli artisti selezionati di volta in volta. Ognuno di loro ha peraltro a disposizione ben 120 mq per elaborare le proprie opere d’arte, talvolta anche sotto gli occhi del pubblico. Cambia quindi il concetto di museo, che non è più solo luogo di fruizione, ma diventa allo stesso tempo luogo di produzione artistica.

Il Macro, in quanto Museo d’Arte Contemporanea, raccoglie ben 1200 opere databili dal 1960 in poi, ospitando opere di grandi artisti, tra cui ricordiamo Mimmo Rotella, Ettore Colla, Gastone Novelli, Tano Festa, Leoncillo, Titina Maselli, Maria Lai e i “romani” Dorazio, Castellani, Fioroni, Mauri, Uncini, Montessori, Baruchello, Giovannoni, Asdrubali, Dessì, Cucchi e Accardi. Sarà questa l’occasione anche per ammirare le sculture in cera di Domenico Bianchi e Alessandro Piangiamore o le video installazioni di Sara Ciracì, Avish Kkebrehzadeh e Alessandra Tesi e magari qualcuno potrebbe pensare di cogliere l’occasione per ammirare le 30 affascinanti opere dell’artista britannica Anish Kapoor, esposte proprio al Macro dopo circa dieci anni di assenza dalla scena romana di Kapoor.

 

Articolo di Michele Mattei.

Fonte immagine: Pixabay

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Redazione Nèa Polis

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