San Giovanni: la notte delle streghe

San Giovanni: la notte delle streghe

Una suggestiva tradizione romana

Sotto le stelle del solstizio d’estate tutti i popoli hanno creato leggende e pensato questa notte, la più breve di tutto l’anno, come un momento “magico” e denso di significato nel bene e nel male.
La notte tra il 23 e il 24 giugno è il grande preludio alla festa di San Giovanni battista, l’anacoreta predicatore, colui la cui testa venne richiesta dalla lussuriosa Salomè su un piatto d’argento per poterne baciare le labbra purissime. Ed è singolare che proprio in questa data vadano a fondersi e confondersi religiosità e superstizione, celebrazione della vita simboleggiata dal sole che riprende tutto il suo vigore e timore per oscure presenze. Questa, infatti, è la notte delle streghe, le donne che hanno sancito un patto con il demonio e che si riuniscono per celebrare il Sabba infernale.

Caravaggio - Salome' con la testa di San Giovanni Battista

Si diceva che le streghe nel loro volo verso il noce di Benevento, loro luogo di ritrovo secondo la formula magica che alcune donne riferirono durante gli interrogatori (” Unguento unguento portami al noce di Benevento, sopra l’acqua e sopra il vento e sopra ogni altro maltempo”), sorvolavano piazza San Giovanni. Erano richiamate dai fantasmi di Erodiade e Salomè, due donne particolarmente crudeli che dalla fantasia popolare potevano ben essere associate ai riti magici.

Un altro legame tra San Giovanni e le streghe è rappresentato dall’acqua. Poiché San Giovanni è “colui che battezza” si pensava che la rugiada prodottasi durante la vigilia della festa possedesse delle virtù particolari e che le trasmettesse alle erbe. Per questo le streghe sarebbero uscite durante questa ricorrenza, per poter approfittare del potere conferito dal santo alle erbe per rendere piùpotenti filtri e pozioni. E per catturare le anime, ovviamente.

Il caprone - Goya

 

La notte di San Giovanni raccontata da G.G.Belli

Tutte le tradizioni relative alla festa vennero immortalate in un celebre sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli, nel quale le streghe vengono associate per l’aspetto agli ebrei – si credeva infatti che costoro fossero degli incantatori – e in cui si fa cenno agli oggetti che venivano utilizzati per tenere lontane le fattucchiere:aglio e scope.

Domani è Ssan Giuvanni? Ebbè ffío mio,
cqua stanotte chi essercita er mestiere
de streghe, de stregoni e ffattucchiere
pe la quale er demonio è er loro ddio,
se straformeno in bestie; e tte dich’io
c’a la finosomia de quelle fiere,
quantunque tutte-quante nere nere
ce pòi riffigurà ppiú dd’un giudio.

E accusì vvanno tutti a Ssan Giuvanni,
pe la meno che ssia, da un zeimilanni. 8

Ma a mmé, cco ’no scopijjo ar giustacore
e un capo-d’ajjo o ddua sott’a li panni,
m’hanno da rispettà ccome un Ziggnore.

 la notte delle streghe di San Giovanni

La festa in piazza San Giovanni

Durante questa notte, dunque, da tutti i Rioni di Roma accorreva la popolazione con torce e lanterne per pregare il santo di tenere lontano il male, ma anche per mangiare le lumache “portafortuna” ai baracchini che, già all’epoca sapevano ben sfruttare le esigenze dei clienti.
Le lumache venivano consumate non soltanto per il loro sapore, ma soprattutto per il significato simbolico: le loro corna, infatti, rappresentavano discordie, sfortune; mangiarle significava distruggerle. Spesso, però, le lumache invece di scacciare le discordie ne generavano di nuove: presso le osterie gli osti più scaltri, profittando della confusione, cercavano di ingannare gli avventori, riciclando i gusci delle lumache già consumati dai clienti precedenti. Litigi e risse violente facevano da contorto alla gran confusione che regnava nella piazza. Un baccano veramente infernale tale da spaventare le donne sulle scope,di cui, ovviamente, non si vide mai neanche l’ombra.

Roesler Franz, festa di San Giovanni sotto l'obelisco

La festa si concludeva soltanto all’alba, quando il colpo di cannone di Castel Sant’Angelo annunciava l’arrivo del papa e l’inizio delle celebrazioni. Valeva la pena restare in piedi sino ad allora: conclusa la messa il papa si affacciava dalla loggia della Basilica e gettava alla folla monete d’oro e d’argento.

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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