Sperlonga e le emozioni del suo limpido mare

Un viaggio affascinante nel corso della storia di Sperlonga

A sud del Lazio, tra Terracina e Gaeta sorge sul mare la città di Sperlonga. Ricca di spiagge dalla sabbia finissima che si alternano con speroni di roccia che si immergono direttamente in mare.

È una meta molto ambita dai turisti per via del suo fascino, della bellezza delle sue acque e della splendida vegetazione.

Fin dai tempi antichi anche i romani scelsero questo luogo per la loro villeggiatura. Qui erano presenti molte ville dei ricchi patrizi. Tra queste una spiccava per la grandiosità, maestosità e splendore: la Villa di Tiberio. La dimora del secondo Imperatore di Roma era una proprietà che aveva avuto una fase di ampliamento ma la sua prima costruzione risaliva al II secolo a.C., un’epoca precedente e più antica. Nel I secolo d.C. venne aggiunto un lungo portico a due navate e la grotta naturale che si trovava lì vicino venne inclusa nella dimora ed ebbe dei rimaneggiamenti.

Questa villa fu scoperta casualmente nel 1957 durante dei lavori per la costruzione della via litoranea tra le città di Terracina e Gaeta, vicino all’antica Via Flacca.

Venne riscoperta l’antica dimora imperiale e molti reperti archeologici, tra cui diverse sculture. La popolazione insistette molto affinché tutti i ritrovamenti non fossero mandati a Roma ma rimanessero nel luogo della scoperta: nella loro città. Fortunatamente così avvenne. Venne creato un Museo che permette anche l’accesso al sito archeologico. All’ingresso c’è una targa marmorea che ricorda la volontà ferrea e determinata dei cittadini e la loro lungimiranza.

Dalle fonti antiche sappiamo che in questa villa nel 26 Tiberio rischiò di morire per il crollo di grande pietre dal soffitto che uccisero alcuni suoi servitori. L’imperatore venne salvato grazie al coraggioso intervento di Seiano, al tempo suo amico e confidente.

Visto che si tratta di una villa imperiale molte erano le opere d’arte che qui erano esposte, alcune di queste seppur frammentarie sono sopravvissute fino a noi. A pochi metri dalla loro collocazione originale sono conservati dei grandi gruppi scultorei e altri che sono di dimensioni minori all’interno del museo. È un vero e proprio racconto nella pietra, la storia che viene narrata è quella di Ulisse.

Nell’accecamento di Polifemo, una delle scene più famose dell’Odissea, il gigante è rappresentato addormentato perché ubriaco. L’eroe di Itaca, insieme a due compagni sta per lanciargli nell’occhio un grande palo. Un altro personaggio conclude il gruppo: un uomo che ha in mano l’otre che era pieno di vino.

L’altro grande gruppo è quello di Scilla con la nave che attacca Ulisse. Qui era posta la firma degli artisti.

Secondo molti studiosi questi due gruppi scultorei sono un’opera originale greca dell’antichità ellenistica: Atenodoro, Agesandro, e Polidero, gli stessi autori di Rodi che secondo Plinio realizzarono il Lacoonte che oggi ammiriamo nei Musei Vaticani.

Queste sculture avevano una collazione diversa all’epoca dell’imperatore, non erano solo una decorazione ma sembravano comporre una vera e propria scenografia. Tutto doveva stupire gli ospiti, le opere d’arte e i giochi d’acqua. Entrando nella grotta, l’invitato si sarebbe trovato davanti a una vasta cavità preceduta da un’ampia vasca rettangolare che era usata come peschiera, l’acqua era quella marina. Al centro un’isola artificiale ospitava la cenatio cioè il banchetto estivo. La vasca comunicava con una piscina di forma circolare interna alla grotta, qui si poteva ammirare il grande gruppo di Scilla.

Tra i due bacini d’acqua erano presenti altri gruppi minori: il rapimento del Palladio e Ulisse che trascina il corpo di Patroclo. Una copia, molto mutila è la famosissima statua parlante di Roma: il Pasquino.

Una scultura di Ganimede rapito dall’aquila di Zeus era collocato sulla sommità della grotta, nell’apertura.

La villa di Tiberio fu occupata da un gruppo di monaci che si insediò qui fino al IX secolo quando, a causa delle invasioni dei Saraceni si spostarono nuovamente, questa volta andarono poco più a nord, dando origine all’attuale Sperlonga.

Fa effetto pensare che possiamo ammirare lo splendido e limpido mare di Sperlonga esattamente come fece Tiberio e ancor prima di lui Ulisse. Un fascino costante ed emozionante nel tempo.

 

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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