Le origini di Roma: la fase arcaica e pre-urbana

Le origini di Roma: la fase arcaica e pre-urbana

LE ORIGINI DI ROMA. LA FASE ARCAICA E PRE-URBANA.

 Le origini della “città eterna” si confondono nel mito e nella tradizione antica, che fissano la data della fondazione di Roma al 21 aprile 753 a.C. (indicata dall’erudito Marco Terenzio Varrone 116-27 a.C.). Tale data, per molto tempo, è stata ritenuta semplicemente leggendaria e comunque non attendibile a livello storico.

Il dibattito riguardo la nascita della città è stato da sempre vivace ed in parte è ancora aperto. Tuttavia, i risultati di alcuni scavi archeologici risalenti agli anni 90 ed effettuati soprattutto nella zona del Palatino, ci testimoniano elementi che ci permettono di collocare effettivamente la nascita della città (o comunque lo sviluppo di un complesso villaggio stabile) nell’ VIII secolo a.C., come indicato dalla tradizione.

Scavi al Palatino
Scavi al Palatino

Infatti fu proprio verso la seconda metà di questo secolo che i primi insediamenti arcaici, risalenti al XI- IX a.C. e compresi tra la zona dei colli Campidoglio, Esquilino, Palatino e il fiume Tevere, cominciarono a svilupparsi in un centro abitato più articolato e complesso segno di una stabile crescita urbana.

Inoltre, per una maggiore comprensione del processo di formazione della città di Roma, è estremamente interessante analizzare la situazione del Lazio preromano. All’epoca la regione era un punto di contatto tra più civiltà e comunità antiche. Il Lazio di quel periodo infatti era conteso da più società ben sviluppate come per esempio quella etrusca, da quelle appenniniche-sannitiche, o ancora dall’influenza delle colonie greche situate nel Sud della penisola.

In quel crogiuolo di contaminazioni e scambi, tra XI e X secolo a.C., si sviluppò, nella zona a Sud del fiume Tevere, una comunità originale con le proprie caratteristiche culturali. Una civiltà laziale/latina con una sua definita identità etnica e un suo comune sentimento religioso, che ebbe come principale luogo sacro il monte Albano dove venne situato il tempio di Giove Laziare.

Quindi, la società laziale preromana appare, dunque, come composta da un insieme di “oppida”, cioè di città fortificate, tra cui primeggia Alba Longa all’interno della quale sono comprese altre comunità[1].

Il sito della futura Roma in questo contesto dell’epoca, ebbe da subito una notevole valenza anche per la sua importanza geografica e commerciale. Infatti la zona dell’isola Tiberina rappresentava all’epoca un passaggio facilitato sul Tevere, un crocevia fondamentale per l’antica via del sale tra l’Etruria e la Campania.

L’insieme di tutti questi elementi favorì il graduale stanziamento sedentario nel futuro sito della città; insediamento che, se inizialmente riguardò principalmente i colli Palatino, Campidoglio e l’Esquilino, successivamente interessò tutti gli altri colli della zona e gli avvallamenti tra questi ultimi.

Dunque, al termine di questo processo, le società in questione attuano un salto di qualità decisivo con il passaggio alla città. Il caso più noto è quello di Roma: là dove prima sorgevano delle capanne compare, alla fine del settimo secolo a.C., uno spazio pubblico e religioso[2].

[1] A cura di Uberto Eco, L’Antichità, VOL.9 Roma, Storia politica, economica e sociale, Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A., Milano, 2013, pg.41.

[2] Sotto la direzione di Pierre Vidal-Naquet, Storia dell’umanità dalla preistoria alla fine del XX secolo, Zanichelli Editore S.p.A., Bologna, 1999, pg.52.

Aldo Doninelli

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Redazione Nèa Polis

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