La fresca estate romana: viaggio tra le fontane più particolari della Città Eterna

La fresca estate romana: viaggio tra le fontane più particolari della Città Eterna

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La fresca estate romana: viaggio tra le fontane più particolari della Città Eterna

Bastano le fontane per giustificare un viaggio a Roma. Così scriveva Persy Bysshe Shelley durante la sua visita a Roma nel primo ventennio dell’Ottocento, forse in un taccuino di viaggio, con una scrittura elegante e le guance rosse per il caldo. L’estate romana è sempre stata calda e afosa, allora come oggi, ma per fortuna la città eterna è anche la città dell’acqua gratis. Certo, non è permesso fare il bagno dentro la monumentale fontana di Trevi, a meno che non ci sia una telecamera che riprenda e che dietro la telecamera ci sia Fellini. Ma non bisogna essere troppo esigenti e le fontane monumentali si prestano solamente a essere ammirate, fotografate e dipinte dagli artisti. Piuttosto, bisogna guardare alle numerose fontanelle rionali e ai nasoni, se ci si vuole dissetare. Mettiamo dunque da parte la Barcaccia, la Fontana di Trevi, la Fontana dei Quattro Fiumi e quella del Tritone, tutte situate nelle principali piazze romane, lasciamole per un attimo brillare al sole di una cartolina. Dedichiamoci invece, alle fontane rionali e alle altre piccole e particolari fontanelle sparse per la città.

Roma è l’unica città al mondo che possiede delle fontanelle progettate e realizzate esclusivamente per il dissetamento pubblico e secondo l’ACEA, azienda che si occupa del servizio idrico della città, sono circa 2000. Quest’articolo vuole presentare alcune tra le fontanelle romane più “nascoste” o particolari e presentare i famosi e unici nasoni di Roma, tralasciando le sopracitate fontane maggiori, per far gustare qualche curiosità diversa dal solito.

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La Fontana della Anfore a Testaccio

Non solo il fine pratico dell’abbeveraggio e del sollievo dal caldo rendono famose queste opere pubbliche, ma anche la loro storia. Che ne è stato della fontanella che stava in Piazza dell’Emporio, quella composta da un elegante mucchio di anfore? Sapete che è stata smontata pezzo per pezzo e trasferita in un altro quartiere? Costruita nel 1927 da Pietro Lombardi, la fontanella ripete il motivo dell’anfora, simbolo del rione Testaccio, nel II secolo a.C. zona di deposito delle anfore di terracotta contenenti forniture di olio e vino destinate a Roma tramite commercio fluviale. La collina che si formò dopo anni grazie all’ammasso di cocci retrostante i magazzini di deposito diede il nome al rione di Testaccio, in quanto testae in latino significa cocci. La novità principale di questa fontanella stava nell’integrare perfettamente la fontana ornamentale alla funzione di abbeveratoio. La collocazione principale era l’odierna Piazza Testaccio, dove dal 2014 la composizione è tornata, dopo essere stata posta per un periodo nell’area spartitraffico di piazza dell’Emporio.

Un’altra fontanella particolare è quella così detta del Facchino in via Lata, così chiamato per le vesti che indossa, tipiche della Corporazione dei Facchini o Acquaroli. Insieme ad altre cinque statue (Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia, l’Abate Luigi e il Babuino) viene considerata la più giovane delle “statue parlanti” di Roma, quelle cioè, dove la popolazione affiggeva cartelli satirici per opporsi all’arroganza del Papa e delle classi dominanti dell’età antica. Ancora oggi questa pratica avviene nei pressi della statua di Pasquino, nella piazza omonima, poco distante da Piazza Navona, addobbata da pungenti versi in romanesco e parodie stampate su carta che i passanti leggono sorridendo. Il Facchino, costruito nel 1580 e secondo il Vanvitelli attribuibile addirittura a Michelangelo, versa l’acqua dalla sua botte, rappresentando ciò che l’acquarolo o l’acquacciaro faceva di solito: egli prendeva l’acqua dalle fontane pubbliche e la rivendeva porta a porta fino a quando, verso la fine del ‘500, i pontefici ripristinarono gli acquedotti.

Fontana delle tartarughe in Piazza Mattei
Fontana delle tartarughe in Piazza Mattei

Gli amanti della letteratura non possono evitare un’altra semplice ma deliziosa fontanella, quella di piazza Mattei, nel Rione Sant’Angelo, opera di Giacomo Della Porta. Quattro efebi ben modellati, spingono verso la vasca più in alto delle tartarughe per far loro bere l’acqua fresca raccolta da uno zampillo sommerso, e i lettori più appassionati dopo un’attenta riflessione, ricorderanno come gliene avesse parlato Gabriele D’Annunzio nel suo Piacere. I lavori furono condotti dallo scultore Taddeo Landini, che avrebbe dovuto realizzare oltre i quattro efebi bronzei già citati, anche otto delfini che però non furono mai messi in opera. La leggenda popolare vuole che il duca Mattei, proprietario del palazzo che ha affaccio sulla fontana, avesse fatto costruire la fontana in una sola notte per stupire il suocero contrario al matrimonio tra il duca e sua figlia. La mattina seguente, il Mattei avrebbe fatto affacciare padre e figlia dalla finestra per ammirare l’opera, e affinché fossero stati i soli ad aver goduto di tale privilegio, avrebbe fatto poi subito murare la finestra, che così appare ancora oggi. La leggenda è naturalmente suggestiva, ma storicamente poco probabile.

Un’altra tra le fontane più originali della città, tuttavia come la precedente non una fontanella rionale, si rivela particolare già nel nome. La Zuppiera si trova nel rione Parione, precisamente in Piazza della Chiesa Nuova e anche lei progettata nel ‘500 da Della Porta ha una storia da raccontarci. Innanzitutto, la sua collocazione originaria era Campo de’ Fiori, dove ora campeggia incappucciato lo scuro Giordano Bruno, e cosa ancora più importante non era chiamata Zuppiera, ma non sveliamo subito il perché. Il popolo la usava spesso per tenere “al fresco” la frutta, la verdura, i fiori e le varie mercanzie dei banchi del mercato, o in alternativa, meno felicemente, come ricettacolo di rifiuti, che a Roma non sono mai mancati. Papa Gregorio XV fece chiudere l’elegante fontana con l’attuale coperchio, così che diventò per tutti la fontana detta Terrina, o Zuppiera.

La "Zuppiera", ora in Piazza della Chiesa Nuova
La “Zuppiera”, ora in Piazza della Chiesa Nuova

Se correte in un parco e avete bisogno di un po’ di refrigerio, se Fido è stanco e trascina con sé una lunga lingua assetata, se dopo il gelato le vostre mani implorano pulizia o se avete bisogno di rinfrescarvi le idee, non abbiate paura, in ogni angolo della città ci saranno per voi degli splendidi e zampillanti nasoni (leggete cliccando qui il nostro articolo di approfondimento), tipiche e onnipresenti fontanelle pubbliche di Roma. Questo nome prende spunto dal tipico rubinetto ricurvo di ferro, la cui forma ha richiamato l’idea di un grande naso. Nel 1874 il Comune realizzò, su iniziativa del primo sindaco della capitale unitaria, Luigi Pianciani e dell’assessore Rinazzi, una serie di fontanelle, per uso pubblico e gratuito, in ghisa, di forma cilindrica, alte circa 120 cm e provviste di tre semplici bocchette da cui l’acqua precipitava direttamente nel condotto fognario, attraverso una grata sulla base stradale. L’unico decoro era costituito dalle teste di drago che ospitavano i cannelli di uscita, scomparse poi dai modelli successivi. Una delle più antiche è ancora funzionante in piazza della Rotonda, dove si trova il Pantheon, a un paio di metri dall’omonima grande fontana, mentre una ricostruzione molto più moderna si trova, con tutt’e tre le bocchette, in via delle Tre Cannelle, che ha preso appunto il nome dalla fontana antenata dei nasoni.

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Ma come fa un povero turista, o uno studente fuori sede ancora poco pratico della città a individuare la zona dove poter trovare un po’ d’acqua fresca generosamente fornita da uno di questi nasoni? La risposta è nell’iPhone. I Nasoni di Roma – Water finder in Rome è una app gratuita nata nel 2011 proprio per venire in contro a queste pratiche esigenze, e guida per le strade di Roma senza il gravoso problema di pesare dentro la borsa e permettendo anche la localizzazione per individuare la fontanella più vicina all’utente. Dal 2012 è anche possibile contribuire attivamente alla “mappatura” delle fontane della città testimoniando con una foto la propria scoperta.

Se non possedete un iPhone, non c’è problema: dietro l’angolo, quando meno ve lo aspettate, scoprirete che Roma riserva sempre per voi un pratico nasone.

Simona Di Martino

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Redazione Nèa Polis

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