Visita all’Orto Botanico di Roma

Un angolo di paradiso nel caos della Capitale

Non c’è bisogno di uscire da Roma per immergersi nella tranquillità di un paesaggio verde, ricco e mutevole per le varietà di ambienti e climi riproposti tanto da poter fare un vero e proprio giro del mondo in versione naturalistica. Basta recarsi all’Orto botanico, che di “orto” ovviamente ha soltanto il nome considerando l’estensione di ben 12 ettari: una bella passeggiata.
L’Orto è tanto grande che appare quasi impossibile, una volta entrati, ritrovarsi in mezzo al caos di gruppi turistici o di visite guidate ed è forse questo l’aspetto che lo rende più attraente: la sensazione di essere soli dentro un’enorme foresta, lontano dalla confusione e dallo stress del traffico cittadino, a contatto con il potere rigenerante del verde.

Il percorso si articola per aree dedicate alle varie specie arboree: procedendo in senso orario il primo incontro, quasi disorientante, è con le palme. Sottili o dal tronco spesso, si innalzano mastodontiche verso il cielo fino ad altezze da capogiro, accentuate dalla tipica assenza di rami nelle zone più basse. Particolarmente rappresentate sono le Washingotniane, palme originarie della California meridionale, il cui nome rappresenta un omaggio a George Washington.
Procedendo oltre finiamo dall’estremo Occidente – l’America delle palme da spiaggia- all’estremo Oriente, la Cina dei flessuosi e forti bambù. Qui non è l’altezza delle piante a dominare la scena, ma l’effetto prodotto da piccoli e folti “boschetti” che costituiscono anche delle gallerie naturali, da percorrere in religioso silenzio, ascoltando il suono del vento che si insinua dolcemente tra le canne e ammirando le lame di luce che tagliano la fresca ombra del percorso. Tra le varietà che non possono sfuggire all’occhio del curioso visitatore che entra per la prima volta c’è la Phyllostachys nigra alias il bambù nero, così chiamato proprio per la particolarissima colorazione del fusto.

La salita ci porta direttamente verso la parte più “classica” dell’Orto che dà il meglio di sé nel periodo primaverile, offrendoci un’esperienza olfattiva e visiva decisamente gradevole: il roseto, una versione ridotta di quello che si può ammirare sull’Aventino, presso il Roseto Comunale. L’aspetto affascinante di questo roseto in miniatura forse è proprio l’alta concentrazione di piante in uno spazio relativamente ristretto, distribuite in modo digradante lungo un dolce pendio: una cascata di rose i cui colori contrastano e si amalgamano come su una grande tavolozza.

Roseto orto botanico Romaroseto orto botanico

 

 

Il Giappone è subito dietro l’angolo e non si può fare a meno di sostare sulle panchine della piccola pagoda che completa lo scenario: un vivo fiume costellato di ninfee e calle, rocce che affiorano e si prestano a scenografici giochi d’acqua, piccole cascate e ponticelli in perfetto stile giapponese. Al verde dominante nelle sue sfumature più particolari si contrappone qui il rosso intenso delle minute foglie dell’acero giapponese, attraverso le quali la luce filtra creando effetti di movimento davvero suggestivi. La tentazione sarebbe quella di rimanere seduti ad ammirare l’effetto prodotto dal variare delle condizioni di illuminazione durante il corso della giornata, per scoprire l’emozione che può suscitare una semplice vibrazione del colore. Ma il giro è ancora lungo e le sorprese riservate alla nostra passeggiata sono ancora tante.

 

giardino giapponese orto botanico (2)giardino giapponese orto botanico

 

 

Anzitutto le serre: la Serra Tropicale rappresenta una piccola avventura in perfetto stile jungla, caldo tropicale incluso. La serra non è molto grande ma la struttura ha un suo fascino con stretti ponteggi sopraelevati che consentono di raggiungere le cime delle piante e sentirsi un po’ Tarzan. Ma senza saltare da una liana all’altra.
E poi la Serra Corsini, con la sua collezione di succulente ovvero di piante grasse dalle forme decisamente bizzarre ma che, in condizioni particolari, permettono di osservare esplosioni di fiori solitamente difficili da ottenere in ambiente domestico.

serra corsini piante grasse

Infine due piccole perle che non devono essere dimenticate perché offrono forse l’esperienza più coinvolgente dal punto di vista sensoriale: da un lato il Giardino dei semplici che ospita le piante officinali e le cosiddette droghe, ricostruendo il tipico giardino dei frati medievali con tanto di legenda dedicata ad esplicitare le funzioni e gli effetti positivi o negativi delle varie specie, dalla digitale purpurea (che i più conosceranno da una famosa poesia di Pascoli) al papavero da oppio; dall’altro il Giardino degli aromi in cui il senso della vista viene messo da parte per imparare a privilegiare l’olfatto e il tatto, sollecitati dagli aromi e dalla forma e consistenza delle foglie delle varie piante: un modo per riscoprire il contatto diretto e genuino con un aspetto che nella nostra cultura, fondata sostanzialmente sull’immagine, viene continuamente obliterato.

In poche parole l’Orto Botanico, visitato con il passo lento della contemplazione, diventa un’esperienza da fare e rifare, in stagioni e momenti diversi, in solitudine o in compagnia, per riscoprire il ritmo sempre conciliante della natura e ritrovare il piacere di tutti i sensi.

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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