Mirabilia urbis Romae: la prima guida turistica di Roma
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Mirabilia urbis Romaeè il titolo di un trattatello scritto in latino e oggi disponibile in traduzione (Mirabilia urbis Romae a cura di Maria Accame e Emy Dell’Oro, Tored, 2004, 204 pp.) La redazione più antica del testo è quella contenuta nel Liber Polypticus (un libro di carattere amministrativo pontificale) e risale al 1140-43. Il trattato è anonimo ma l’autore doveva probabilmente essere una persona appartenente all’ambiente ecclesiastico (o l’autore stesso del Liber Polypticus).
Se oggi cerchiamo su Google “cose da vedere a Roma” ci appariranno una serie di siti che offrono elenchi di posti e monumenti. Elenchi di questo tipo già esistevano anche prima dei Mirabilia.
L’originalità di questo trattatello però sta nel fatto che non si limita ad essere un semplice elenco ma aggiunge notizie da fonti letterarie, giudizi e considerazioni personali, inoltre dà una particolare importanza agli aspetti dell’immaginario del suo tempo: cosa il popolo romano congettura sull’origine di una statua, di un tempio, di un nome topografico.
Come nelle guide turistiche di oggi troviamo non solo le indicazioni di luoghi e monumenti da vedere con accenni storici, ma anche gli aspetti popolari, le curiosità, così l’autore dei Mirabilia ci racconta le varie leggende legate alle nascite di una chiesa, di una statua, di un colle.
Il grande successo che ebbe quest’opera è testimoniato dai 145 manoscritti che la tramandano e dalle numerose traduzioni dal latino in italiano, tedesco, olandese, inglese. Con lo sviluppo della pratica del pellegrinaggio fu utilizzata, in una forma ridotta, proprio come una guida turistica. Oltre all’ammirazione dei resti dell’antica civiltà romana infatti i Mirabilia dedicano attenzione agli aspetti del mondo cristiano. Il capitolo 8 è dedicato solo ai luoghi di Roma connessi con le Passioni dei Santi, ad esempio sulla via Appia si racconta dell’apparizione di Cristo a S. Pietro il quale fuggiva dalla città e che a Cristo pronto a farsi crocifiggere al posto suo chiese “quo vadis?” “dove vai?”.
Nel capitolo 12 si racconta della leggenda della visione di Ottaviano collegata alla fondazione della chiesa di S.Maria in Ara Coeli: Ottaviano chiese alla Sibilla tiburtina se poteva essere adorato come un dio, questa dopo tre giorni rispose:<< dal cielo verrà un re che regnerà nei secoli, avrà sembianze umane e giudicherà il mondo>>(Mirabilia urbis Romae, p.127) dopodiché ad Augusto apparse nella sua camera dall’alto una donna su un altare con in braccio un bambino, dove ora c’è la Chiesa di S.Maria in Ara Caeli, che significa appunto “altare del cielo”.
Un’altra leggenda riguarda l’origine di quello che, così riferisce l’autore, era chiamato comunemente “il cavallo di Costantino”, che è l’attuale statua equestre di Marco Aurelio nel Campidoglio, ma che precedentemente si trovava vicino la chiesa di S. Giovanni fatta costruire appunto da Costantino. Non tutti però erano concordi in questa identificazione, infatti la Chiesa, che cercava di sovrastare il potere imperiale, non poteva ammettere che in quella posizione imponente vi fosse un imperatore e avanzò così l’ipotesi che fosse il soldato eroico di nome Marco, oppure il nobile romano Quinto Quirino.
L’autore dei Mirabilia Urbis Romae ha come scopo, lo dice nell’ultimo capitolo, quello di tramandare ai posteri il ricordo le bellezze di Roma. Ma nel fare questo ci riporta anche le notizie dell’immaginario medievale che mescola le varie storie e leggende per crearne di nuove. Un ultimo esempio? Il Mausoleo di Augusto, che nel X sec. per essere caduto in degrado assunse l’aspetto di un colle.
Nei Mirabilia si racconta la leggenda secondo la quale l’imperatore Ottaviano aveva voluto che un sacchetto di terra fosse fatto arrivare da tutte le parti del mondo e posto sul mausoleo come ricordo delle genti che arrivavano a Roma.
Ancora oggi la lettura di questo trattatello può essere utile (e divertente), non solo per ricostruire le architetture romane antiche, ma anche per conoscere le architetture mentali, i miti e le leggende, che hanno abitato e sono stati abitati in questa città.
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