In viaggio tra le bellezze d’Italia: la Sabina

Un tour della Sabina da lasciare senza fiato

A circa 40 kilometri a nord-est di Roma si estende dalla riva del Tevere verso i monti Sabini la Sabina, quella regione storica il cui nome deriva dell’antico popolo italico che qui si insediò.

L’intera zona è ricca non solo dal punto di vista della flora e della fauna ma anche per la sua storia, cultura e agricoltura. Fin dall’antichità si è contraddistinta per una profonda vocazione agricola, particolarmente incentrata sulla produzione di vino ed olio. Resti archeologici dimostrano che la zona è stata usata nei tempi dei Romani per produrre cibo per la capitale, trasportandolo per il fiume Tevere, uno dei motivi che portò i Sabini ad essere in perenne guerra con i Romani, fin dai tempi del “Ratto delle Sabine”.

Il paesaggio è rimasto sostanzialmente immutato nel tempo poiché poco toccato dallo sviluppo edile moderno. La sua natura incontaminata ricca di boschi, cime innevate, fiumi e laghi dona un fascino particolare che viene enfatizzato da Santuari Francescani, castelli e borghi risalenti all’epoca medievale.

La Sabina fu molto fiorente durante il medioevo. In un periodo in cui la popolazione in Europa era in declino, la Sabina invece conobbe un incremento. La zona era ricca di difese naturali che la resero un sito ideale per la costruzione di borghi fortificati. Inoltre le colline della Sabina, esposte al sud e riparate dal vento di tramontana dalle montagne, garantivano zone più calde rispetto ad altre più all’interno della penisola e quindi adatte alla coltivazione.

La Sabina è una terra molto cristiana e sono molti i santi che vissero, predicarono o subirono il martirio in questo territorio. Tra questi vi è San Francesco d’Assisi che, attratto dalla natura e dalle bellezze artistiche, vi soggiornò per diversi anni. Nel corso di questi soggiorni ebbero luogo eventi importanti della sua vita religiosa: la prima rievocazione della Natività tramite il Presepe, la stesura della Regola dell’ordine francescano e la composizione del Cantico delle Creature. Ma soprattutto Francesco fondò quattro santuari, disposti alle quattro estremità della valle e che divennero da subito meta di pellegrinaggi e di turismo religioso.

Il Convento di Greccio è uno dei monumenti più importanti della storia del Francescanesimo, immerso in una selva di lecci ed incassato nella roccia ad un’altitudine di 665 metri. Qui nel Natale del 1223 il Santo rievocò, in presenza d’una folla di fedeli accorsi da Greccio e dai paesi e casolari circostanti, la Natività del Redentore, per la prima volta nella tradizione cristiana, con figure umane e animali viventi. Il Convento di Fonte Colombo è immerso in un meraviglioso bosco di lecci secolari, adagiato su un costone del monte Rainiero, a circa 549 metri. Il nome gli sarebbe stato attribuito dallo stesso Francesco il quale, salendo sul monte, vide nel bosco una fonte di acqua cristallina (che esiste tuttora) a cui si abbeveravano delle colombe bianche (Fons colombarum). Qui nel 1223, dopo un digiuno di quaranta giorni, il Santo dettò la severa Regola dell’Ordine. Il Convento di Poggio Bustone sorge isolato sui monti, tra verdi boschi. Venne fondato tra 1235 e 1237 nel luogo in cui secondo la leggenda, Francesco si rifugiò in meditazione ed ebbe l’apparizione di un angelo che gli preannunciò il luminoso futuro del suo Ordine. Il Convento La Foresta venne costruito nel 1225, nel luogo in cui San Francesco, ammalato agli occhi, alloggiò per 4 mesi. La tradizione vuole che, nella pace di queste colline, il Santo componesse il Cantico delle Creature.

 

Articolo di Daniele Morali

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Redazione Nèa Polis

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